Italia
Gentiloni: «l’Italia non si mette in pausa, il governo governerà»
Il premier, più volte sollecitato dalle domande dei giornalisti su scioglimento del Parlamento e data delle elezioni, è stato attentissimo a non invadere le competenze del presidente della Repubblica, invitando piuttosto ad avere il massimo rispetto per il suo ruolo istituzionale.
«L’Italia si è rimessa in moto dopo la più grave crisi del dopo guerra – ha detto Gentiloni – e il merito principale va alle famiglie, alle imprese, a chi lavora, a chi studia, a chi si prende cura delle persone. Non dilapidare questi sforzi è il primo impegno della prossima legislatura».
Il governo, dal canto suo, «non ha tirato a campare, ha fatto pochi annunci, ma non ha preso poche decisioni». Per quanto riguarda la campagna elettorale che sta per aprirsi anche ufficialmente, il premier ha affermato che «c’è un interesse generale del Paese a che siano limitati per quanto possibile la diffusione di paure, la promozione di illusioni e il dilettantismo».
«I problemi dell’instabilità politica non sono una malattia esclusiva dell’Italia – ha aggiunto Gentiloni guardando al resto d’Europa – ma vanno affrontati con serietà e competenza».
Nei rapporti tra Chiesa e Stato «faccio fatica a vedere le dissonanze». «Registro una delusione, che condivido», quella per la mancata approvazione della legge sullo ius soli, e «una posizione differente sul biotestamento», peraltro con «un atteggiamento di grande rispetto per le decisioni del Parlamento». Così si è espresso il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, rispondendo alla domanda di un giornalista. «Su tutto – ha aggiunto – domina la straordinaria fonte d’ispirazione che Papa Francesco rappresenta anche per un governo laico com’è quello della Repubblica italiana». Gentiloni ha citato in particolare il discorso del Papa per il 60° anniversario dei Trattati di Roma, «un discorso che consiglio a tutti di leggere», ha sottolineato. Quindi «da parte nostra – ha osservato ancora – non c’è stata soltanto una collaborazione tra due entità, com’è ovvio», ma anche «un motivo d’ispirazione».
Comunque, la mancata approvazione della legge sullo ius soli rappresenta per Gentiloni «un difetto dell’azione di governo» in quanto «non siamo riusciti a mettere insieme i numeri necessari», «ma il modo migliore per archiviare per tanti anni la legge sarebbe stato farla bocciare». «Sono convintissimo dell’importanza di questa norma – ha proseguito il presidente del Consiglio – perché il futuro si gioca sulla nostra capacità di non escludere», mentre «chi semina esclusione raccoglie odio». Gentiloni si è detto invece molto soddisfatto per i risultati raggiunti sui temi migratori. «Il 2017 è stato un anno di svolta», ha affermato. «Il nostro Paese dev’essere orgoglioso per la sua capacità di accoglienza – ha aggiunto il premier – e per aver dimostrato allo stesso tempo di essere capace di infliggere colpi durissimi ai trafficanti di esseri umani».
Gentiloni ha ricordato il primo corridoio umanitario dalla Libia attivato recentemente e ha descritto il «processo epocale» in corso da migrazioni gestite da gruppi criminali a migrazioni «controllate, legali e sicure». In questa chiave ha sostenuto che debba essere letta anche la presenza italiana in Niger, definito «principale Paese di transito dei flussi migratori».
«Rivendico introduzione del Rei e gli sgravi per il lavoro giovanile». «Certo, è ancora insufficiente, ma tra tante promesse più o meno fantasiose il Reddito d’inclusione è finalmente una misura nazionale concreta». Nella conferenza stampa di fine anno il premier Paolo Gentiloni «rivendica» l’introduzione del Rei come uno dei punti qualificanti del suo governo. «E rivendico anche gli sgravi per l’assunzione dei giovani, soprattutto al Sud», ha aggiunto il presidente del Consiglio riferendosi alle misure contenute nella legge di bilancio. «Abbiamo recuperato un milione di posti di lavoro perduti – ha sottolineato Gentiloni – anche se c’è poco da rallegrarsi e da scherzare», data la situazione in cui ancora ci troviamo. Il premier attende comunque di «poter misurare le ricadute sociali della crescita» che «è al doppio delle previsioni di appena un anno fa».
Gentiloni si è soffermato a lungo sulla legge di bilancio, affermando che «non era facile accompagnare la crescita rispettando le regole e non aumentando le tasse». Tra i provvedimenti di maggior spicco, nella sua visione, il «gigantesco piano per l’innovazione d’impresa», il cosiddetto «piano industria 4.0» che sta dando risultati importanti sul piano degli investimenti e della competitività delle imprese italiane, con cifre record per le esportazioni. «Siamo tra i quattro-cinque giganti al mondo per l’export industriale», ha precisato, lasciandosi andare eccezionalmente a una battuta: «A Roma direbbero ‘nun ce se crede’».
Quanto al capitolo banche, Gentiloni ha difeso l’operato del suo governo. «Non abbiamo regalato soldi ai mariuoli», ha sostenuto, ma «abbiamo difeso il risparmio» e impegnando «solo una frazione di quello che altri Paesi europei hanno speso per salvare le loro banche».