Come negare le parole del suo ultimo editore: «Il Vasari resta per la sua penna e non per il suo pennello tra i massimi temperamenti del nostro Cinquecento». «Le Vite de’ più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a’ tempi nostri», pubblicate nel 1550 a Firenze dall’editore ducale Lorenzo Torrentino, sono un indiscusso capolavoro dove il Vasari rivendica il diritto di giudicare gli artisti dal proprio punto di vista, «applicando anche una politica di ampliamento del mercato, di bassi prezzi e di accaparramento delle commissioni», come scriveva Giovanni Previtali. Ripercorriamone alcune tappe della vita. Giorgio Vasari nasce il 30 luglio 1511 ad Arezzo da Antonio Vasari e Maddalena Tacci. A soli 13 anni si reca a Firenze accompagnato dal cardinale di Cortona, Silvio Passerini, ed entra giovanissimo nella cerchia medicea. Dopo aver realizzato varie tavole e affreschi per l’Eremo di Camaldoli, nel 1542 va a Venezia dove prepara l’apparato scenico per la rappresentazione della commedia Talanta di Pietro Aretino. Rientrato ad Arezzo intraprende la decorazione pittorica della sua dimora e frequenta intensamente Michelangelo che gli consiglia caldamente lo studio delle «cose» di architettura. Sette anni dopo si sposa con la nobile aretina Niccolosa Bacci. Nel 1554 progetta il coro del Duomo di Arezzo e in dicembre si trasferisce con tutta la famiglia a Firenze su invito del duca Cosimo I de’ Medici, che lo assume al suo servizio e gli affida la direzione dei grandiosi lavori di ristrutturazione e di decorazione di Palazzo Vecchio – il complesso degli affreschi del Salone del Cinquecento sarà la sua impresa pittorica più grandiosa -, la fabbrica del Palazzo degli Uffizi, che verrà compiuta definitivamente solo dopo la sua morte, e il Corridoio Vasariano, che realizzò in soli cinque mesi grazie alla sua razionalità organizzativa (un primato personale visto che non se ne aspettava la consegna prima di 5 anni). Nel 1568 esce l’edizione giuntina de Le Vite ed è eletto gonfaloniere della città di Arezzo. Nel 1573 iniziano i lavori per le Logge aretine su suo disegno. Muore l’anno successivo a Firenze lasciando incompiuta la decorazione della cupola di Santa Maria del Fiore.Margherita Tizzi