Venite in Terra Santa per testimoniare la nostra comunione ecclesiale e pregare insieme per più giustizia e più pace per tutti i popoli: è l’appello lanciato dal patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, che ieri ha chiuso una visita in Ungheria (dal 19 agosto), invitato dai vescovi locali per la solennità di santo Stefano, primo Re e primo Santo ungherese. Celebrando nella cattedrale di santo Stefano il patriarca ha ricordato la condizione in cui versa la Terra Santa: la situazione rimane molto difficile, soprattutto per le persone della Terra Santa, appartenenti a due popoli e a tre religioni, che continuano a soffrire. Pensiamo alle ingiustizie di cui sono vittima soprattutto gli arabi palestinesi: umiliazioni quotidiane, limitazioni di libertà di spostamento, di movimento, di possibilità di studio, di lavoro, di viaggio, di cure mediche; pensiamo al muro di separazione, lungo più di 700 km e alto circa 8 mt. che di fatto isola la popolazione locale. I cristiani palestinesi non hanno nemmeno accesso ai Luoghi Santi, visto che è molto difficile ottenere i permessi per motivi di sicurezza. Una situazione resa ancora più grave dall’esodo dei cristiani, oggi solo il 2% circa della popolazione, quasi tutti arabi palestinesi e giordani, più una percentuale molto ridotta di stranieri, nonché alcune centinaia di cristiani cattolici di lingua ebraica. Nonostante ciò, ha ricordato Twal, a Gerusalemme c’è una ricchezza molto grande di riti e di liturgia, sono presenti più di 100 congregazioni religiose, impegnate nel settore educativo, sociale oppure contemplativo. Un fenomeno degli ultimi anni è poi una presenza massiccia, in Terra Santa, di immigrati cristiani da altri popoli, per la maggior parte operai, impiegati, badanti, che a volte diventano più numerosi dei cristiani locali, vivendo in una situazione molto precaria, senza alcuna protezione legale. In Terra Santa ha aggiunto – stiamo sperimentando, a volte, un venir meno della speranza. Un’intera generazione di israeliani e palestinesi è cresciuta testimoniando e sperimentando violenza, occupazione, separazione, e odio. È diventato sempre più difficile immaginare un futuro di convivenza, più facile è incolpare gli altri, più difficile è perdonare. Eppure è stata la conclusione del patriarca – sappiamo che l’unica soluzione al conflitto è quella che riconosce la dignità intrinseca di tutte le persone che vivono in questa terra, israeliani e palestinesi, cristiani, ebrei e musulmani. Ogni uomo è infatti creato ad immagine di Dio, ed in quanto tale, è investito di dignità assoluta. (Sir)