I momenti di crisi nel dialogo sono provvidenziali, perché chiariscono moltissime cose. Intanto ci fanno capire la sensibilità che hanno gli altri. E poi sono per noi una esortazione all’umiltà, una occasione per purificare la nostra carità. Risponde così padre Innocenzo Gargano, camaldolese, priore del Monastero di San Gregorio al Celio, alla provocazione lanciata quest’anno dagli ebrei di non partecipare alla Giornata dell’ebraismo del 17 gennaio. Riguardo alla proposta di programmare un incontro chiarificatore, padre Gargano afferma: La possibilità di trovarsi attorno ad un tavolo verrà. Ciò che invece dobbiamo fare adesso, è riconoscerci con rispetto e possibilmente con affetto amicale come fratelli. Gli elementi non teologici sono talmente pesanti, che non ci permettono ancora di dialogare con serenità. Ci sono due mila anni di storia sulle spalle di ebrei e cristiani. Con umiltà e senza pretese di bruciare le tappe, dobbiamo ristabilire un tessuto che è stato sfilacciato da tutte le parti. E il tessuto delle relazioni i cui fili sono sottilissimi, si ricostituisce con estrema lentezza. Anche il monaco camaldolese invita alla prudenza nell’uso del linguaggio: Bisogna renderci conto che quando noi parliamo all’interno di una teologia e di una escatologia cristiana, loro la recepiscono all’interno del loro modo di pensare il progetto di Dio.Sir