Prato

Giacomino ha studiato l’anima: «Ragazzi, ve la spiego a teatro»

Quando nacque suo figlio Emanuele un amico sacerdote, padre Bruno, disse a lui e a sua moglie: «Bravi, avete fatto un corpo, ora dovete fare un’anima». Questo invito-provocazione è risuonato per anni nella testa di Giacomo Poretti e adesso è diventato un monologo teatrale, intitolato: «Fare un’anima». Lo spettacolo, presentato in anteprima la scorsa estate al festival del sacro a Varese, arriva a Prato martedì 17 aprile al teatro Politeama. L’ingresso sarà gratuito e strettamente riservato ai giovani under 30 perché inserito all’interno del ricco cartello che la nostra Diocesi ha pensato per i ragazzi e le ragazze di Prato in vista del Sinodo indetto da papa Francesco.Giacomo Poretti (Giacomino all’anagrafe), 62 anni, è un attore molto celebre, assieme ad Aldo Baglio e Giovanni Storti ha dato vita ad uno dei gruppi comici più conosciuti e amati dal pubblico italiano: Aldo, Giovanni e Giacomo. Come nasce l’idea di questo spettacolo?«Lo scorso anno con Aldo e Giovanni abbiamo festeggiato 25 anni di presenza sul palco. Così ci siamo detti: per uno o due anni liberi tutti, prendiamo un momento di pausa per dedicarci a progetti personali. Così ne ho approfittato per concretizzare questa idea. Mi piaceva interrogarmi in forma di monologo sul concetto di anima. Da questa riflessione è nato uno spettacolo che non escludo possa diventare un libro». Perché proprio l’anima?«La provocazione del mio padre spirituale, don Bruno, all’inizio, l’ho trovata una via di mezzo tra la fesseria e la cosa folgorante. Quando abbiamo fatto l’ecografia al bambino l’anima non si vedeva… mi sono chiesto: quando è che nasce? Spunta coi dentini da latte? Ecco, mi piaceva occuparmi di questo tema perché nel contesto di modernità in cui viviamo certi concetti rischiano di scomparire». La comicità può rappresentare temi alti come quelli spirituali e filosofici senza farli diventare banali?«Secondo me sì. Io almeno ci provo. È lo stile e il linguaggio che riesco a usare meglio. Con ironia e umorismo si possono affrontare temi che contrappongono le persone. Lo trovo geniale». Poi sei riuscito a «dare un’anima» a tuo figlio?«Eh, eh (sorride NdR), aiutare i figli nella teoria è facile, nella pratica è molto più difficile. Loro escono sempre dalla teoria e sono molto pratici, devi saperli “affrontare” giorno per giorno. Io e mia moglie cerchiamo di trasmettere quello in cui crediamo e i nostri valori, siamo alleati in questo, senza essere oppressivi». Come ti sei documentato per scrivere il testo?«La prima parte, dedicata ai dubbi e alle domande, è incentrata sulla ricerca online. E quindi anche io ho fatto così: ho cercato il significato di anima su Google e poi su Wikipedia. Poi mi sono fatto aiutare da un bellissimo libro di monsignor Ravasi: Breve storia dell’anima». Da alcuni anni partecipi a eventi promossi dalla diocesi di Milano. Scrivi spesso su Avvenire. Possiamo parlare di riavvicinamento? Perché queste collaborazioni?«Sì, negli ultimi vent’anni ho fatto un cammino di riavvicinamento. Nei primi anni duemila in particolare, attraverso i Gesuiti di Milano e poi con l’arrivo del cardinale Scola si è intensificata la mia collaborazione». Aldo e Giovanni cosa dicono? Ti prendono in giro?«No, assolutamente. Ognuno è rispettoso delle scelte e delle posizioni degli altri». Da ragazzo hai frequentato l’oratorio. Cosa ti ha insegnato questa esperienza?«Dopo la famiglia e la scuola, l’oratorio è stato per me il terzo luogo dell’infanzia. L’ho frequentato dai 6 ai 13 anni. Da noi in Lombardia è quasi obbligatorio e meno male che ci sono gli oratori! Sono uno spazio protetto dove poter giocare e fare nuove esperienze. Qui ho fatto teatro per la prima volta. C’era un teatrino che un sacerdote usava per portare in scena delle commedie. L’input si è sviluppato tanti anni dopo». Il tuo spettacolo è inserito all’interno di una serie di iniziative promosse dalla Diocesi per i giovani. Il Vescovo per intercettare i lontani ha anche aperto una pagina Facebook. Hai qualche suggerimento su come avvicinare le nuove generazioni?«No, figurati! Queste iniziative sono perfette. C’è da sperare che ci partecipa non sia solo spettatore ma a sua volta racconti ad altri quello che ha visto e stabilisca nuovi legami. Speriamo che i semi piantati siano portatori di frutti positivi». La Toscana è terra di grandi comici. Qui a Prato abbiamo Nuti e Benigni. Stessa città, due comicità diverse. Chi preferisci tra i due?«Nuti è grandissimo. Mi ricordo molto bene i Giancattivi, un gruppo dalla comicità raffinata. Ho avuto modo di incontrare Benvenuti e Athina Cenci, Nuti non l’ho mai conosciuto. Lo considero un grande comico e un grande poeta. Benigni ho avuto la fortuna di conoscerlo, ha una forza dirompente. Posso dire che è stato proprio lui, con gli spettacoli dedicati alla Divina Commedia e ai Dieci Comandamenti ad aprire una strada. Ha il merito di aver dato la possibilità a noi comici di aprirci a linguaggi alti».

I biglietti si possono ritirare al teatro Politeama e all’oratorio di Sant’Anna

In avvicinamento al Sinodo la Diocesi di Prato ha organizzato: «Giovani di Prato in cammino X mille strade», ricco calendario di eventi promosso in collaborazione con il Comune. Lo spettacolo di Poretti fa parte di queste iniziative. L’ingresso è gratuito ed è riservato ai giovani. I biglietti si possono ritirare alla biglietteria del Politeama oppure tutti i pomeriggi all’oratorio di Sant’Anna. Altro appuntamento sarà, sempre al Politeama, venerdì 25 maggio con il concerto della rock band The Sun. Poi ci sono tutta una serie di eventi di formazione, preghiera e possibilità di servizio. L’elenco completo si trova sul sito web della diocesi di Prato.