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Francigena, verso un protocollo per valorizzare accoglienza e patrimonio ecclesiale
La Francigena si può percorrere in più modi, per fare sport o comunque con un occhio al fitness, per misurarsi con se stessi o per sperimentare una specie di turismo alternativo e anche a basso costo. Ma senza la dimensione religiosa o quantomeno spirituale del cammino, un pellegrinaggio lungo questa storica via non si può definire tale. È una consapevolezza che sembra investire sempre di più anche le amministrazioni locali, a partire dalla stessa Regione Toscana che sull’itinerario descritto oltre mille anni fa dal vescovo inglese Sigerico ha investito fondi ed energie con la speranza di un soddisfacente ritorno turistico. Pur senza negare questo aspetto, la qualità e le caratteristiche di quanti la percorrono oggi hanno poi evidenziato che la Francigena è ancora soprattutto ciò per cui è nata, un cammino verso una meta con un significato preciso. Per questo appare utile e significativa la ricerca sull’ospitalità e il patrimonio religioso lungo la Via compiuta per l’associazione Ad Limina Petri da tre giovani professionisti (che ce ne hanno parlato qui), su cui dicono adesso la loro anche l’assessore regionale al Turismo Stefano Ciuoffo e il vescovo delegato Cet Andrea Migliavacca, con l’introduzione dell’incaricato don Marco Fagotti, in vista di un probabile protocollo congiunto per la valorizzazione di tali realtà.