Opinioni & Commenti
Giornata della pace, appello alle coscienze
È la verità a dare contenuto alla pace: La pace possiede una sua intrinseca e invincibile verità, scrive il Papa. E, citando il Concilio, parla di verità della pace. Sicché questa non è concepita in negativo, come assenza di violenza e di guerra; ma in positivo, come riconoscimento, rispetto e promozione di quegli elementi essenziali che danno forma alla verità di tale bene. In particolare, l’adesione all’ordine trascendente delle cose, disposto dalla sapienza creatrice divina; il rispetto di quella grammatica del dialogo che è la legge morale universale, scritta nel cuore dell’uomo; lo sviluppo integrale della persona e la tutela dei suoi diritti fondamentali. La pace diventa così quella situazione che permette, in definitiva, di rispettare e realizzare appieno la verità dell’uomo.
Chi e che cosa si domanda allora il Papa può impedire la realizzazione della pace? La negazione del vero, la menzogna, la quale è faziosa e settaria, e perciò principio di divisione e di violenza. Ne è figura perversa il diavolo, il padre della menzogna, come lo chiama San Giovanni (Gv 8,44); il quale è per costituzione lo dice il nome stesso, dia-bolos fomite di separazione e di discordia. Alla menzogna è così legato il dramma del peccato con le sue conseguenze perverse, che hanno causato e continuano a causare effetti devastanti nella vita degli individui e delle nazioni.
Il Papa volge, allora, lo sguardo preoccupato alle menzogne del nostro tempo.
Di qui la sollecitazione delle intelligenze e delle coscienze a ritrovare la via della verità e la fiducia di poterla percorrere. La pace deve essere costruita sulla roccia della verità di Dio e della verità dell’uomo conclude il Papa. Solo questa verità può sensibilizzare gli animi alla giustizia, aprirli all’amore e alla solidarietà, incoraggiare tutti ad operare per un’umanità realmente libera e solidale. Sì, solo sulla verità di Dio e dell’uomo poggiano le fondamenta di un’autentica pace. Per noi questa verità è Gesù, la verità in persona: La verità che ci dà la pace.
Nel primo messaggio (1° gennaio 1968), Paolo VI ricordava alcuni punti essenziali che, da allora in poi, avrebbero dovuto caratterizzare la Giornata: “La necessità di difendere la pace nei confronti dei pericoli, che sempre la minacciano; il pericolo della sopravvivenza degli egoismi nei rapporti tra le nazioni; il pericolo delle violenze, a cui alcune popolazioni possono lasciarsi trascinare per la disperazione nel non vedere riconosciuto e rispettato il loro diritto alla vita e alla dignità umana; il pericolo, oggi tremendamente cresciuto, del ricorso ai terribili armamenti sterminatori, di cui alcune potenze dispongono; il pericolo di credere che le controversie internazionali non siano risolvibili per le vie della ragione, cioè delle trattative fondate sul diritto, la giustizia, l’equità, ma solo per quelle delle forze deterrenti e micidiali”.
Paolo VI ribadiva che la pace si fonda sopra “un nuovo spirito”, “una nuova mentalità circa l’uomo e i suoi doveri e i suoi destini”, e non “su una falsa retorica di parole”. I fondamenti della pace, scriveva il Pontefice, sono “la sincerità, la giustizia e l’amore nei rapporti fra gli Stati e, nell’ambito di ciascuna nazione, fra i cittadini tra di loro e con i loro governanti”.
Il Santo Padre ricordava, inoltre, che “la pace non è pacifismo, non nasconde una concezione vile e pigra della vita, ma proclama i più alti e universali valori della vita; la verità, la giustizia, la libertà, l’amore”. E concludeva richiamando la necessità di “educare il mondo ad amare la pace, a costruirla, a difenderla contro le rinascenti premesse della guerra (emulazioni nazionalistiche, armamenti, provocazioni rivoluzionarie, odio di razze, spirito di vendetta) e contro le insidie di un pacifismo tattico, che narcotizza l’avversario da abbattere, o disarma negli spiriti il senso della giustizia, del dovere e del sacrificio”.