Toscana

Fratres: la Toscana ha bisogno di sangue

di Emanuele PicciniTutto ciò che avete fatto ad uno dei piccoli tra i miei fratelli l’avete fatto a Me. Con questa frase tratta dalla preghiera del donatore di sangue di papa Giovanni XXIII, Franco Lenzi, presidente regionale dei gruppi Fratres toscani, comincia a parlare dell’appello estivo dei centri trasfusionali.

Perché parlando di donazione di sangue ha scelto proprio di cominciare con la preghiera di Giovanni XXIII?

«È vero, avrei potuto affrontare il tema da un punto di vista laico e soffermarmi sul fatto che la donazione di sangue è un dovere civico a cui tutti cittadini dovrebbero sentirsi chiamati, ma da membro della Fratres non ho potuto fare a meno di collegarmi alle radici della nostra associazione che prende avvio dall’alveo cattolico. Inoltre, partendo proprio da quella preghiera – e credo di non sembrare banale – il pensiero del cattolico non può non riaccostarsi all’immagine del Cristo sulla croce che con il suo sangue prezioso donò la vita al mondo intero».

Mettendola su questo piano però non le sembra di escludere i non cattolici?

«Per niente perché il mio voleva essere semplicemente un “appello estivo” ai cattolici che durante la loro villeggiatura non devono perdere di vista l’“amore verso il prossimo”. È proprio qui che entra in gioco la forza della carità – virtù teologale cristiana – come sorgente di amore gratuito verso chi si trova in stato di estrema necessità. Nel dire questo inoltre, come non pensare alla parabola del buon samaritano…».

Veniamo al dunque… Perché in questo momento è necessario donare il sangue?

«Da credente non posso fare a meno di confrontarmi quotidianamente con la mia coscienza e quindi non potrei mai nascondere la verità… Dallo scorso aprile, è iniziata a registrarsi una parabola discendente per quanto riguarda la donazione di sangue e immettendoci nel periodo estivo non vorrei che dovessimo trovarci a fare i conti con possibili imprevisti…».

Ciò significa che la Toscana in questo momento non è più autosufficiente per quanto concerne le scorte di sangue?

«Non creiamo falsi allarmismi perché nell’ambito delle ipotesi è possibile tutto ed il contrario di tutto. In ogni caso, se proprio vogliamo metterci l’anima in pace, possiamo sempre contare nell’aiuto di regioni vicine come l’Emilia Romagna».

Allora in definitiva come si spiega la parabola discendente?

«Semplicemente dal fatto che le attuali strutture ospedaliere toscane – ad esempio quella fiorentina di Careggi e quella pisana di Cisaniello – sono eccezionalmente progredite in ambito sanitario da divenire sempre più un punto di riferimento non solo per le stesse province toscane, ma pure per le altre regioni dell’Italia peninsulare ed insulare. In poche parole ciò significa che per far fronte ai trapianti, cure oncologiche o prestazioni geriatriche praticate a migliaia di persone toscane e non, il sangue degli attuali donatori non sempre potrà garantire in futuro il reale fabbisogno quotidiano».

Cosa suggerisce per far fronte a questo orizzonte che si sta delineando?

«Vorrei cominciare a dire che il tipico donatore di sangue si trova a divenire tale quando avverte il valore di una trasfusione per un familiare o un amico. Molti degli attuali donatori sono partiti proprio da “episodi di necessità” ed ogni anno effettuano dalle due alle tre donazioni… Se invece, in Toscana si diffondesse la “cultura e l’importanza della donazione” ed ipoteticamente aumentasse esponenzialmente il numero dei donatori (con circa una sola trasfusione annua cadauno) si verrebbe incontro non solo alle necessità della regione, ma anche alle altre richieste sul suolo nazionale».

Come vede l’apporto del giovane a questa opera di sensibilizzazione?

«I giovani sono molto sensibili a questi richiami, ma vanno continuamente stimolati. Magari i loro parroci possono rappresentare per molti di loro l’“elemento traino”. Tuttavia, ripenso ad iniziative come quella dell’estate scorsa con il calciatore Marco Donadel o al recente “Campanile Rock” (gara fra complessi giovanili parrocchiali) che indubbiamente hanno condotto diversi giovani a prendere una maggiore coscienza di quanto donare il sangue sia necessario».

La schedaLa Consociazione nazionale dei gruppi donatori di sangue «Fratres» trae la propria origine dalla Confederazione nazionale delle Misericordie d’Italia ed è stata fondata a Lucca il 19-20 giugno 1971 (attualmente 45000 adesioni nella sola Toscana) riuscendo poi a capillarizzarsi nella maggior parte delle regioni italiane. La Consociazione – in relazione al carattere marcatamente cattolico inerente alla propria vita associativa ed a quella dei singoli associati – mantiene rapporti sostanziali e di riferimento con l’autorità ecclesiastica, soprattutto attraverso la costante guida di un assistente spirituale. Ogni gruppo di volontari «Fratres», fondandosi appunto sui principi cristiani (che si ispirano al vangelo di Cristo come recita lo statuto nazionale) ha per scopo la mobilitazione dei cittadini nel campo della donazione anonima, gratuita, periodica e responsabile del sangue, degli organi e del sangue midollare la diffusione di un’adeguata coscienza alla donazione del sangue, nonché la promozione di iniziative funzionali a propagandare l’alto valore sociale della donazione degli organi e del sangue midollare. I volontari della consociazione nazionale dei gruppi donatori di sangue «Fratres» per la Toscana sono ogni mattina a disposizione per qualsiasi necessità (tel055/4378463).