Italia
Giornata benedettina ed europea: fronte stabile sui valori
Commentando quel brano del Vangelo da cui, anni fa, il cardinale Martini trasse un’intensa lettera sui media intitolata, appunto, al «lembo del mantello» sfiorato dalla grande fede di una donna malata, Silvestrini ha concordato con il vescovo di Prato sulla «necessità» di una «organizzazione stabile» per diffondere i valori della dottrina sociale della Chiesa.
Introdotta da Anna Maria Cuccuini per gli «Amici di Supplemento d’Anima», la XVI giornata ha visto Silvestrini partire da una riflessione sulle radici cristiane dell’Europa per approdare a una doppia missione che la Chiesa odierna dovrebbe saper interpretare a servizio dello smarrimento dell’uomo contemporaneo. Due gli «aiuti» su cui la creatura di mons. Gastone Simoni il «Collegamento sociale cristiano» di cui in effetti si parla da molto tempo potrebbe avere grande ruolo in un contesto di appartenenze contrapposte. Il primo riguarda il diritto delle persone a recuperare il «discernimento»: con parole forti contro lo strapotere televisivo («il vero grande responsabile») Silvestrini ha puntato sull’elevato numero di persone ormai del tutto incapaci a farsi un’opinione originale e non manipolata, sui grandi e complessi temi per i quali sempre più spesso, in un contesto di democrazia e di rispetto per il peso della maggioranza, viene chiesto di esprimersi. «C’è, fra i cittadini, una autentica capacità di discernimento?». Non c’è stata risposta perché alle domande retoriche non si risponde: ma l’invito (tutto laico) è a mobilitarsi, come ecclesia, per aiutare la società a «recuperare discernimento».
Il secondo «aiuto» emerso a Vallombrosa sta nelle cronache che rinviano a una costante attenuazione della legalità. Bisogna dunque aiutare le persone a «ritrovare la legalità e il rispetto delle istituzioni perché oggi parole di cardinale viviamo in senso pagano».
Partendo dalle tasse («devono essere giuste, ma pagarle è dovere morale»), Silvestrini ha insistito, anche nella replica, sulla necessità di riprendere in mano l’educazione civica, rileggere la Costituzione, difendere la sacralità delle istituzioni da chi le vorrebbe asservite allo spoil system di turno.
Se queste sono le conclusioni operative, la riflessione ha toccato i grandi temi legati al rispetto della persona in un contesto che galoppa verso tutt’altra direzione («ricordiamoci che l’uomo può essere solo generato, non può mai essere prodotto»): laicità e scienza, ragione e progresso, libertà e democrazia, religione e fanatismo religioso. Centrale la sottolineatura sul grande compito dei cristiani: «far sì che la ragione umana funzioni in tutta pienezza, far si che la nozione di Dio non rimanga isolata dal presente e dal futuro della persona umana».
In una conversazione più puntata sugli interrogativi che sulle affermazioni, a proposito di scienza e vita il cardinale ha ricordato che esistono valori naturali non abrogabili, neppure a maggioranza («Dio voglia che fra qualche anno l’umanità non debba pagare a sue spese il dibattito attuale sull’eutanasia»).
Guidando le lodi, mons. Simoni aveva introdotto il concetto chiave di discernimento. «Per fare vero discernimento fra noi, c’è bisogno di grande comunicazione: l’amore cristiano non è né imbelle né ingenuo ma autentica forza risanante per assumere le ragioni dei più deboli».
Senza dimenticare che «cultura della fedeltà e cultura dei fatti» devono dialogare fra loro. In altri termini: fedeli ai principi, ma anche attenti ai fatti in una società complessa. Tra principi e fatti abita la dottrina sociale ma abbiamo il dovere di reinterpretarla e concretizzarla in modo non frammentato o episodico. Collegamento sociale cristiano, Retinopera e le esperienze simili sono strumenti utili per far rinascere, dal basso, attenzione e interesse. «Le sensibilità diverse vanno benissimo e sono una ricchezza ha chiosato mons. Simoni a patto che non si scordi la strada di una prospettiva globale.