Cultura & Società
Funerali Fabrizio Frizzi. Don Insero: «Sta raccogliendo ciò che ha seminato»
E’ riuscito a unire un Paese intero, e il suo sorriso dal maxischermo in Piazza del Popolo sembra un timido ringraziamento a chi ha voluto rendergli l’ultimo saluto nella piccola basilica romana di Santa Maria in Montesanto, nota come chiesa degli Artisti, ma sembra rivolto in particolare alla gente comune che affolla la piazza dove fin dalle prime ore della mattinata si sono assiepati in migliaia per assistere dal maxischermo allestito accanto alla chiesa al suo funerale. Fabrizio Frizzi: «Un artista, un fratello, un amico», lo definisce don Walter Insero, direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali della diocesi di Roma e cappellano della Rai, che ne ha celebrato le esequie accompagnate dai canti eseguiti dal Coro della diocesi di Roma diretto da mons. Marco Frisina. All’inizio della Messa il sacerdote porta la vicinanza e la preghiera dell’arcivescovo vicario Angelo De Donatis. Palpabile la commozione, nella chiesa gremita e all’esterno, dove la gente ha salutato con un applauso scrosciante e interminabile l’arrivo della salma fin dal suo apparire in fondo alla piazza.
«La cifra della sua esistenza è stata la generosità, era consapevole di avere avuto una vita meravigliosa»; «abbiamo apprezzato la sua spontaneità, la sua genuinità», dice il sacerdote che nell’omelia interamente pronunciata a braccio delinea il ritratto dell’artista ricordandone la partecipazione a Telethon, alle partite del cuore e i viaggi a Lourdes per accompagnare con il treno bianco i malati con i quali «si faceva prossimo». «Oggi – osserva – questa chiesa è assediata all’esterno dall’affetto di chi vorrebbe ricambiare questa generosità». «Fabrizio è stato capace di donarsi e sta raccogliendo quello che ha seminato. Questo bene si trasformerà in benedizione».
Oltre alla generosità, «la sua capacità di compassione che è un dono di Dio: Fabrizio sapeva gioire ma anche patire con. Era un eterno ragazzo con lo sguardo puro sul mondo. Il dolore dell’altro non lo lasciava indifferente». Don Insero racconta di quando vent’anni fa donò il midollo osseo ad una bambina ricoverata all’ospedale romano Bambino Gesù, in assoluta riservatezza, senza fotografi e giornalisti, e assicura: «la sua anima non è morta, non è in questa scatola di legno». «Il combattente con il sorriso», lo chiamavano in Rai: un combattente che ha pregato per la guarigione ma era abbandonato e sereno, sostenuto dall’amore per la moglie Carlotta e per la figlioletta Stella. Il sacerdote prosegue: Ha saputo comunicare amore. Non è stato un personaggio ma una persona, amato e considerato uno di casa. E non manca un pensiero affettuoso per Carlotta e Stella: «Dio è padre degli orfani e difensore delle vedove, è un padre buono che provvederà alla vostra vita di tutti i giorni e lo farà anche con la preghiera di Fabrizio».
«La nostra vita sia un canto di lode alla tua bellezza e le nostre opere i raggi luminosi che illuminano le strade degli uomini. Donaci il tuo perdono e la tua benevolenza, donaci il tuo Spirito di sapienza e di bellezza, ispiraci con il tuo amore e la tua grazia, e donaci ali stupende affinché con l’arte ci innalziamo fino a te»: è un passaggio dell’intensa preghiera degli artisti letta a conclusione del rito funebre da Antonella Clerici e Carlo Conti. «Un piccolo grazie a lui che ringraziava sempre tutti»: con queste parole un commosso Flavio Insinna dà lettura della splendida poesia «Amicizia» di Jorge Luis Borges. «Credo che dall’alto con il suo sorriso ci guardi e ci accompagni», le ultime parole di don Insero, seguite da uno scrosciante applauso mentre la bara portata a spalla dagli amici si dirige verso l’uscita .