Vita Chiesa
Gioco del lotto: sperare, ma in che cosa?
L’errore non è certo quello di sperare ma quello di assolutizzare il mezzo. Sta nel credere che come ottengo il mezzo automaticamente raggiungo il fine. Di considerare ultimo quello che è solo un bene penultimo. Quanti cristiani assolutizzano i mezzi religiosi? Quanti credono che basta andare a messa per guadagnare il paradiso? Quanti pensano che bastano le parole per pregare? Quanti sono convinti che è sufficiente un po’ di carità per dire di avere fede? Torniamo ai nostri due giocatori.
Il primo comandamento «Non avrai altro Dio fuori di me» esige l’adorazione esclusiva dell’unico vero Dio. Risultano in contrasto con esso l’ateismo, l’agnosticismo, l’indifferenza religiosa, l’idolatria, il satanismo, la superstizione. Quest’ultima assume forme diversissime: si va dall’efficacia quasi magica attribuita a oggetti sacri e a formule e riti eseguiti con scrupolosa esattezza, alle vane osservanze dei segni di fortuna e sfortuna, agli oroscopi, allo spiritismo, alla magia vera e propria, da non confondere con l’uso onesto di eventuali energie parapsichiche. La superstizione a volte è un disordine grave a volte leggero, ma è sempre contraria alla fede e alla sana ragione. Ricorrere alle forze occulte o pretendere di catturare automaticamente a proprio vantaggio la potenza divina significa ricadere nell’antica tentazione di essere come Dio, cedere alla sete di potere ad ogni costo, in radicale antitesi con l’umile e fiducioso abbandono del credente alla volontà del Padre.
Mentre i due giocatori si allontanano, entro in ricevitoria: gioco un ritardatario, il 53 a Venezia, un euro. Grazie!