«Mercoledi 11 Giugno, alle 8h di mattina mi sono incontrata con Sara, servizio civilista, e con dei ragazzi volontari scout per caricare tutto il necessario per la festa al Carcere San Giorgio.Palloncini, festoni, palla, bibite, patatine, succhi di frutta, dolcini e tanta energia per una bella mattinata in allegria! Arrivati al Carcere le guardie sono state molto gentili e disponibili con tutti noi, rispetto all’ultima festa per l’occasione della Befana si respirava un’aria più rilassata, l’aria di festa aveva contagiato un po’ tutti.Abbiamo iniziato l’allestimento del campo da calcio e subito alcune guardie si son rese disponibili per portare un po’ di colore dentro le mura, c’era chi gonfiava i palloncini, chi appendeva i festoni, chi spalmava la nutella e qualcuno ha anche trovato dei fiori per completare l’opera.Sono le 10h, le famiglie in visita arrivano con grande felicità e aspettano all’ombra il momento di poter abbracciare i loro cari, qualcuno saluta i parenti al di là delle finestre.Arrivano, eccoli varcare la porta, un momento in cui emozioni fortissime si sono manifestate. I loro volti brillavano di gioia, i bambini correvano incontro ai papà, seguiti dalle donne, compagne, moglie e mamme che accarezzano i visi dei loro uomini.Una mamma accanto a me invita i bambini ad andare incontro al padre e subito dopo, anche lei non resiste alla tentazione e corre fra le braccia del suo compagno con un grande sorriso «Guarda com’è abbronzato». Le famiglie sono di nuovo riunite, è il momento di stare sulle ginocchia del papà, di chiacchierare un po’, di accompagnare i bimbi a scegliere la merenda più gustosa, di gonfiare un palloncino con Alessandra o di usarlo per scherzi e pernacchiette.A vederli sembravano un gruppo di amici che si ritrova per una festa all’aria aperta. Con gli scout abbiamo coinvolto i bambini in qualche gioco di conoscenza e di movimento, e poi abbiamo accettato le proposte che venivano dagli stessi bambini: il gioco del fazzoletto e il calcio.In quello spazio, la palla si è trasformata in uno strumento di condivisione che ha permesso ai padri di “far due tiri” con i loro ragazzi accompagnati dai giovani scout che con grande entusiasmo e disponibilità paravano o non paravano il tiro secondo i desideri del bambino o del padre.Ho notato la grande dolcezza di questi padri verso i loro figli, l’amore nei loro sguardi. È stata una mattina emozionate, un momento che andrebbe ripetuto tutte le volte che fosse possibile. E’ solo la seconda volta che partecipo ad un evento in Carcere ed ho notato già grandi miglioramenti per quanto riguarda la disponibilità della struttura carceraria, la gestione dei conflitti e quella dei sentimenti di tutti i coinvolti. Sono momenti importantissimi, fondamentali affinchè queste persone possano rimanere in contatto con le loro famiglie e con la realtà che si vive tutti i giorni al di fuori delle mura. Sono momenti che favoriscono atteggiamenti positivi e che aiutano nella rieducazione di queste persone. È stata un’esperienza meravigliosa partecipare a quest’iniziativa e di questo ringrazio tutti coloro che l’hanno resa possibile».Jules
Sorridere e collaborare, in carcere
«Dopo aver preparato palloncini, merenda e festoni eravamo pronti e sorridenti per accogliere il bel gruppo di bambini e mamme che in ordine è entrato nel campo da calcio. Un po’ timidi, mano per la mano con le mamme, si è aperta la porta che ha fatto uscire i papà e abbiamo iniziato a sentire le loro vocine: “papà!”, “guarda, ecco papà!”, tra corse, abbracci e baci, merende abbiamo iniziato la festa. Finalmente un clima più rilassato e normale per i bimbi, ma anche per le mamme che hanno potuto parlare e fare due passi con i propri compagni. L’atmosfera è stata così libera da poter permettere ai papà di poter fare veramente i papà: accompagnavano i bimbi a prendere la merenda, li aiutavano nella loro timidezza a chiedere un palloncino a forma di cane o farfalla, si mettevano in porta per far fare goal ai loro maschietti. La nostra collaborazione è stata più che altro quella di rendere normale un’eccezione di una festa in carcere, sorridere e collaborare perché, per almeno qualche ora, ci fosse un clima rilassato e intimo, per chi è tanto che non si vede».Sara