Lo aveva annunciato all’inizio del suo ministero episcopale nell’Aretino. «Se me ne date mandato aveva detto l’arcivescovo Riccardo Fontana durante l’omelia nella Concattedrale di Sansepolcro il 27 settembre chiederò al patriarca latino di Gerusalemme di avviare un gemellaggio fra quella comunità cristiana e questa Chiesa diocesana». A fare da spunto all’idea di Fontana il nome della diocesi che il Papa gli aveva affidato due mesi prima, quella di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, che porta nel suo stesso titolo la «tomba nuova» di Gerusalemme in cui Cristo è stato deposto. Sabato 9 gennaio il gemellaggio è stato accettato dal patriarca latino Fouad Twal, in un incontro a Gerusalemme fra Twal e una delegazione aretina guidata proprio da Fontana. «Il progetto spiega l’arcivescovo sarà perfezionato quando il patriarca visiterà la nostra diocesi». Diocesi che ha chiari legami con la Terra Santa se si considera che, secondo la tradizione, Sansepolcro è stata fondata dai santi pellegrini Arcano ed Egidio di ritorno dalla terra di Cristo. «Guardando a radici così profonde e precise afferma l’arcivescovo tutto ciò che riguarda la Terra Santa ci deve coinvolgere in prima persona». Ecco la scelta di lanciare un «ponte» fra la diocesi e il Patriarcato latino che «si esprimerà con gesti di carità verso i più poveri e in un impegno a favore della cultura della riconciliazione», sottolinea Fontana. E il vescovo indica le quattro “P” suggerite da Twal che faranno da comune denominatore al gemellaggio: «La preghiera, il pellegrinaggio e i progetti che rappresentano le colonne portanti su cui edificare la quarta “P”, quella della pace». La delegazione aretina che è giunta in Terra Santa giovedì 7 gennaio e che è ripartita alla volta dell’Italia domenica 10 era composta dai rappresentanti della diocesi (con il vicario generale monsignor Giovacchino Dallara), ma anche da esponenti delle istituzioni locali, delle categorie economiche e dell’associazionismo. Fra loro il presidente della Provincia di Arezzo, Roberto Vasai, il presidente della Camera di Commercio, Giovanni Tricca, e i rappresentanti dei Comuni di Arezzo e Cortona. Ha fatto parte del gruppo aretino anche la delegazione di Arezzo dell’Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme guidata dal nuovo delegato, il cavaliere Renato Brunetti, insieme al nuovo luogotenente per l’Italia centrale appenninica, il barone Giovanni Ricasoli Firidolfi. «Questo dimostra sostiene l’arcivescovo come un intero territorio possa farsi interprete dei forti disagi ma anche delle speranza e delle attese dei cristiani latini che vivono in questa regione del Medio Oriente». Da qui l’inizio di un cammino sotto il segno della carità. Tre le priorità: la costruzione di un complesso cristiano lungo il fiume Giordano, nel luogo in cui è stato battezzato Gesù; il progetto di una nuova università in Terra Santa; la realizzazione di settantadue appartamenti nella zona di Beth Safafa, alla periferia di Gerusalemme, per arrestare la fuga delle famiglie cattoliche. «Almeno una delle abitazioni annuncia Fontana sarà costruita dalla diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro». E poi c’è la sfida culturale. L’associazione «Rondine-Cittadella della pace» promuoverà una serie di borse di studio per «favorire la crescita del dialogo e della comprensione fra le parti». Da parte delle istituzioni del territorio aretino è emersa la disponibilità a collaborare con il Patriarcato latino per la formazione professionale, la valorizzazione dei prodotti agricoli, l’utilizzo delle energie alternative e interventi di credito a favore delle piccole imprese. Durante il colloquio con il patriarca, la diocesi ha donato a Twal una croce che riproduce il Volto Santo conservato nella Concattedrale di Sansepolcro. Nel corso della sosta in Terra Santa, la delegazione aretina ha incontrato anche l’arcivescovo Antonio Franco, nunzio apostolico a Gerusalemme, e ha visitato il cantiere delle nuove abitazioni a Gerusalemme promosso dal Patriarcato e la casa di accoglienza dei «Gesù bambini» di Betlemme tenuta dalle Suore del Verbo Incarnato. di Giacomo GambassiIl legame con la Terra SantaE’profondo il legame fra la diocesi e la Terra Santa. Come dimostra il passato e il presente di Sansepolcro. Fra le sue chiese nel centro storico ce n’è una dedicata a San Rocco che nell’oratorio della Compagnia del Crocifisso ospita un piccolo «tesoro»: è una copia del Santo Sepolcro di Gerusalemme, realizzata in pietra arenaria nel 1629. E non poteva essere altrimenti nella città della Valtiberina che deve il suo nome al sepolcro del Signore e che, secondo la tradizione, è stata fondata dai santi pellegrini Arcano ed Egidio di ritorno dalla Terra Santa.