Italia
GIORNATA MIGRAZIONI: 100 MILA RICONGIUNGIMENTI IN ITALIA; BELOTTI: «ANCHE IN EUROPA UNA POLITICA PIÙ APERTA»
Nel 2007 saranno oltre 100.000 i ricongiungimenti familiari, (erano 94.000 nel 2006), un dato in costante crescita, grazie anche alla forte tutela nella normativa italiana, e nonostante alcune restrizioni e complicazioni di carattere burocratico dell’attuale legge sull’immigrazione. E’ la constatazione di mons. Lino Bortolo Belotti, vescovo ausiliare di Bergamo e presidente della Commissione episcopale per le migrazioni (Cemi), il quale auspica però che l’Italia faccia sentire la sua voce anche in seno all’Unione europea per una politica più aperta e meno penalizzante nei confronti delle famiglie straniere, e proceda e stimoli gli altri Stati a ratificare la Convenzione Onu del 1990 sui diritti dei lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie. Fino ad oggi nessuno dei Paesi dell’Unione ha proceduto alla ratifica ha detto oggi a Roma durante la conferenza stampa di presentazione della Giornata mondiale delle migrazioni, che si celebra domenica 14 gennaio -. Questo non ci fa onore. Mons. Belotti si è compiaciuto del crescente numero di ricongiungimenti in Italia, perché l’unità familiare già per se stessa è un grande indiscusso valore, ma pure perché è un qualificato fattore di stabilità, di integrazione e, di conseguenza, allontana da comportamenti asociali e di devianza.
Padre Bruno Mioli, consulente della Fondazione Migrantes, ha salutato con favore alcuni recenti passi in avanti per facilitare i ricongiungimenti dei rifugiati, per i quali non si chiede più la certificazione di alloggio secondo certi criteri. “Sono piccoli segni – ha detto – ma vanno nella direzione giusta, quella di una legge organica sul diritto di asilo che l’Italia, unica in Europa, ancora non ha. E’ una vergogna da superare”.
Anche per Francesco Belletti, docente all’Università Cattolica di Milano e presidente del Cisf (Centro internazionale studi famiglia) “è miope essere restrittivi nei confronti dei ricongiungimenti”, perché le famiglie migranti portano “la speranza in un futuro migliore, modelli e valori che da noi si sono persi”. Le famiglie migranti, invece, possono imparare dall’Occidente “la dignità e l’uguaglianza di tutte le persone, soprattutto donne e bambini; la possibilità di una vita pubblica e sociale nella pace; la capacità di generare il bene attraverso la solidarietà e l’accoglienza, perché il solidarismo è uno dei volti delle radici cristiane dell’Europa”.