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Giornata per la vita 2004: Senza figli non c’è futuro
Pubblichiamo il testo del messaggio diffuso il 22 novembre (con data del 1° novembre) dal Consiglio episcopale permanente per la XXVI Giornata per la vita che si celebrerà il 1°febbraio 2004.
È un problema la società. Viviamo nella “modernità liquida”, in cui nulla dev’essere solido, duraturo, permanente, per sempre. I valori di ieri erano la stabilità e la fedeltà. Oggi sono il movimento e il cambiamento. Si dice che bisogna essere flessibili, senza un terreno su cui mettere radici; che solo il presente è un valore; non lo sono né il passato né il futuro. Il tempo si riduce così a una sequenza di attimi presenti, senza un prima né un dopo. Se questo è il contesto culturale, i figli non possono rientrare nel progetto della modernità. I figli infatti sono per sempre, richiedono una famiglia solida per poter crescere, genitori che diano loro amore per tutta la vita, stabilmente. I figli, inoltre, catalizzano energie che invece viene suggerito – è bene dedicare alla carriera, al successo, al potere. I figli dunque non appartengono all’orizzonte di questa modernità, di questa cultura.
Sono un problema anche le risorse economiche. Non si possono monetizzare i figli, ma è evidente che costano molto e l’organizzazione della nostra società li fa costare sempre di più. È la cruda realtà con cui devono misurarsi i genitori, i quali possono contare su aiuti economici e sgravi fiscali, che però non incidono ancora in modo determinante nella soluzione dei problemi quotidiani e che comunque restano distanti dai livelli di altri paesi europei. Un contributo una tantum alle coppie che generano un figlio è senz’altro una forma di incoraggiamento, ma non risolve tutti questi problemi se poi il contesto rimane immutato; se cioè il part-time, soluzione ideale per molte madri con figli piccoli, è spesso una chimera; se gli asili nido sono ampiamente insufficienti; se le donne che dedicano alcuni anni della loro vita quelli in genere più proficui per la carriera ai figli, quando rientrano nella loro azienda, vengono considerate professionalmente superate e non abbastanza amanti del lavoro; se un padre che sceglie il congedo è fatto oggetto d’ironia, più che d’ammirazione; se una giovane coppia vede svanire nell’affitto di un bilocale, inadatto a famiglie con tanti figli, metà del proprio reddito.
Senza figli non c’è futuro. Ma anche senza genitori non c’è futuro. Un’intera cultura dominante ha scordato il valore della paternità e della maternità, anche spirituali. Mancano i figli e mancano i genitori. Ma mancano anche gli educatori e i maestri. Parlando dei figli che mancano nel nostro Paese non dobbiamo dimenticare i figli che numerosi un futuro l’avrebbero se non se lo vedessero rubato dalla denutrizione, dalla malattia, dalla guerra; per non dire di quelli che un futuro non lo potranno mai avere perché viene loro radicalmente sottratto dalla persistente pratica dell’aborto.