Italia

Garante per l’infanzia, la Regione ora lo promette

Anche la Regione Toscana va verso la nomina del Garante regionale dell’infanzia e dell’adolescenza. Lo ha dichiarato l’assessore regionale alle riforme istituzionali, Agostino Fragai, concludendo a Firenze un seminario promosso dal Centro studi Minori e media assieme alla stessa Regione Toscana, che andrebbe così a far buona compagnia a Veneto, Friuli Venezia Giulia e Marche, ovvero alle uniche tre regioni italiane che hanno finora promosso questa figura prevista dalla Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e presente nella maggior parte dei Paesi europei.

A dire il vero, la Toscana dovrà accelerare i tempi perché non ha ancora una legge istitutiva, cosa che invece hanno altre nove Regioni, anche se solo tre l’hanno messa in pratica.

Eppure, come ha spiegato Laura Sturlese, presidente del Centro studi Minori e media, introducendo il seminario («Il garante regionale dell’infanzia e dell’adolescenza, esperienze a confronto») nella sede del Consiglio regionale della Toscana, «sono le Regioni che devono vigilare a che tutti, dalla scuola ai mass media, facciano il loro dovere in fatto di minori». Mentre Cesare Mirabelli , presidente emerito della Corte Costituzionale, a cui era stata affidata la prima relazione, ha ribadito che «il minore non ha diritti minori: è persona» e in quanto tale deve avere «diritti appropriati alla sua condizione».

Sono state poi messe a confronto le esperienze dei tre Garanti dell’infanzia e dell’adolescenza attualmente in funzione in Italia: Mey Mengarelli per le Marche, Francesco Milanese per il Friuli Venezia Giulia, Lucio Strumendo per il Veneto (la cui legge istitutiva risale al 1988). Se Mengarelli ha posto l’accento sulla necessità, da parte del Garante, di esercitare la sua funzione in base ai concetti chiave di accoglienza, ascolto e accompagnamento, e ha spiegato che ad oggi il 50% delle segnalazioni ricevute per minori riguarda segnalazioni conflittuali dei genitori, Milanese ha sottolineato la necessità «che il minore viva in un contesto tale che gli permetta che i suoi diritti vengano rispettati».

Secondo Lucio Strumendo è sbagliato ricomprendere la funzione del Garante dell’infanzia e dell’adolescenza in quella del Difensore civico: ci devono essere due distinti livelli istituzionali, proprio per quelli che sono i caratteri distintivi del minore. Per quanto riguarda la Toscana, i rappresentanti del Corecom e del Difensore civico, due organi di garanzia in funzione, hanno spiegato che sono comunque attivi da tempo o in via di attivazione progetti mirati sui minori, come guide rivolte a loro e il monitoraggio delle tv locali sulle figure dell’infanzia e dell’adolescenza.

Isabella Poli , direttore scientifico del Centro studi Minori e media, introducendo la tavola rotonda a cui è intervenuto anche il presidente del Comitato di applicazione del Codice tv e minori, Emilio Rossi, ha insistito nel fare attenzione a «valutare l’impatto che qualsiasi legge può avere sui minori». Ad esempio, anche una normativa sulle pensioni può avere un riflesso sui minori attraverso l’impatto che questa può avere nell’ambito della famiglia.

Anche per questo, «dal Convegno è emersa con chiarezza l’esigenza – a giudizio dell’assessore Fragai che, come detto, ha concluso i lavori – di promuovere una cultura diffusa a ogni livello sui diritti dei minori. Per questo occorre una figura con compiti specifici, e per questo andremo rapidamente ad elaborare una legge regionale in tal senso. Pensiamo anche a una sorta di holding delle figure di tutela dei diritti, che si pongano in rapporto proficuo tra di loro».A.F. Ma c’è da recuperareil tempo perdutoDI SIMONE PITOSSILa Toscana non ha il Garante per l’infanzia e l’adolescenza. Adesso ha la promessa dell’assessore Fragai, anche se è vero che nel nuovo Statuto entrato in vigore nel 2005, all’articolo 4, tra le finalità principali che la Regione persegue è contemplato «il diritto dei minori ad interventi intesi a garantirne la protezione sociale» (comma «d»). Ma in Toscana, afferma il direttore scientifico del Centro studi Minori e Media, Isabella Poli, «manca ancora la legge istitutiva del Garante e c’è solo un riferimento alle politiche per i minori nella L.R. 412005 sul sistema integrato di interventi per la tutela dei diritti di cittadinanza sociale». «Da tempo si parla di istituire il Garante dell’infanzia ed adolescenza a livello nazionale e regionale – continua – ed al Senato è stato presentato nel 2004 un testo unificato il cui iter legislativo ha incontrato, però, molti ostacoli».Nel luglio scorso, per iniziativa dell’Ufficio del Difensore civico regionale, è stata presentata la Carta dei diritti dei bambini in ospedale: è una raccolta delle disposizioni internazionali, comunitarie e statali a tutela dei diritti dei bambini malati, degenti presso strutture ospedaliere o curati a domicilio. «Non si tratta – spiega il difensore civico regionale Giorgio Morales – di un semplice elenco di “istruzioni”, ma l’ossatura dei diritti di cui i minori sono depositari. L’opuscolo risponde inoltre all’esigenza di diffondere e valorizzare i principi affinché diventino patrimonio comune e condiviso da tutto il servizio sanitario».

La raccolta è stata inviata a tutti i soggetti interessati (pediatri toscani, difensori civici locali, direttori delle aziende sanitarie, associazioni no profit) perché possa essere «utile strumento di conoscenza e testimonianza dell’aumentata sensibilità istituzionale verso bambini e adolescenti che versano in condizioni di oggettiva, maggiore debolezza». Sempre nel luglio scorso è stato rinnovato il protocollo d’intesa – in vigore dal 1999 – per lo scambio di flussi informativi su adozioni, affidamenti e abbandoni tra il Tribunale dei Minori di Firenze e la Regione Toscana. La mole di dati viene poi elaborata dall’Istituto degli Innocenti che, in base alla legge regionale 31/2000, svolge funzione di Centro regionale di documentazione sull’infanzia e l’adolescenza.

«Gli interventi sull’infanzia sono di carattere preventivo – spiega l’assessore alle politiche sociale Gianni Salvadori – in un’ottica di investimento sui minori e di coinvolgimento, per quanto possibile, della famiglia di origine la quale, parallelamente al lavoro condotto sul minore, è supportata nel superamento delle proprie difficoltà. Per l’attuazione degli interventi socio-assistenziali e socio-educativi a favore dei minori è stato individuato in ogni zona socio sanitaria un responsabile per l’Area dei minori che assicura unitarietà alla programmazione e alla realizzazione degli interventi, in maniera da non lavorare in modo parcellizzato sul minore. L’attività condotta attraverso l’Osservatorio sui minori e grazie alla gestione tecnica dell’Istituto degli Innocenti di Firenze – conclude l’assessore – ci permette di avere a disposizione serie storicizzate di dati statistici relativi alla condizione minorile e ai servizi per l’infanzia, l’adolescenza e la famiglia, utili per il supporto alla programmazione e alla realizzazione degli interventi su scala regionale».

Gli ultimi dati disponibili ci dicono che a sostegno di bambini in difficoltà si ricorre più spesso all’affidamento familiare (da 1.229 casi del 2002 ai 1.302 del 2004), un tipo di intervento che diventa più flessibile e articolato, con la netta prevalenza di affidamenti di tipo giudiziale rispetto a quelli di tipo consensuale (nel 2004 erano una percentuale superiore al 70% del totale), indice di situazioni conflittuali con le famiglie di origine, e con una rilevante presenza di affidamenti a parenti (pari a circa il 50% dei casi).

È in crescita poi, in tutte le zone, il numero dei bambini e dei ragazzi interessati da affidamenti familiari part-time (che superano i 160 casi nel 2004 contro i circa 100 del 2002); di rilievo è la crescita dei ragazzi stranieri in affido (da 381 a 487 unità nel periodo 2002/04). Prevalgono gli affidamenti di durata oltre i tre anni (che oscillano nel periodo 2002/2004 tra il 40 e il 50% del totale dei casi), seguiti da quelli di durata inferiore ai 2 anni (1 affido su 3).

La schedaNascita e funzione di una figuragià diffusa a livello europeoIl difensore civico sta per compiere due secoli di vita. La prima figura del genere fu istituita in Svezia nel 1809. Successivamente, dopo oltre un secolo, altri Paesi del Nord Europa seguirono l’esempio: la Finlandia nel 1919, la Danimarca nel 1955, la Norvegia nel 1962. Il difensore civico per l’infanzia (o meglio il garante) nasce invece nei primi anni ’80 del Novecento: in Norvegia nel 1980 e in Finlandia nel 1981. Attualmente questa figura, nelle sue varie forme, esiste in 75 Paesi del mondo: dall’Australia alla Germania, dal Costa Rica a Israele. Le principali funzioni del Garante per l’infanzia, la cui istituzione è prevista dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia, sono: tutelare i minori come soggetti titolari di diritti; vigilare sull’applicazione delle leggi di riferimento; valutare e determinare il possibile impatto sui minori di ogni proposta legislativa, regolamentare e di ogni altra misura adottata; accogliere e valutare le segnalazioni; promuovere un’autentica cultura dell’infanzia.