Prato

Frank, il profugo scout diventato capo dei lupetti

L’uniforme e il fazzolettone sono rimasti in Africa, insieme a quello che Frank ha di più caro: una moglie e tre figli, che non sono partiti perché per loro la traversata del Mediterraneo sarebbe stata troppo pericolosa. «Il mio sogno – dice Frank – è quello di poterli riabbracciare qui in Italia, io sono dovuto andare via a causa della mia fede cristiana».Ora che si trova a Prato, accolto in una struttura gestita dalla Coop 22 del Santa Rita, Frank ha pensato di mettersi in contatto con gli scout pratesi. La fratellanza all’interno del movimento, esistente in tutto il mondo, è uno dei principi cardine del sistema educativo inventato dal fondatore Baden Powell. Così grazie a una capo scout che lavora al Santa Rita, Frank ha iniziato il proprio servizio nel gruppo Prato 3 a Santa Maria della Pietà. Da circa un mese il richiedente asilo è capo dei lupetti, i bambini e le bambine scout dagli 8 agli 11 anni. «All’inizio dell’anno, avevamo anticipato questa possibilità ai genitori – dice Irene Saccenti, una dei capi dei lupetti – e devo dire che non c’è stata alcuna voce contraria, anzi, la nostra scelta è stata compresa e incoraggiata. Coinvolgendolo pensavamo di fare un servizio a lui, invece anche per noi la sua presenza è una ricchezza». Anche i bambini hanno risposto positivamente all’inserimento di Frank nel gruppo. «Mi piace tantissimo stare con loro – aggiunge il nuovo capo – sto imparando molto e anche io ho la possibilità di insegnare danze e canti della mia terra».Frank ha 32 anni, nel Benin aveva un negozio di informatica. Venti anni fa ha deciso di abbracciare la fede cristiano cattolica, si è battezzato e per lui sono cominciati i guai. «Come molti nel mio Paese seguivo la religione vudù – spiega -, sono come una setta, se decidi di abbandonare metti a rischio la tua vita. Non ho potuto fare altro che scappare per proteggere me e la mia famiglia». La sua storia era già stata raccontata sulle pagine del nostro giornale, quando Frank portò una testimonianza alla veglia dei missionari martiri. Purtroppo la Commissione territoriale non gli ha riconosciuto il diritto alla protezione internazionale, «ma ho fatto ricorso – conclude Frank – e spero proprio che le mie ragioni possano essere ascoltate. Ho bisogno dei documenti per il ricongiungimento familiare».