Pisa

«GIOCHIAMO IN SQUADRA CON DIO»

di Graziella Teta

«La vita nello Spirito Santo» è il tema della catechesi dell’arcivescovo Benotto, che ha come testo di riferimento la Lettera di San Paolo ai Romani (8, 1-39). Esordisce: «Spesso si parla di spiritualità, talvolta intesa in senso negativo (come fuga dalle cose della vita e dalla concretezza quotidiana) ma, anche quando se ne parla in positivo, il vivere una autentica vita spirituale sembra qualcosa di lontano e inarrivabile, destinata a persone privilegiate e rare. Invece la spiritualità riguarda tutti (qualunque sia la nostra età, condizione sociale, modo di essere e di operare): riguarda uno stato di vita nel quale ciascuno di noi è stato inserito fin dal giorno del battesimo, evento che ha inaugurato qualcosa di nuovo. Paolo ci ricorda “Voi non siete sotto il dominio della carne ma dello Spirito, dal momento che lo spirito di Dio abita in voi”. Dunque, vita nello Spirito inaugurata nel giorno del nostro battesimo. Ma che cosa comporta, e come si esprime, soprattutto nella vita dei giovani?».

«Emergere» con Gesù, via della vita e della veritàGrazie al battesimo la persona entra in rapporto con Gesù, entra nel mistero della sua vita: Gesù ci fa partecipi della sua vita di Risorto, attraverso la partecipazione alla sua Pasqua. Il battesimo dice tutto questo con il linguaggio dei “segni liturgici”, che oggi sono ridotti all’osso, ma che anticamente, soprattutto per gli adulti, erano estremamente chiari: la triplice immersione nell’acqua e la triplice emersione nel nome della Trinità divina stavano a significare una triplice immersione nella morte di Gesù per emergere ad una vita nuova (dal buio alla luce e alla vita). Dal battesimo scaturisce la vita nuova di chi “rinasce dall’acqua e dallo Spirito”, per entrare in una esperienza di vita “guidata dallo spirito” come figlio di Dio. Si tratta di un incontro con la vita, che sconfigge la morte perché Gesù è vita; con la verità che sconfigge l’errore, il dubbio, perché Gesù è verità; con il vero e autentico cammino che porta alla meta a cui tende il cuore, perché Gesù è la via che porta al Padre, cioè alla piena realizzazione del nostro essere». Il nostro cammino di santitàIl battesimo – continua l’arcivescovo – ha inaugurato per ciascuno di noi il cammino e l’esperienza della santità. Con esso Dio ci ha fatti figli suoi, partecipi della sua natura divina che è santità, amore, bellezza, gioia. Siamo diventati dimora dello Spirito Santo, nuova creatura. Già il profeta Isaia (43, 18-21), ed è Dio che parla: “Non ricordate più le cose passate…Ecco faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete? Anche nel deserto aprirò una strada, immetterò fiumi nella steppa…il popolo che io ho plasmato per me celebrerà le mie lodi”. Quando Dio agisce, fa cose nuove. Così Dio fa cose nuove nella nostra vita e la rende ricca d’acqua per fruttificare in abbondanza. Sappiamo bene tutti, e i giovani più degli adulti, che il nostro cuore non si sazia con cose aggiustate: vuole cose nuove e belle che offrano speranza». Alla ricerca del veroHa osservato monsignor Giovanni Paolo Benotto: «Il Papa a Sidney ha detto: “La vita non è semplice succedersi di fatti e di esperienze… è una ricerca del vero, del bene e del bello. Proprio per tale fine compiamo le nostre scelte, esercitiamo la nostra libertà e in questo, cioè nella verità, nel bene e nel bello, troviamo felicità e gioia. Non lasciatevi ingannare da quanti vedono in voi semplicemente dei consumatori in un mercato di possibilità indifferenziate, dove la scelta in se stessa diviene il bene, la novità si contrabbanda come bellezza, l’esperienza soggettiva soppianta la verità”. Quindi, da una parte, accattivante, a portata di mano, subito fruibile c’è la proposta del mondo, della “carne” come dice S. Paolo, della vita facile, del sesso banalizzato e camuffato da amore e che è in realtà usa e getta, delle mode e delle ideologie indotte spesso per motivi inconfessabili da parte dei potenti del mondo, e dall’altra parte c’è una proposta di vita alta, esigente, impegnativa, ma felice e ricca di “amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé” (Galati 5,22), quello che Paolo chiama in un tutt’uno “il frutto dello spirito”. E ricorda anche che chi vive nello spirito non vive solo per se stesso, ma in comunione con i fratelli, perché Dio è unione». Vuoi essere felice? Fidati di Gesù! C’è una scelta ben precisa da fare che ci sta davanti e che interpella la nostra libertà: vuoi essere felice? Scegli la vita! – ha esortato l’arcivescovo – Vuoi realizzare davvero le esigenze più profonde del tuo cuore? Scegli quella strada che il Signore ti ha già indicato o ti sta indicando. Vuoi essere sicuro del tuo domani? Lasciati guidare dal Signore! Vuoi davvero ciò che vale di più? Fidati di Gesù! Ed accogli quello che lo spirito del Signore ti suggerisce interiormente! Vuoi scoprire fino in fondo la bellezza del tuo essere figlio di Dio? Lasciati guidare dallo Spirito Santo! Ha detto ancora il Papa nel suo primo incontro con i giovani di Sidney: “Vi sono molti oggi i quali pretendono che Dio debba essere lasciato in panchina e che la religione e la fede, per quanto accettabili sul piano individuale, debbano essere escluse dalla vita pubblica o utilizzate solo per perseguire limitati scopi pragmatici… se Dio è irrilevante nella vita pubblica, allora la società potrà essere plasmata senza alcun riferimento a Dio. Ma quando Dio viene eclissato, la nostra capacità di riconoscere l’ordine naturale, lo scopo della vita e il bene comincia a svanire”.Continuando con l’immagine calcistica usata dal Papa c’è da domandarci: chi e che cosa facciamo scendere in campo nella partita della vita che siamo chiamati a giocare? Chi e che cosa lasciamo in panchina senza che possa scendere in campo con noi? Ciascuno è chiamato a dare la propria risposta! Dio ha messo in campo se stesso, nella grande partita che siamo chiamati a giocare con lui: ha mandato Gesù Cristo suo Figlio come fratello e salvatore nostro; ha effuso su di noi lo Spirito Santo per mezzo del quale gridiamo: “Abbà, Padre”». Giochiamo in squadra con DioLo Spirito è la grande forza e l’aiuto che il Padre ci ha donato per realizzare la nostra risposta al suo progetto d’amore. Questo dono ci dà forza, ma ci chiede responsabilità, sapendo che il nostro agire è intrecciato con quello di Dio: impegno di perseveranza nel bene (perseveranza è parola sconosciuta nel linguaggio giovanile, attirano di più le cose che colpiscono, invece conta la continuità, la partita va giocata ogni momento); impegno di discernimento, per distinguere ciò che è vero da ciò che non lo è, e di decisione ad eliminare il male; impegno a non mettere freni e limiti all’azione della grazia. Ciò ci permetterà di andare controcorrente, di renderci “visibili” al mondo, di non temere gli ostacoli, di non lasciarci condizionare dalle mode, di pensare e di “sognare” in grande, di progettare per noi e per gli altri, di non accontentarci del minimo, tendendo sempre al massimo, di non darci mai per sconfitti, di credere sempre nel primato e nella forza dell’amore, di vincere sempre il male con il bene, di credere davvero che siamo figli di Dio e quindi fratelli gli uni degli altri.E tutto questo perché se «Dio è per noi, chi sarà contro di noi?…Chi ci separerà dunque dall’amore di Cristo?… In tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati… né morte, né vita, né angeli, né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezze, né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore». Chi ci impedirà allora di trasmettere questo amore, e di comunicare a tutti ciò che noi abbiamo ricevuto?«Sappiamo della solitudine di tanti giovani d’oggi – ha concluso l’arcivescovo Benotto – ma se Dio è con noi non siamo soli: vediamo però se l’abbiamo messo in panchina o in squadra con noi. Fidiamoci di Lui e accettiamo di giocare con Lui. Tutti insieme, come Chiesa».