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Frontex o Mare nostrum? Purché non manchi un salvagente
Il ministro Angelino Alfano aveva detto: da ottobre l’operazione Mare Nostrum – che all’Italia costa circa 100 milioni l’anno – lascerà il posto agli interventi dell’agenzia europea Frontex. Da Bruxelles replica la Commissione: Frontex non ha soldi né uomini né navi né aerei, come può risultare efficace? I finanziamenti all’agenzia devono giungere dal bilancio comunitario che gli Stati hanno deciso di tagliare. Inoltre sono gli stessi Governi dei Paesi membri che non si decidono a varare una vera e solidale politica migratoria.
Ricapitolando: l’Italia ha fatto e sta facendo moltissimo e da sola non ce la fa più. Frontex e Commissione non fanno molto, ma non hanno gli strumenti per fare di più. Alfano parla di “scaricabarile”, ma forse si rivolge all’indirizzo sbagliato: non è il Palazzo Berlaymont, sede della Commissione, la porta cui bussare, bensì il Palazzo Justus Lipsius, sede del Consiglio, dove si ritrovano i capi di Stato e di governo dell’Unione europea (Italia compresa) che, è cosa risaputa, non hanno nessuna voglia di assumere in toto la responsabilità e gli oneri derivanti da un’emergenza che è continentale, non certo solo italiana, maltese o greca.
Dunque che il salvagente lanciato ai disperati del Mediterraneo porti la scritta Mare Nostrum o Frontex o Bagnini Europei o Emergenza28 o Facciamotuttilanostraparte conta poco. L’essenziale è che si salvino vite umane, si ridia dignità e speranza a chi è in cerca di una terra premessa, senza trascurare il contrasto alle migrazioni illegali e forzate e alla tratta di esseri umani. Ogni vita vale più di qualsiasi scaramuccia politica e di qualsiasi bilancio europeo.