Ennesimo appello del Santo Padre per la difesa della “inviolabile dignità” della vita umana. “Ogni azione terapeutica, ogni sperimentazione, ogni trapianto deve tener conto di questa verità. Pertanto, mai è lecito uccidere un essere umano per guarirne un altro”. E’ quanto si legge nel messaggio scritto da Giovanni Paolo II per la XI Giornata mondiale del malato che si celebra quest’anno l’11 febbraio a Washington D.C. (Usa) nel santuario nazionale dell’Immacolata Concezione. Il Papa fa partire la sua riflessione guardando proprio al modello di società “improntato sulla cultura della morte” che sembra profilarsi proprio negli Stati Uniti: “Penso scrive il Santo Padre ai bambini non nati, vittime indifese dell’aborto; agli anziani ed ai malati incurabili, talora oggetto di eutanasia; ed ai tanti altri esseri umani messi ai margini dal consumismo e dal materialismo”. Da qui l’esortazione del Santo Padre: “E’ urgente compito dei cattolici che operano nel campo medico-sanitario, fare il possibile per difendere la vita quando maggiormente è in pericolo”. Agli “ospedali cattolici” il Santo Padre chiede di essere “centri di vita e di speranza”, tenendo presente aggiunge che “la vita è dono di Dio, del quale l’uomo è soltanto amministratore e garante”. “Questa verità scrive Giovanni Paolo II – va continuamente ribadita di fronte al progresso delle scienze e delle tecniche mediche, finalizzate alla cura ed alla migliore qualità dell’umana esistenza. Postulato fondamentale resta infatti che la vita va protetta e difesa dal suo concepimento fino al suo naturale tramonto”. Il papa torna a ribadire che la Chiesa è aperta “all’autentico progresso scientifico e tecnologico” ed è riconoscente dello sforzo “di chi, con dedizione e professionalità, contribuisce ad elevare la qualità del servizio” offerto agli ammalati” ma esorta tutti gli operatori sanitari al “rispetto della loro inviolabile dignità”. Da qui, l’appello del Santo Padre ad opporsi con forza all’eutanasia. “Se nella tappa finale della vita scrive il papa – possono essere incoraggiate le cure palliative, evitando l’accanimento terapeutico, non sarà mai lecita alcuna azione o omissione che di sua natura e nelle intenzioni dell’agente sia volta a procurare la morte”.Sir