Ai presbiteri, diaconi, persone di vita consacrata, fedeli laiciCarissimi, il nostro tempo – segnato dai devastanti effetti della pandemia, dai massacri e dagli orrori dell’aggressione all’Ucraina e delle altre numerose guerre di cui poco si parla – ci ha fatto comprendere quanto sia fondamentale la ricerca della verità per una corretta narrazione.L’informazione è cambiata, la professione del giornalista deve assumere sempre più i connotati di una missione, votata anche alla costruzione della pace e a rendere il mondo meno oscuro. È una missione non facile. Perché è complicato pensare, meditare, fermarsi per raccogliere le idee, studiare i contesti e i precedenti di una notizia.Papa Francesco ha dato il suo contributo per arricchire la «grammatica» dei media con il Messaggio per la 56ª «Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali», che la Chiesa celebra domenica 29 maggio, nella solennità dell’Ascensione. Lo farà naturalmente anche la nostra arcidiocesi, in cattedrale (ore 10.30) e nelle comunità parrocchiali, dopo aver offerto, con il supporto di Avvenire, Toscana Oggi e Radio Toscana, tracce e momenti di riflessione partendo dall’insegnamento del «sindaco santo» Giorgio La Pira sui valori della pace, dell’accoglienza, della solidarietà, della carità. In attesa di ispirarci alla letteratura e alla Bibbia (il 27 maggio alle 16.30 a Palazzo Medici Riccardi) con il direttore di Avvenire Marco Tarquinio e il filosofo Sergio Givone nell’evento «All’orecchio del tempo con Giona e Rut – Spunti dall’ultimo romanzo di Vincenzo Arnone La saga dei Tomasi».«Ascoltare, approfondire, raccontare», secondo il Pontefice, sono i tre paradigmi che devono caratterizzare il buon giornalismo. «Ascoltare con le orecchie del cuore», come recita il titolo del Messaggio, è la condizione essenziale per un autentico dialogo che dà vita alle notizie. L’ascolto resta una dimensione dell’amore e «solo facendo attenzione a chi ascoltiamo, a cosa ascoltiamo, a come ascoltiamo, possiamo crescere nell’arte di comunicare, il cui centro non è una teoria o una tecnica, ma “la capacità del cuore che rende possibile la prossimità” (Evangelii gaudium, 171)».Se anche nella Chiesa c’è tanto bisogno di ascoltare e ascoltarci, oggi più che mai serve una comunicazione responsabile e coraggiosa, che sappia interpretare la crisi dell’umano che si presenta con varie forme di oppressione e di sfruttamento che limitano o violano la dignità e la libertà di persone e di popoli: persistenti diseguaglianze sociali che allontanano sempre più individui e popoli ricchi da quanti giacciono nella miseria; furto di futuro che subiscono le nuove generazioni anche nelle società avanzate, a causa dello squilibrio di diritti e possibilità; violazioni alla dignità della donna, fino alla violenza omicida; bambini vittime di violenze e abusi; anziani e malati lasciati nella solitudine di fronte alla sofferenza. Problematiche affrontate con una visione cristiana spesso solo dalla stampa cattolica.Per questo, mentre ci prepariamo alla «Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali», ne raccomando caldamente la lettura e la diffusione. Sono certo del vostro impegno. E per questo vi ringrazio e saluto fraternamente.Giuseppe card. BetoriArcivescovo di Firenze