Firenze

Gambelli, saluto conclusivo: “Chiesa casa per molti”

Il saluto conclusivo del nuovo arcivescovo di Firenze al termine della celebrazione. Il testo integrale

“Maria, madre di Gesù e madre nostra aiutaci ad accogliere il tuo Figlio perché la Chiesa diventi una casa per molti, una madre per tutti i popoli e renda possibile la nascita di un mondo nuovo”. Così l’arcivescovo di Firenze Gherardo Gambelli ha concluso il suo saluto, al termine della celebrazione che oggi ha visto la sua ordinazione episcopale.

Sottolineando la concomitanza con la festa di San Giovanni Battista, Gambelli ha quindi aggiunto: “Proseguiamo il nostro cammino mettendo sempre più Gesù al centro della nostra vita, così sapremo riconoscerci come fratelli e sorelle e saremo testimoni credibili nel mondo della gioia del suo amore”.

Nei ringraziamenti, pensieri particolari al cardinale Betori, al cardinale Bassetti, ai vescovo toscani, ai vescovi venuti dal Ciad, alle tante persone che gli sono state vicine in questi giorni.

“La mia Università è stata il Ciad – ha affermato – ; vorrei rivolgere attraverso di voi i mei più vivi ringraziamenti a tante persone della vostra nazione che, forse senza nemmeno saperlo, mi hanno formato, aiutandomi a capire la bellezza e la forza del Vangelo”. 

Gambelli ha rivolto anche “un saluto pieno di affetto e di amicizia ai detenuti della casa circondariale di Sollicciano, a quelli qui presenti e a quelli che ci seguono attraverso la diretta streaming”.

Ricordando papa Francesco, ha citato il suo discorso pronunciato proprio a Firenze il 10 novembre 2015: “papa Francesco ci aveva lasciato un’immagine che mi piace riprendere: quella della medaglia spezzata a metà che le mamme consegnavano insieme ai neonati allo Spedale degli Innocenti. Quelle parole del papa, così importanti per tutte le diocesi italiane, lo sono in particolare per noi perché ci “riannodano” alla nostra tradizione più profonda e feconda. Parlo di quell’umanesimo che dopo la distruzione morale e materiale provocata dalla dittatura e dalla guerra seppe rifiorire facendo della nostra città un laboratorio di giustizia sociale e di pace fra le nazioni.

Come Chiesa fiorentina continueremo ad attingere a quelle radici per alimentare – in dialogo fattivo con tutti – quel nuovo umanesimo cristiano che consiste nel fare nostri i sentimenti di Cristo”.