Cultura & Società
Gadget, il doping è arrivato in edicola
Così van le cose in edicola, per finire in casa nostra. Il giornale si butta e il romanzone o il filmone restano. Magari non li leggiamo né li vediamo, però ci appaga possederli. Tenerli lì in vista In vista? Uno dei grandi misteri di questo inizio di secolo e millennio è dove cavolo la gente metta tutta la roba che si porta a casa dall’edicola. Giornali e riviste vengono sfogliati, perfino qua e là letti, per poi terminare la loro vita in modi vari ma comunque nobili: ieri ci incartavamo i carciofi, oggi li ficchiamo nell’apposito contenitore per il riciclaggio. Ma i libri? I cd? Le videocassette? Per la legge dell’incompenetrabilità dei solidi, in un bilocale non possono starci. Neppure in un trilocale. Neanche fossero foderati di scaffali e librerie. «O le cassette dell’Unità o me», pare abbia esclamato non molti anni fa più d’una moglie al marito che comunque si disfava del quotidiano prima di rientrare. O la moglie o la quadrilogia del West di Sergio Leone, che razza di dilemma. L’Unità, chissà perché, finito Leone finì per chiudere.
I gadget sono per la stampa ciò che il doping è per un atleta. Non c’è dubbio che sul momento ti fa andare più veloce, cioè vendere di più. Ma il successo è illusorio. Appena smetti di doparti, torni sui livelli di velocità, e di vendite, di prima. Nel frattempo hai sprecato un sacco di energie che potevi impiegare diversamente, ad esempio migliorando la muscolatura, il tuo livello professionale. Ma no, quelli continuano a doparsi. E in allegra compagnia. Fino a qualche settimana fa, con un abile dribbling, potevi alternare l’acquisto di Corriere e Repubblica evitando l’obolo obbligatorio dovuto all’acquisto del «femminile», di Sette o del Venerdì. Oggi si son messi d’accordo, escono assieme e devi sganciare.
Poi vai in edicola e sei assalito dalle tentazioni. Oh com’è carino il «trudino» del Giornalino di Trudy (7,50 euro); così carini che i Trendy peluche («Gli adorabili da coccolare») replicano con due pupazzetti ad appena 5 euro. Certe passioni possiamo capirle: Collezione di cristalli, prezzo speciale prima uscita 2,50 euro; meno comprensibile è la scritta in inglese Crystal fantasy collection: ci sono così tanti inglesi che fanno acquisti nelle edicole italiane? Sembra di sì, leggendo Doll’s house collection, le bamboline a 6 euro cadauna. Si sa come va: la prima uscita viene accompagnata da un bombardamento di spot, il prezzo è ridicolo, abbocchi e già alla seconda uscita devi sganciare almeno il doppio. Gli Aerei & elicotteri militari partono con il Tomcat a 4 euro, seguirà l’AH 64 Apache a 7 euro: un elicottero più d’un caccia? Mah.
In edicola come all’ipermercato: ti guardi attorno e scopri di avere bisogni e passioni di cui mai finora t’eri accorto. Vorrei tanto conoscere chi in questo momento sta costruendosi, a puntate, una scuderia in miniatura. O chi sta collezionando occhiali (Solo per i tuoi occhi). Chi si porta a casa il piatto in ceramica di Facilissimo in cucina. O chi sta collezionando gli Scacchi egizi con un’unica, fragile certezza: più di 40 non possono essere. O l’aspirante viaggiatore che sta deponendo nella vetrinetta vuota i Taxi nel mondo, giunti già alla seconda uscita a 6,5 euro a colpo. Con i taxi di Londra e New York caschiamo bene. Ma già quando toccherà ai taxi di Bucarest ci sarà da ridere.
C’è veramente da uscirne matti. Ritorna il dilemma iniziale: ma dove la mette la gente tutta ‘sta roba? Perché può anche essere roba che pesa, come i Soldatini in armatura, piombo dipinto a mano a 9 euro, 9 centimetri d’altezza, per ora siamo alla Guerra dei cent’anni. I Soldatini a cavallo sono alla cinquantesima uscita ma chi ha perso le prime stia tranquillo, prima o poi si riparte. Anche gli editori non sanno dove mettere tutta la roba che non vendono, nonostante i tagli alla distribuzione, che dopo le prime due-tre uscite cala anche del 90 per cento, parola d’edicolante che pure lui non sa più dove stipare siffatta paccottiglia.
Naturalmente può spuntare anche un gioiellino, come I misteri della Jungla Nera della serie dedicata a Salgari. Possibile che qualcuno non ne possieda già almeno una copia? Evidentemente sì, gli strateghi del mercato non sbagliano un colpo. Dovrebbero solo spiegarci chi cavolo sia la Ann Laursen Lucas che sul packaging di cartone esprime su Salgari tale impegnativo giudizio: «Un maestro della narrazione». Grazie tante. Dai «Misteri delle edicole italiane» per ora è tutto.
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