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Giornata per la vita 2017: prendersi cura dei piccoli e degli anziani
Avere cura di nonni e bambini – sottolineano i vescovi – «esige lo sforzo di resistere alle sirene di un’economia irresponsabile, che genera guerra e morte. Educare alla vita significa entrare in una rivoluzione civile che guarisce dalla cultura dello scarto, dalla logica della denatalità, dal crollo demografico, favorendo la difesa di ogni persona umana dallo sbocciare della vita fino al suo termine naturale«
Ai sogni dei bambini fa riferimento il messaggio per la Giornata per la vita, che si celebra il 5 febbraio 2017. Non è una deriva poetica. Che cosa sognano i piccoli? In genere quello che promettono loro i grandi: una bella giornata, un premio, una gita insieme, un momento di festa. Oltre a questo, gli adulti sono in grado di promettere ancora qualcosa di più grande, qualcosa che accompagna i bambini, infondendo in loro sicurezza nella vita. Quando i genitori fanno venire al mondo un figlio, gli promettono accoglienza e cura, vicinanza e attenzione, fiducia e speranza, tutte promesse che si possono riassumere in un unico impegno: amore.
Papà e mamma, accogliendo un figlio, promettono a lui amore, cura, stabilità, attenzione. Questa promessa non può essere tradita, perché i figli ne hanno bisogno per guardare con speranza al loro domani. Il contesto più vero dove far sorgere una vita e coltivarla è quello dell’amore.
Oggi le cose sembrano cambiare perché prevale il desiderio, quello che facilmente si tramuta in diritto. Il desiderio di un figlio ha condotto a un superamento della famiglia e, ancora di più, al superamento della complementarietà tra l’uomo e la donna. Il figlio del desiderio ha un futuro condizionato: può essere rifiutato, deve essere all’altezza delle aspettative. Ben diverso è l’amore; è la promessa che un uomo e una donna fanno a un figlio, impegnandosi per lui in modo incondizionato sin da quando è più indifeso. Custodire la vita umana nascente è un atto di fiducia verso il futuro.
Ai bambini si affiancano, forse più che in passato, i nonni. Ciò è dovuto al fatto che gli anziani devono occuparsi dei più piccoli assistendoli, accompagnandoli, curandoli, quando i genitori sono impegnati. L’affiancamento non è solo una necessità, ma è anche una complementarietà. I bambini sono il futuro, gli anziani sono la memoria della vita. Sono maestri dell’essenziale: trasmettono ciò che hanno acquisito nella loro lunga vita e lo donano come un concentrato di sapienza. Lo ricorda la Scrittura: «Non trascurare i discorsi dei vecchi, perché anch’essi hanno imparato dai loro padri; da loro imparerai il discernimento e come rispondere nel momento del bisogno» (Sir 8,9). Non di rado i nonni sono i primi e più incisivi catechisti.
Celebrare la Giornata per la vita significa tenere insieme le generazioni all’interno della famiglia: nonni, genitori, bambini. In un contesto di forte individualismo, caratterizzato dall’autonomia assoluta, la famiglia ricorda che tutti siamo inseriti in un contesto di relazioni. La famiglia è antidoto alla società del profitto perché vive rapporti all’insegna della gratuità. Proprio gli anziani insegnano ai giovani, troppo innamorati di sé stessi, che c’è più gioia nel dare che nel ricevere.
Bambini e anziani rappresentano i due poli della vita, ma sono i più vulnerabili, spesso i più dimenticati. Una società che abbandona i bambini e che emargina gli anziani recide le sue radici e oscura il suo futuro. Lo ricordava tempo fa il Santo Padre: «Ogni volta che un bambino è abbandonato e un anziano emarginato, si compie non solo un atto di ingiustizia, ma si sancisce anche il fallimento di quella società» (udienza al Pontificio Consiglio per la famiglia, 25 ottobre 2013).
Invece, prendersi cura dei piccoli e degli anziani è una scelta di civiltà. Ed è anche il futuro, perché i piccoli, i bambini, i giovani porteranno avanti quella società con la loro forza, la loro giovinezza, e gli anziani la porteranno avanti con la loro saggezza e la loro memoria.
Il testo integrale del messaggio del Consiglio permanente della Cei