Anche il Consiglio mondiale delle Chiese (che raggruppa 349 Chiese cristiane per una rappresentanza di 560 milioni di cristiani in 110 paesi del mondo) ha inviato oggi un appello perché il prossimo G20 in programma il 2 aprile Londra sia un’occasione per andare oltre alle azioni di salvataggio finanziario di breve durata e cercare soluzioni di lunga durata fondate su base etica e principi morali. In una lettera al primo ministro inglese, Gordon Brown, il segretario generale dell’organismo ecumenico, Samuel Kobia, esprime la profonda preoccupazione delle Chiese per l’attuale crisi finanziaria ed economica. Le Chiese ritengono che questa crisi non sia di natura solamente finanziaria ed economica ma abbia anche dimensioni morali. La lettera contiene una serie di proposte. Il primo suggerimento alla comunità internazionale è quello di creare una nuova architettura finanziaria da sviluppare sotto l’egida delle Nazioni Unite e dove possa esserci una vasta partecipazione di tutti i Paesi e della società civile. Le Chiese chiedono anche di stabilire a livello internazionale e permanente meccanismi di controllo sui flussi dei capitali e di monitoraggio sui comportamenti speculativi. L’auspicio è che questa crisi non conduca ad una riduzione degli aiuti allo sviluppo ai paesi poveri.Sir