Toscana

Gioco d’azzardo. Server abusivo a Malta, frode online da 10 milioni al mese

Sono sette le persone finite agli arresti domiciliari per associazione per delinquere finalizzata all’esercizio abusivo del gioco d’azzardo e truffa.

Nel corso dell’operazione, guidata dalla Guardia di Finanza di Firenze e scattata alle prime ore dell’alba, sono stati sequestrati 14 sale da gioco, dieci immobili, sette autovetture, quote societarie relative ad otto imprese nonché disponibilità finanziarie depositate su oltre trenta conti correnti relativi alle 40 persone complessivamente indagate ed una società maltese per un valore complessivo di 8.417.000 euro. I 100 uomini impegnati fin dall’alba hanno poi eseguito 30 perquisizioni nelle province di Firenze, Roma, Venezia, Prato e Pistoia.

Le indagini, coordinate dalla procura fiorentina, sono scattate nel 2013 dalla compagnia di Empoli dopo alcuni controlli ispettivi sul territorio. Più nel dettaglio le fiamme gialle hanno scoperto una serie di slot machine scollegate dal server nazionale dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli, procedura necessaria per monitorare i reali flussi di gioco e, quindi, per poter calcolare l’imposta dovuta all’erario. Questo primo tassello ha permesso di scoprire una «strutturata organizzazione criminale di cui facevano parte, a vario titolo, 40 persone italiane e straniere». Un sodalizio «ben attrezzato nel creare sale gioco clandestine», camuffate da enti associativi non commerciali, formalmente senza scopo di lucro, come associazioni sportive dilettantistiche, circoli culturali, internet point, posti telefonici in Toscana, ma anche nel Lazio, Veneto, Marche e Emilia Romagna.  

A capo della truffa un imprenditore veneziano di 50 anni che, grazie alla collaborazione di un tecnico informatico, ha realizzato una piattaforma di gioco on line illegale per collegare i video giochi e le slot machine delle sala da gioco clandestine ad un server di Malta. Un meccanismo, cioè, in grado di conteggiare le vincite senza rendicontarle al fisco italiano.

Le 24 sale da gioco clandestine inizialmente individuate e frequentate per lo più da persone di origine cinese, erano dotate poi di apparati di videosorveglianza e di sofisticati congegni tecnici capaci di «resettare» le macchine da gioco nel caso di controlli ispettivi delle forze dell’ordine. Un sistema che è riuscito ad inglobare cifre da capogiro: la una stima iniziale calibrata su «3 sale da gioco abusive scoperte, ha consentito di quantificare giocate mensili effettuate per oltre 10 milioni, per un’imposta evasa per circa 6 milioni».