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FUNERALI VANZAN; MONS. MATTIAZZO, «DOVE LA RAGIONE UMANA TACE O BALBETTA, PIU’ FORTE ANELITO ALLA PACE»

“Matteo era partito pieno di vita e di speranza, era partito portando nel cuore il sogno della pacificazione per le popolazioni irachene e della possibilità di formarsi una famiglia. È tornato cadavere. Dinanzi a questa giovane vita stroncata dalla violenza, sentiamo tuttavia pulsare più forte l’anelito alla pace, che sale irrefrenabile dal cuore umano”. Così il vescovo di Padova, mons. Antonio Mattiazzo, nell’omelia pronunciata durante i funerali di Matteo Vanzan, il giovane caporalmaggiore dei lagunari ucciso nei giorni scorsi a Nassiriya, che si sono svolti stamani nella chiesa di Santa Maria Assunta a Camponogara (Venezia). “Ma siamo davvero capaci con le sole nostre forze e risorse umane di edificare la pace? C’è seriamente da dubitarne – ha proseguito il vescovo -. Quanta violenza e quanti attentati alla pace si commettono nei rapporti tra le nazioni, ma anche nei rapporti sociali tra noi: violenze nelle famiglie, nel mondo del lavoro, in tanti altri campi. E poi le ingiustizie”. Per mons. Mattiazzo “la pace si edifica sui pilastri della verità, della giustizia, della libertà, dell’amore. Ma sono pilastri fragili, inconsistenti. Perché spesso invece di cercare e mettere al primo posto questi valori, vi mettiamo la ricerca del potere, del prestigio, l’egoismo, la ricchezza materiale”. “Dinanzi alla bara di Matteo”, dove “la ragione umana tace o balbetta parole di una ben povera consolazione”, le parole di Cristo “Vi lascio la pace, vi do la mia pace”, ha concluso mons. Mattiazzo, suonano “come un pressante invito a convertirci a Lui e al suo Vangelo di pace affinché non vi siano esistenze umane stroncate dall’odio e dalla violenza”. Sir

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