Italia
Già 176 i morti sul lavoro nei primi 100 giorni del 2018. A dieci anni dal «Testo Unico» è ora di cambiare marcia
Una lista lunga, drammaticamente troppo lunga. E che praticamente ogni giorno si arricchisce di storie, di volti, di esistenze. Un elenco che accomuna l’Italia intera, da Treviglio a Catania, da Livorno a Crotone, da Alessandria a Nuoro. E che coinvolge operai e militari, tecnici e vigili del fuoco. Ma non solo.
Secondo i dati dell’Osservatorio indipendente di Bologna dal 1° gennaio 2018 sono 176 le persone morte nei luoghi di lavoro in Italia. Un bollettino che si aggiorna tragicamente ogni giorno, nonostante le attività di prevenzione dei rischi lavorativi con formazione e assistenza in materia di sicurezza e salute sul lavoro promosse dall’Inail e i controlli compiuti da Ispettorato del lavoro e Asl nell’ambito dell’applicazione delle norme che regolano lo svolgimento del lavoro.
Le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate all’Inail nel gennaio 2018 sono state 67, due in meno rispetto alle 69 del primo mese del 2017. Secondo gli ultimi dati disponibili rilevati dall’Open Data dell’Istituto, tra il 2017 e il 2018 si è registrato un calo di cinque casi (da 66 a 61) nella gestione Industria e servizi (-7,6%), un aumento di tre denunce (da 2 a 5) in Agricoltura (+150,0%) e un solo caso denunciato in entrambi i mesi nel Conto Stato.
Analizzando i dati relativi agli anni precedenti, le denunce di infortunio con esito mortale presentate all’Inail riferite al periodo gennaio-dicembre 2017 sono state 1.029, l’1,08% in più rispetto al periodo gennaio-dicembre 2016 e in diminuzione (-12,2%) di 143 casi rispetto ai 1.172 decessi denunciati nel corso del 2015. L’aumento del 2017, che ha riguardato sia le donne (5 casi in più) sia gli uomini (6 casi in più), è avvenuto nonostante siano calate le denunce di infortunio (-0,22%), passate da 636.812 del 2016 alle 635.433 del 2017.
Confrontando il numero dei decessi sul lavoro registrati dall’Osservatorio indipendente di Bologna nei primi 100 giorni dell’anno si evidenzia un preoccupante incremento: si è infatti passati dai 154 del 2017 ai 176 del 2018, con un aumento del 13,6%. In questa prima parte dell’anno, sono Veneto (22) e Lombardia (21) le regioni in cui si sono verificate più morti sul lavoro, seguite da Piemonte (13), Campania ed Emilia Romagna (12).
Dopo la morte di due operai edili avvenuta lo scorso 5 aprile a Crotone, Alessandro Genovesi, segretario generale della Fillea Cgil, sindacato dei lavoratori delle costruzioni, ha affermato che «dall’inizio dell’anno abbiamo un aumento del 50% di infortuni mortali in cantieri edili rispetto al 2017».
Oltre a manifestare «solidarietà» e «vicinanza» per quanto successo, l’arcivescovo di Crotone-Santa Severina, mons. Domenico Graziani, commentando l’incidente mortale nel cantiere della città pitagorica, ha affermato che «occorre garantire le condizioni di sicurezza» e che «bisogna portare avanti un’adeguata educazione non solo al lavoro ma nel lavoro».
Per Franco Bettoni, presidente dell’Associazione nazionale fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro, «purtroppo, con la ripresa economica, sono tornati ad aumentare infortuni e morti sul lavoro e, secondo i dati Inail, il trend, che per quasi 10 anni ha registrato una lieve ma costante diminuzione, sembra essersi arrestato».
Proprio il 9 aprile, sono ricorsi i dieci dall’approvazione del decreto legislativo 9 aprile 2008 n. 81 noto come «Testo Unico in materia di salute e sicurezza sul lavoro», coordinato con il decreto legislativo n. 106/2009, che disciplina il settore. Ma, a dieci anni dall’emanazione, la sua applicazione non è ancora completa. «Manca tuttora la firma ad una ventina di decreti attuativi – spiega Bettoni – al fine di fermare il conteggio di nuove tragedie che colpiscono le famiglie italiane».
Dall’Anmil arriva la richiesta «con forza al Parlamento e al nuovo Governo che la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro vengano inserite tra le priorità dell’agenda istituzionale». «Riteniamo che le iniziative in merito si traducano nell’investimento di adeguate risorse per la diffusione e per il rispetto della prevenzione, nel potenziamento dei controlli e dell’attività ispettiva, nonché nel rafforzamento di azioni mirate alla formazione dei lavoratori cominciando dal mondo della scuola, come facciamo noi da oltre 20 anni».
In risposta ai tragici episodi di incidenti mortali sul lavoro verificatisi nelle ultime settimane, il ministro Giuliano Poletti ha convocato martedì scorso, un incontro con i rappresentanti dell’Ispettorato nazionale del lavoro, dell’Inail e dell’Inps, dedicato ad un esame della situazione in tema di sicurezza dei luoghi di lavoro: la discussione si è sviluppata a partire da un’informativa puntuale su quanto accaduto richiesta da Poletti ad Ispettorato e Inail. Intorno alla 48ª Settimana sociale dei cattolici, svoltasi lo scorso ottobre a Cagliari, la Chiesa italiana ha insistito perché in Italia diventi sempre più concreto «Il lavoro che vogliamo, libero, creativo, partecipativo e solidale». Un lavoro che, oggi, più che mai, deve essere anche sicuro.