Arezzo - Cortona - Sansepolcro

Gesù fra i dottori del tempio: così si racconta ai ragazzi.

Toccare il cuore dei fanciulli e dei ragazzi raccontando di Gesù è il desiderio di ogni catechista. Raccontare di Gesù è accompagnare dentro l’avventura di una storia che ci riguarda direttamente. «Raccontare è un’arte antica come il mondo. Le intenzioni sono le più svariate: istruire, comunicare, consolare, testimoniare, distrarre. Il racconto subentra al racconto e ogni volta la magia rinasce». Così si esprime Daniel Marguerat nel libro «Per leggere i racconti biblici». L’Ufficio catechistico diocesano ha proposto e continua a proporre un corso sulla «Narrazione» per cominciare ad imparare l’arte del raccontare. Da questa esperienza è nato questo racconto per un gruppo di bambini di sette-otto anni.

Mi chiamo Andrea e quando ero piccolo vivevo in Galilea a Nazareth. Abitavo in una piccola casa, non eravamo ricchi, mio padre faceva il pastore e tutte le mattine portava il gregge a pascolare sulla collina. La nostra casa era vicina a quella di Giuseppe e Maria e io e Gesù, il loro figlio, eravamo amici. Appena la mamma mi lasciava andare io correvo a casa di Gesù. Suo padre faceva il falegname ed aveva la bottega sotto casa.Gesù era il mio più grande amico, con lui stavo molto volentieri, era simpatico, buono, sempre di buon umore, generoso. Ogni pomeriggio giocavamo assieme e ascoltavamo i racconti di sua madre. Quando era il momento della lettura lui era sempre pronto e attento. Quell’anno partimmo anche noi, ormai avevamo 12 anni e potevamo affrontare il lungo viaggio verso Gerusalemme per celebrare la Pasqua nella nostra grande città. Dopo giorni di cammino, ecco Gerusalemme. «Siamo arrivati!», gridammo Gesù e io dopo esserci arrampicati sulla collina da cui si vedeva la città. Tutti ridevano, i più piccoli saltavano di gioia, finalmente eravamo arrivati.Ci sistemammo per la notte e il mattino seguente ci preparammo con i nostri abiti più belli: «Guarda che bella tunica che mi ha fatto la mamma!», gridai a Gesù appena venne a chiamarmi, poi l’ho guardai e vidi che indossava una tunica bianca, il suo viso era sorridente e mentre salivamo al tempio cantando i salmi, lui aveva uno sguardo raggiante! Siamo rimasti a lungo nel tempio, era bellissimo. Quando siamo ripartiti ero così stanco e frastornato per tutto ciò che avevo visto che mi addormentai come un ghiro. Quando mi svegliai il sole era già alto nel cielo, che fame.«Mamma cosa c’è per pranzo? Ho una gran fame». «Zitto zitto, non posso pensare a cucinare adesso, lo sai cosa è successo?». «Cosa è successo? Dimmelo». «Non si trova più Gesù! Sua madre è disperata, e Giuseppe sta preparando l’asino per tornare indietro a cercarlo, o poveri noi, cosa gli sarà successo». Mia madre non aveva ancora finito di parlare che ero saltato giù e stavo correndo verso il carro di Giuseppe e di Maria. Erano molto preoccupati, Maria piangeva. «Posso venire con voi a cercarlo? – chiesi subito –. Per favore, vi aiuterò a cercarlo».A Gerusalemme, c’era ancora molta gente: uomini, donne, bambini, le scale del tempio erano gremite di persone che si affrettavano ad entrare. Maria aveva visto per prima Gesù ed era in piedi accanto a lui. Giuseppe mi disse: «Vedi? Gesù sta parlando con i dottori della legge». Sentii Maria che gli diceva: «Figlio, perché hai fatto questo, tuo padre ed io angosciati ti cercavamo». Ma Gesù con una voce calma e piena di pace le rispose: «Perché mi cercavate? Non sapete che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Io non capivo che cosa Gesù volesse dire con quelle parole. Solo molti anni più tardi quando ormai ero un uomo ho capito che cosa volesse dire Gesù: lui è il figlio di Dio!