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FUNERALI OPERAI MORTI ALL’ACCIAIERIA THYSSENKRUPP; CARD. POLETTO: UN DRAMMA DI TUTTI

È “un dramma di tutti”: così, stamattina, il card. Severino Poletto, arcivescovo di Torino, ha definito la morte dei quattro operai dell’acciaieria ThyssenKrupp, durante il funerale delle vittime in corso nella cattedrale di Torino. “Desidero invitare tutti – ha detto – a sintonizzarsi con la mente, col cuore e soprattutto con la preghiera con l’evento drammatico che ci sta davanti: quattro bare che racchiudono i corpi straziati dal fuoco di questi operai che nel loro turno di lavoro notturno alla ThyssenKrupp hanno trovato la morte, il dolore indescrivibile delle loro spose, dei figli, dei genitori, dei parenti, dei colleghi di lavoro, lo sbigottimento generale di tutta la città e dell’intera comunità ecclesiale”. Per il porporato, “non ci sono aggettivi adeguati per commentare questo modo atroce di morire. È accaduto ciò che non dovrebbe mai accadere sul posto di lavoro, dove le persone si recano per guadagnarsi il pane col sudore e la fatica per costruire un futuro sereno e più sicuro per sé e per i loro figli”. In realtà, ha ribadito l’arcivescovo, “come da sempre insegna la Dottrina sociale della Chiesa, che il lavoro è per l’uomo e non l’uomo per il lavoro”.

“Questo in concreto – ha aggiunto il card. Poletto – significa che i diritti dei lavoratori, come tutti gli altri diritti, si basano sulla natura della persona umana e sulla sua trascendente dignità, come il diritto alla giusta remunerazione, il diritto al riposo e soprattutto il diritto ad ambienti di lavoro ed a processi produttivi che non rechino pregiudizio alla salute fisica e specialmente alla vita dei lavoratori”. La salute, dunque, “non può essere un prodotto da vendere in cambio di un posto di lavoro. Nessuno può cadere nel peccato di non occuparsi a sufficienza della salute dei lavoratori”. “Ciascuno – è stato l’invito del porporato – si assuma le sue responsabilità perché questa in Italia e anche qui da noi è una nuova questione sociale, anzi di più: una nuova questione etica”. Infatti, “la salute e la vita dei lavoratori, come di tutte le persone, sono valori primari che per nessuna ragione dovrebbero essere messi a rischio”. Poi un invito: “Vivere come ‘nostro’ il dolore dei familiari di questi defunti ed offrire loro la nostra vicinanza di affetto e partecipazione, fatta non di parole, ma di riflessione silenziosa e di preghiera”. Di fronte al dolore, infatti, c’è il rischio che scenda la “notte dello spirito”.

Occorre, allora, a giudizio del card. Poletto, una “lettura cristiana della morte e di queste morti: questi quattro nostri fratelli sono partiti da questo mondo in modo terribile ed improvviso, ma sono stati accolti con amore nelle braccia di un Dio che è Padre e ci ha creati per l’immortalità. Sono entrati nella vita eterna, che è vita vera, per cui il loro spirito, la loro identità personale non si è spenta”. Essi, ha aggiunto, “sono ormai per sempre col Signore e quindi, sia pure in modo diverso, ancora vicini a noi”. Queste verità della fede cristiana “devono toccarci nel profondo del cuore perché generano speranza e conforto, quel conforto che solo Dio può dare”. Così “la morte di questi lavoratori presentata a Dio insieme con la morte di Cristo assume il significato di un vero sacrificio che in modo misterioso con la grazia divina diventa anch’esso redentivo per le loro famiglie, per questa nostra città e per l’intera società”. Perciò, “deve ora emergere nella coscienza di tutti un impegno serio e responsabile: mai più morti come queste, mai più lavoratori dilaniati dal fuoco come questi quattro che abbiamo portato qui in una bara o i tre che ancora stanno lottando nei nostri ospedali per sopravvivere e ai quali vogliamo far giungere il nostro pensiero affettuoso e la nostra preghiera”.

“Non succeda mai – ha ammonito il card. Poletto – di dover recriminare ‘dopo’ ciò che si dovrebbe sempre impedire che accada prendendo per tempo le doverose precauzioni”. Di fronte al “grande ed indescrivibile” dolore per queste morti “ci riconosciamo – ha detto il card. Poletto – piccoli e poveri nel non saper confortare abbastanza queste persone sulle quali si è abbattuta questa immane tragedia”. Di qui l’invito “a prolungare ed allargare la nostra solidarietà” perché “queste persone non possono essere lasciate sole dopo che sarà passato il breve tempo delle emozioni, delle reazioni e della giusta richiesta di giustizia. Anche e forse ancora di più in futuro le dovremo accompagnare e sostenere”. I quattro operai deceduti, ha quindi osservato il card. Poletto, sono “autentiche vittime d’amore: sì, perché andavano al lavoro per dare una sicurezza economica” alle famiglie e “questa loro fatica quotidiana è diventata un vero sacrificio d’amore”, “pagato col prezzo altissimo della vita stessa”. “Sentitevi tutti accolti nel mio cuore di padre e pastore – ha concluso – mentre vi consegno nelle mani di Gesù e della Vergine Consolata, affinché questo momento solenne di preghiera, fatta più di gemiti di dolore che di parole, ci doni quel balsamo divino capace di guarire questa terribile vostra e nostra ferita”.

Sir