In tutte le epoche e tutte le civiltà, la sorte del malato di lebbra è stata quella di essere emarginato, privato di una qualsiasi forma di vita sociale, condannato a vedere il proprio corpo disfarsi sino al sopraggiungere della morte e purtroppo ancora oggi, chi ne soffre o, sebbene guarito, ne porti le mutilazioni inconfondibili, è troppo spesso condannato alla solitudine e alla paura, a rimanere come invisibile agli occhi degli altri, della società, dell’opinione pubblica. Nel messaggio diffuso oggi per la LVII Giornata mondiale dei malati di lebbra (domenica 31 gennaio), mons. Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio per gli operatori sanitari, ricorda che nei Paesi economicamente più avanzati sembra che questa malattia sia stata dimenticata, così come lo sono le persone che ne sono affette. Dai dati più recenti pubblicati dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), sottolinea mons. Zimowski, nel 2009 sono stati registrati oltre 210 mila nuovi casi e certamente sono innumerevoli, inoltre, le persone che sono state infettate ma non censite o comunque tuttora prive dell’accesso alle cure. Oggi esistono efficaci cure contro la lebbra ma, ciononostante, il Morbo di Hansen continua a propagarsi, prosegue mons. Zimowski: Tra i fattori che ne favoriscono il perpetuarsi vi sono certamente l’indigenza individuale e collettiva, che troppo spesso comporta la mancanza di igiene, la presenza di malattie debilitanti, l’alimentazione insufficiente se non fame cronica e la mancanza di accesso tempestivo alle cure mediche; sul piano sociale, invece, persistono al contempo le paure che, di norma generate dall’ignoranza, aggiungono un pesante stigma al già terribile fardello che la lebbra comporta anche a guarigione avvenuta. Nel suo messaggio, mons. Zimowski si rivolge alla comunità internazionale e alle autorità di ogni singolo Stato, invitandole a sviluppare e rafforzare le necessarie strategie di lotta alla lebbra, rendendole più efficaci e capillari soprattutto dove il numero dei nuovi casi è ancora elevato. Un impegno da portare avanti senza trascurare le campagne di educazione e di sensibilizzazione in grado di aiutare, le persone affette e i loro familiari, ad uscire dall’esclusione e a ottenere le cure necessarie. Al termine del messaggio, mons. Zimowski ringrazia l’Oms, le religiose, i missionari e i volontari per il lodevole impegno a sradicare questa ed altre malattie dimenticate’.Sir