Associazioni e movimenti
Francesco live, le proposte dei giovani alle istituzioni
L'appello dei 1500 giovani: "Rendete allettante per noi la scena politica, dateci la possibilità di scoprire e spendere il nostro talento. Lasciateci essere rappresentativi". La Messa conclusiva presieduta dall'arcivescovo GHiusso
“Vogliamo essere parte della vita politica, con le nostre complessità e contraddizioni, con il nostro essere cristiani senza essere faziosi, con le nostre diversità. Rendete allettante per noi la scena politica, dateci la possibilità di scoprire e spendere il nostro talento. Lasciateci essere rappresentativi. Ci è stato detto che là dove c’è disponibilità all’ascolto il Verbo si fa carne. Chiediamo a voi di rendervi disponibili davvero all’ascolto delle nostre parole, perché diventino concretezza”. E’ stato questo l’appello deciso che Francesca, Giovanni, Maria Elena, Emanuela, Gabriele, Emmanuele e Maria, a nome dei 1500 giovani di Francesco Live hanno consegnato alla politica e alle istituzioni.
Lo hanno fatto questa mattina nella Basilica di Santa Croce dinanzi al presidente della Regione Eugenio Giani, al sindaco di Firenze Dario Nardella, e altri primi cittadini, fra cui quelli di Assisi, Stefania Proietti, e di Chiusi della Verna Giampaolo Tellini.
Si è concluso così Francesco Live, il meeting che per quattro giorni ha fatto di Firenze una città abitata dal sogno di 1500 giovani che, nel nome del Poverello d’Assisi, hanno riflettuto su tanti temi (ecologia integrale, economia, pace, giustizia sociale, politica, comunicazione, bellezza, arti) che interessano il presente e il futuro dell’Italia, dell’Europa e del mondo. Lo hanno fatto con la speranza nel cuore, nonostante la realtà intorno non induca a sperare. Le tante crisi nello scacchiere internazionale, l’emergenza climatica, la denatalità, la carenza di lavoro rendono i giovani spesso impauriti del domani. Lo hanno detto loro stessi nel documento che hanno consegnato alle istituzioni: “Siamo arrivati qui sentendoci spesso fuori posto, e facendoci un problema di questo. Abbiamo trovato in Francesco un fuori posto che ha reso questo posto un’opportunità”.
E sono scesi nel dettaglio delle loro proposte: il creato come casa comune: “Da anni viviamo un’emergenza climatica, perché non osiamo in questa direzione? Abbiate il coraggio – è stata la richiesta alle istituzioni – di prendere decisioni che guardano non al tornaconto elettorale, ma al futuro, delle quali possiamo beneficiare non noi, ma chi verrà”.
I giovani hanno posto anche la questione della casa come possibilità di futuro per loro. “Il mondo si lamenta spesso dei giovani adulti che abitano con i genitori, ma per noi comprare una casa, vivere da universitari fuori sede pagando un affitto dignitoso, pensare a realtà di cohousing senza enormi oneri burocratici non è possibile, è quasi un’utopia. Dateci l’opportunità di sognare in grande”.
E poi una provocazione: “Spesso ci raccontiamo che non esistono più i politici di una volta, che si stava meglio prima, ma ogni tempo ha le sue sfide. Voi come politici come volete essere ricordati? Per cosa volete passare alla storia?”
Francesco Live si inserisce tra le iniziative per gli ottocento anni delle stimmate di san Francesco e i giovani hanno riletto quel momento come una possibilità per riconciliarsi anche coi propri personali fallimenti: “Quanto è liberatorio poter condividere i nostri fallimenti e scoprire che non siamo soli, che abbiamo tutti le stesse paure. Abbiamo il diritto di fallire! La società ci porta a vivere il fallimento come la fine della vita. La paura del fallimento ci porta all’esclusione sociale. Vogliamo essere liberi di imparare dai nostri fallimenti, e si impara soltanto potendo rialzarsi, con il supporto di chi ci sta intorno. Si può star male senza che il mondo finisca. Si può star male e non vergognarsene. Siamo fallibili ma non falliti”.
La mattinata si è aperta con l’esecuzione dell’inno “Il nostro momento”, impreziosita dal violino suonato dal sindaco Nardella. Poi l’introduzione di fra Alessandro Martelli, motore di Francesco Live, il saluto di fra Giancarlo Corsini, guardiano della fraternità francescana di Santa Croce (“Siate portatori nel nostro mondo di un’altra mentalità: quella del Vangelo”, è stato il suo augurio). Quindi è stato letto il messaggio che il Papa venerdì ha fatto giungere ai partecipanti al meeting. A nome di Oikos, la rete francescana del Mediterraneo, fra Francesco Zecca e tre giovani in rappresentanza di altri 12 giovani di 9 diversi Paesi che si affaccino sul mare nostrum, hanno riassunto il lavoro svolto dal workshop internazionale Beyon the walls. “Noi giovani vogliamo uscire dall’ombra, tendere la mano e sorridere”, hanno detto, indicando, poi, tre proposte: avere una prospettiva mediterranea ai problemi locali; cercare queste soluzioni partendo dalle vulnerabilità e infine il desiderio di aprire il gruppo aOikos alla partecipazione di altri giovani, “per sviluppare un pensiero che porti a scelte concrete”. La prima tappa sarà a luglio con una summer school a Taranto.
Il presidente della Regione, Eugenio Giani, ha consegnato a fra Alessandro e ai giovani di Francesco Live il crest della Regione “per la stima e la sintonia con ciò che voi avete espresso in questi giorni”. Il sindaco Nardella ha invitato i giovani a “non smettere mai di essere curiosi. Se vi siete avvicinati a Francesco d’Assisi è perché siete stati incuriositi da lui: continuate così”, ha detto. “Mi auguro – ha aggiunto – che in questi giorni abbiate costruito amicizie e relazioni, perché se prendiamo le tre parole della rivoluzione francese – libertà, uguaglianza e fratenità – mi viene da pensare che abbiamo costruito molto sulle prime due parole, ma ci siamo dimenticati della fraternità, senza la quale non ci sono né libertà né uguaglianza”.
La Messa, presieduta da mons. Paolo Giuletti, arcivescovo di Lucca e delegato per la pastorale giovanile all’interno della Conferenza Episcopale Toscana, ha concluso Francesco live.
“In questi giorni – ha detto mons. Giulietti nell’omelia – vi siete chiesti cosa dice a noi Francesco, ma io vi giro un’altra domanda che mi è arrivata da alcuni adolescenti: Gesù dà la sua vita per noi, perché? Non c’era un altro modo? E che centriamo noi che siamo venuti duemila anni dopo? Non può esserci un altro modo? è una domanda che ritorna spesso anche nelle Scritture – ha osservato – La prospettiva della fatica, dell’ansia, della morte ci spaventano e la vita ce li mette sempre davanti, soprattutto quando si lotta per giustizia e la pace. E allora un altro modo c’è: fregarsene o ottenere il massimo risultato col minimo sforzo. Ma la vita diventa poco significativa. La conferma che c’è solo il modo della croce per vivere la vita è che Gesù è vivo. Questo è il modo che conduce alla vita immortale, ad una vita piena, che ci è stata donata col battesimo e trova compimento nelle scelte di ogni giorno, nei modi impegnativi di chi sceglie di pagare il prezzo del bene”, ha concluso l’arcivescovo di Lucca.