Pisa

GESU’ SI INCONTRA IN FAMIGLIA

di Amelia Manganelli

Uno splendido giardino, quello del Santa Caterina, illuminato da un sole primaverile, dopo tanti giorni di pioggia, ha fatto da cornice, domenica 20 aprile, alla festa diocesana “Degli incontri”, festa della scuola, della famiglia e del catechismo.Un folto gruppo di bambini e ragazzi vocianti ha dato vita, accompagnato dal saluto e dall’augurio del neo arcivescovo di Pisa, Giovanni Paolo Benotto, a un grande gioco educativo, sotto l’attenta guida di catechisti e religiosi, che li avrebbe aiutati a sperimentare e capire il loro importante ruolo nella vita di carità nel mondo, nella scuola, nell’amicizia e nella famiglia.Affidati i figli in mani pazienti ed amorevoli i genitori iniziavano, nell’aula magna, il loro personale percorso di riflessione sulla vita di carità.Due importanti testimonianze, diverse nella forma, ma uguali nell’amore e nella sostanza, hanno introdotto il tema della carità vissuta in famiglia e, conseguentemente, nella società.Pascal e Cecilia Biver hanno parlato della loro esperienza a fianco dei disabili; da anni ormai i coniugi Biver sono impegnati nella associazione di volontariato “Dinsi une man”, (diamoci una mano) che , creando una rete di solidarietà e di scambio, ha reso possibile una realtà altrimenti impensabile: una cinquantina di disabili adulti che, in vari e differenziati laboratori, interagiscono fra di loro e con i volontari, in assoluta parità.I Biver, genitori di cinque figlie, di cui una Serena, adottata e affetta da un grave handicap è stata la prima “pietra” di Dinsi une man, hanno voluto sottolineare che non sono, non si sentono e non vogliono essere considerati “eroi”, ma solo persone che hanno applicato e che applicano quotidianamente, la condivisione e la solidarietà.Pascal Biver ha terminato il suo intervento sottolineado il fotto che del loro gruppo fanno parte atei, ebrei buddisti, e quantaltro, perché “nel linguaggio di tutti esiste la parola carità”.Altra copia, altra esperienza, stessa capacità d’amore. Paolo e Laura Puglisi, coordinatori provinciali dell’Associazione nazionale famiglie numerose, hanno “illustrato” la vita di una famiglia con cinque figli, di cui uno in affido, con le fatiche, i problemi, ma soppratutto le grandissime gioie che una situazione simile comporta. L’accoglienza alla vita, in qualunque momento arrivi, i primi tre figli sono in successione rapidissima, le esperienze di “ordinaria” carità, questi i cardini di questa famiglia che, anche se spesso si è spaventata, e questo li rende simili a tutti noi, non si è mai tirata indietro. Afferma Paolo. “Il Signore fa parte della nostra famiglia e questo non ci fa sentire mai soli”:Gli aneddoti, le storie tenere e comiche si susseguono: il piccolo Marco a una signora che, sconvolta dalla vista di una madre con due figli nel passeggino e uno nel marsupio, chiede: “Ma siete tutti fratelli?” risponde serafico: “No, siamo nati uno alla volta!”Quattro figli sono tanti, ma c’è ancora posto, si pensa all’affido. “Temevamo che ci dicessero di no, perché avevamo quattro figli, ci hanno subito accolto a braccia aperte proprio perché ne avevamo quattro”. E così arriva Sara, 12 anni e il suo “baule”, come lo chiama Laura, di dolori e di esperienze; baule che tutti insieme hanno aperto. Un’esperienza che non ha impoverito lei, ma ha arricchito tutti gli altri.“La famiglia è il luogo dove si sperimenta l’amore, quell’amore che viene da Dio”, questo il messaggio del neo eletto arcivescovo, al suo primo evento diocesano.Monsignor Benotto ha continuato ricordando la responsabilità che i genitori hanno nei confronti dei figli che Dio ha affidato loro, responsabilità che non si può delegare. “L’educazione alla fede inizia in famiglia, nessun catechista, nemmeno il più bravo, può sostituirsi ai genitori, nessuno potrà mai convincere un bambino che è importante pregare se non è abituato a farlo con i propri genitori”.Ricorda, monsignor Benotto, che è nella famiglia che tutti i membri devono e possono realizzare la loro vocazione, perché solo nella famiglia si trova, o si dovrebbe trovare, quella circolazione d’amore che permette ad ognuno di dare il meglio di sé, e realizzare il piano di Dio su ciascuno di noi. “Forse la difficoltà principale per dei genitori” afferma l’arcivescovo “è accettare il fatto che spesso il piano di Dio non coincide con il nostro”.L’ultimo, fondamentale, punto toccato da monsignor Benotto, la famiglia catalizzatrice di altre famiglie e in sostanza della società: “La vocazione non è mai individuale, la famiglia non è un nucleo chiuso, l’amore e la carità, per loro stessa natura, possono solo espandersi”.Con questi pensieri nel cuore i genitori si sono riuniti ai loro figli in cappella per la preghiera finale, le premiazioni del concorso per le scuole, “Le opere della Chiesa” e, non ultimo, per ammirare il risultato del gioco educativo dei ragazzi.I ragazzi avevano costruito un enorme cuore suddiviso in settori, tutti in comunicazione fra di loro, dove avevano segnato le quattro grandi realtà dove sperimentare la carità: Amici, Famiglia, Chiesa Mondo. La preghiera finale ha preso in esame queste quattro grandi realtà attraverso la lettura di brani evangelici e pensieri personali.A conclusione di questo intenso pomeriggio, la premiazione dei lavori presentati nell’ambito del concorso scolastico “Le opere della Chiesa”.

Quattro le scuole premiate: Scuola primaria “E. De Amicis” Pontedera, Istituto comprensivo “Pacinotti”, Classe V, insegnante Anna M. Rossi, per l’elaborato “Le opere di carità nella parrocchia del S. Cuore di Pontedera”. Partendo da una accurata ricerca storica attraverso la descizione delle attività, con l’ausilio di poesie, di disegni e cartelloni, sono riusciti a comunicare l’entusiasmo e la passione per l’attività caritativa che hanno avuto l’accasione di conoscere e apprezzare.

Istituto Comprensivo “I. Masih” Bientina-Buti, Scuola primaria, Cascine di Buti classe IV A, insegnante Patrizia Ciampi per un quadro delle opere caritative della Chiesa, sia in generale, che nella nostra regione e per finire nel proprio paese, con una dettagliata descrizione dell’opera della Casa della Carità, per l’attenzione dimostrata all’opera della chiesa in generale e locale in particolare in favore di coloro che vivono in situazioni di disagio.

Scuola primaria “Mazzini” Pontasserchio, classi V A e V B, insegnanti Cinzia Lodoli, Giuliana Romei, Ilaria Sabatini per il video sull’attività della Casa della Caritas di Pontasserchio, per la capacità di presentare un’esperienza vissuta e condivisa dai ragazzi e dagli stessi ospiti della casa.

Istituto Statale d’Arte “F. Russoli” Pisa, classe III B, indirizzi Architettura e Grafica, insegnante Paolo Redi, per l’elaborato “Un’ora di religione un po’ speciale” autori: Berretta, Calogero, Cantini, Carmassi, Di Marcantonio, Greco, Nicita, Tempestini e Todisco. Presentazione in Power Point della chiesa di San Torpè, con un’intervista a Padre Gabriele che illustra le attività caritative e assistenziali dei Padri Carmelitani e una toccante testimonianza di una ragazza rom.