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Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, la riflessione della presidente Ucsi Toscana

“Intelligenza artificiale e sapienza del cuore: per una comunicazione pienamente umana” è il tema della 58ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali che si celebra oggi. La riflessione della presidente dell'Unione stampa cattolica della Toscana (Ucsi), Sara Bessi

Si celebra oggi, domenica 12 maggio, la 58ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. Il tema scelto da Papa Francesco per quest’anno è: “Intelligenza artificiale e sapienza del cuore: per una comunicazione pienamente umana”.

Sulla Giornata pubblichiamo di seguito la riflessione della presidente dell’Unione stampa cattolica della Toscana (Ucsi), Sara Bessi.

“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”. A pochi giorni dal 3 maggio, Giornata mondiale della libertà di stampa, istituita nel 1993 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, mi piace rileggere insieme a voi ciò che contempla l’articolo 21 della Costituzione italiana. E leggere il contenuto così chiaro nella sua semplicità, è ancora più stridente con quanto sta accadendo a livello mondiale al giornalismo e ai giornalisti: nel 2023 sono stati 99 i giornalisti uccisi nel mondo e da inizio anno se ne contano già 25. Un pilastro per il nostro mestiere che è già immerso in una rivoluzione con la quale dobbiamo confrontarci, spinti non dal timore ma sostenuti dalla volontà di essere portatori della voce di chi non la ha.

Ne parla papa Francesco nel messaggio per la Giornata delle comunicazioni sociali, giunta alla sua 58esima edizione e che si svolge, come di consueto, in occasione della festa dell’Ascensione. Il papa incentra il messaggio sul tema dell’intelligenza artificiale e la sapienza del cuore, elementi che non vanno scissi ma che debbono andare a braccetto per una comunicazione pienamente umana.

E’ sempre sorprendente come Francesco sia vicino alla nostra professione, quasi disarmante per la chiarezza e l’estrema semplicità con cui ci mette di fronte alle scelte e scrive: “I sistemi di intelligenza artificiale possono contribuire al processo di liberazione dall’ignoranza e facilitare lo scambio di informazioni tra popoli e generazioni diverse”. Ma possono al tempo stesso essere strumenti di “inquinamento cognitivo”, di alterazione della realtà tramite narrazioni parzialmente o totalmente false eppure credute. Ci invita a non derogare tutto agli algoritmi che non sono neutri, a non barattare l’umano a favore degli algoritmi, individuando una regolamentazione etica per arginare i risvolti dannosi e discriminatori dei sistemi di intelligenza artificiale.

Francesco ci riporta all’origine della professione: “L’informazione non può essere separata dalla relazione esistenziale: implica il corpo, lo stare nella realtà; chiede di mettere in relazione non solo dati, ma esperienze; esige il volto, lo sguardo, la compassione oltre che la condivisione”.
E fa un esempio molto comprensibile per i tempi che viviamo: il racconto delle guerre e la guerra che lui chiama “parallela”, fatta tramite campagne di disinformazione. Sprona, quindi ad un uso dell’intelligenza artificiale che possa contribuire positivamente nel campo della comunicazione. Un contributo positivo che ci potrà essere soltanto “se non annullerà il ruolo del giornalismo sul campo, ma al contrario lo affiancherà; se valorizzerà le professionalità della comunicazione, responsabilizzando ogni comunicatore; se restituirà ad ogni essere umano il ruolo di soggetto, con capacità critica, della comunicazione stessa”.
Del resto “Spetta all’uomo decidere se diventare cibo per gli algoritmi oppure nutrire di libertà il proprio cuore, senza il quale non si cresce nella sapienza”, sapienza che “cresce nell’alleanza fra le generazioni, fra chi ha memoria del passato e chi ha visione di futuro” e che aiuterà ad allineare anche i sistemi dell’intelligenza artificiale ad una comunicazione pienamente umana”.

Il mio augurio per tutti noi, che con passione svolgiamo questa professione, è di poter essere protagonisti del cambiamento che stiamo già vivendo sempre tenendo a mente i ‘verbi’ del giornalista: andare, vedere, ascoltare e ascoltare anche con l’orecchio del cuore, condividere e dare voce a chi non ne ha.
Intanto insieme al direttivo di Ucsi Toscana e con don Alessandro stiamo lavorando per mettere a punto il corso di formazione di settembre. A breve vi daremo informazioni più precise.
Sara Bessi