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FUNERALI TERREMOTO IN ABRUZZO: CARD. BERTONE, MACERIE E VOGLIA DI RICOSTRUIRE

“Con immensa pietà ci siamo stretti idealmente attorno alle tante vittime, strappate immaturamente ai loro familiari da una morte crudele, e alle tante famiglie rimaste senza casa, privi delle cose più care. Ci ritroviamo numerosi in questo luogo per un atto di omaggio e di compianto, ma soprattutto per una celebrazione di preghiera”. Nell’omelia per le esequie delle vittime del terremoto in Abruzzo il card. Tarcisio Bertone, segretario di Stato Vaticano, ha ricordato “il mistero della morte” che “ci fa inginocchiare davanti a Dio” e “ci immerge nel suo amore eterno, perché in Dio è la sorgente della vita, il senso, il valore della nostra vita”. Di fronte al mistero “sentiamo però che non tutto è finito” e “siamo qui per pregare l’Autore della vita, sorretti dalla certezza, come afferma la Parola di Dio, che le anime dei giusti sono nelle mani di Dio buono e misericordioso”: “Accanto a queste bare, come accanto alla croce di Gesù stanno afflitti e sgomenti i parenti, gli amici, i conoscenti” e “a testimoniare la solidale presenza dell’intero popolo italiano ci sono le molte autorità civili e militari”, “i responsabili di questa regione, provincia e città”, “i volontari di tante associazioni venuti da ogni parte d’Italia”, “il Pastore di questa Chiesa e i sacerdoti” che “condividono l’esperienza dell’essere spogliati di tutto”.Un ricordo particolare è andato a Marco Carvagna, “il pompiere-papà di Treviolo, venuto da Bergamo e qui colpito da un infarto mentre cercava di salvare altre vite”: “In questa vostra città e nei paesi vicini, che hanno conosciuto altri momenti difficili nella loro storia, si raccoglie oggi idealmente l’Italia intera, che ha dimostrato, anche in questa difficile prova, quanto saldi siano i valori della solidarietà e della fraternità che la segnano in profondità”. Il segretario ha poi espresso alle vittime del terremoto la vicinanza del Santo Padre, “che sin dai primi momenti non ha smesso di pregare per voi, e che oggi ha voluto farsi particolarmente vicino a voi, oltre che con la presenza mia e del suo segretario particolare, mediante un suo messaggio”. Nell’ora odierna “di dolore e di smarrimento profondo”, la Parola di Dio conforta e assicura “che nulla può vincere la forza dell’amore”: “Nulla può contro l’amore, questo grido del cuore che regge l’urto dello spazio e delle distruzioni, perché noi non siamo fatti per la morte, siamo fatti per la vita” e “a Gesù che ha pianto davanti alla morte di Lazzaro, suo amico, rivolgiamo la richiesta accorata di aumentare la nostra fede” affinché “ci aiuti a trasformare questa morte in un atto di fede, di speranza e di amore, amore che si fa condivisione e fraternità”. Con il pensiero alla “consolazione che ci viene dalla fede”, il card. Bertone ha quindi aggiunto: “Penso a tutto questo e sento nascere la speranza nel cuore perché s’avverte già nell’aria che sotto le macerie c’è la voglia di ripartire, di ricostruire, di tornare a sognare” e “si tornerà con più forza, con più coraggio a ridare vita a questi luoghi”, “con la forza e la dignità d’animo che vi contraddistingue”. In momenti come questi “Dio può sembrare assente, il dolore può apparire una forza bruta e senza senso, le tenebre degli occhi pieni di pianto sembrano spegnere anche i più timidi raggi di sole e di primavera” ma è proprio adesso “che sentiamo emergere dal profondo la certezza dell’intervento amorevole di Dio”. Rivolgendosi ai presenti e ricordando loro che domenica “sarà la vostra Pasqua, una Pasqua che rinascerà ancora una volta dalle macerie di un popolo tante volte provato nella sua storia”, il segretario ha invitato a riprendere il cammino “insieme a Maria, portando insieme il dolore dell’incolmabile assenza dei defunti, con una presenza più assidua, fraterna e amichevole presso le loro famiglie”: “Ci aiuti Lei, la Stella della Speranza, a conservare salda la fiducia in Dio e in noi stessi, certi che un giorno rivedremo anche questi nostri cari defunti che ci hanno anticipato nell’avventura verso il Cielo”.

Sir