Opinioni & Commenti
Giornata delle comunicazioni sociali: la famiglia nell’era dei social network
«Non lottiamo per difendere il passato, ma lavoriamo con pazienza e fiducia per costruire il futuro». Conclude così, a firma «Francesco», l’annuale messaggio del Papa per la giornata mondiale delle comunicazioni sociali: un messaggio dedicato alla famiglia, «primo luogo dove impariamo a comunicare» e che – notazione non secondaria – dobbiamo imparare a guardare «da un nuovo punto di vista».
Confesso di non andare matto per questo tipo di «messaggi». Ne riconosco – ci mancherebbe – il valore e, spesso, lo spessore. Ma non posso non riflettere sul fatto che essi passano fra le nostre comunità (figurarsi fuori!) come acqua fresca: scorrono veloci, non sedimentano, neppure vengono citati, salvo eccezioni, durante le Messe della domenica (quest’anno il 17 maggio) che poi è sempre l’Ascensione per cui figurarsi se, quel giorno, qualcuno accenna a media e dintorni. Ma è, questo, il limite generale delle tante, troppe, «giornate» – civili e religiose – che scandiscono la nostra vita.
Nel messaggio non mancano le continuità con i messaggi precedenti. Una continuità che riguarda soprattutto l’eterno tema dell’ambivalenza dei media, in particolare di quelli «più moderni» («potenti e preziosi», commenta Francesco): possono devastare, anche la comunicazione in famiglia e tra le famiglie, e possono esaltare. Pensiamo a ciascuno di noi davanti ai tanti, micro e macro, schermi di cui abbiamo sempre maggiore disponibilità: schermi che possono isolare, alienare, renderci incapaci di ascolto, umiliarci in una rissa continua, affogarci in volgarità e banalità; ma schermi che possono anche aiutarci nel «racconto» e nella «condivisione».
Non tutto dipende da noi, ma quello che dipende da noi possiamo anche tentare di opporci agli stili correnti. Da qui il prezioso invito («saper orientare il nostro rapporto con le tecnologie invece che farci guidare da esse») che proprio nelle parrocchie, e al di là di una semplice «giornata» che anche stavolta passerà silente, potremmo tentare di riempire con trame concrete.
Quanto, ed è un piccolo banale esempio, sono a dir poco ambigui certi doni (lo smartphone ultimo tipo, il tablet, il giochino elettronico…) che i nostri piccoli, sempre più piccoli ma sempre più adultizzati, ricevono per Comunioni e Cresime non solo con enorme spreco di soldi ma anche con un sofferto rapporto rispetto al diritto dei minori di capire dove abitino comunicazione e vita reali.
Notevoli, nel messaggio 2015, di Francesco almeno altri due aspetti: l’invito a considerare che non esiste la famiglia «perfetta» e che «non bisogna avere paura dell’imperfezione, della fragilità, nemmeno dei conflitti»; la notazione su quanto le famiglie con figli disabili possono aiutare tutti a diventare più accoglienti.
Davanti alla perfezione di media sempre più potenti, Francesco ci invita a riflettere sul ruolo delle fragilità. Non è poco. Se solo avessimo voglia di pensarci….