Vita Chiesa

Francesco in Turchia: dall’adorazione nella Moschea blu all’inchino a Bartolomeo

Iniziata con la preghiera silenziosa, scalzo, nella «moschea blu» di Istanbul, la seconda giornata di Papa Francesco in Turchia si è conclusa ieri sera con un gesto ancor più eclatante, nel linguaggio dei gesti religiosi, inchinandosi di fronte al patriarca ecumenico di Costantinopoli, fino a farsi baciare il capo, e chiedendo a lui, «primus inter pares» della Chiesa ortodossa, di benedire così «la Chiesa di Roma».

Jorge Mario Bergoglio trascorre tre giorni nel paese anatolico. Il primo, ad Ankara, è stato dedicato agli incontri ufficiali, a partire dall’incontro con Recep Tayyip Erdogan nello sfarzoso palazzo presidenziale. Il cuore del viaggio, però, è a Istanbul, l’antica Costantinopoli, seconda Roma, città segnata da secoli di incontri e scontri tra islam e cristianesimo.

Prima tappa, sabato 29 novembre, la moschea Sultan Ahmet. Doveva essere il secondo appuntamento, dopo Santa Sofia – nel corso dei secoli chiesa contesa tra i cristiani dei diversi riti, poi moschea, infine museo – ma  è stato invertito l’ordine per non sovrapporre la visita alla «moschea blu» con la preghiera dei fedeli musulmani chiamata poco dopo dal muezzin.

Jorge Mario Bergoglio si è tolto le scarpe ed ha ascoltato il gran muftì Rahmi Yaran che lo ha guidato dentro la moschea. Il gran muftì e il Pontefice si sono poi raccolti di fronte al mihrab, una sorta di abside che indica la direzione della Mecca verso cui i fedeli musulmani si inchinano in preghiera. Tre minuti a mani giunte, occhi chiusi, capo chino per il capo della cattolicità.

Benedetto XVI aveva fatto altrettanto nel 2006. Era giunto a Istanbul dopo un discorso, a Ratisbona, che irritò buona parte del mondo musulmano. Anche lui si fermò davanti al mihrab della moschea blu, sovrapponendo le mani, anche lui rimase in silenzio accanto al muftì. E concluse ringraziando l’esponente islamico «per questo momento di preghiera». E anche il Papa argentino ha fatto oggi una preghiera. Ma il termine ha interpretazioni e implicazioni che possono urtare le sensibilità tanto nel mondo cattolico quanto nella galassia islamica. Si è trattato di «adorazione silenziosa», si è affrettato a precisare il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, citando una frase detta poco prima dal Pontefice al gran muftì: «Non solo dobbiamo lodare e glorificare Dio, ma adorarlo».

Nel pomeriggio il Papa, che si  è mosso per Istanbul con un’auto berlina non blindata, ha celebrato una messa alla cattedrale dello Spirito Santo (leggi testo), unico momento per incontrare la locale comunità cattolica («Forse i cattolici non sono stati molto contenti che il posto era così piccolo…», ha ammesso in serata il portavoce vaticano Federico Lombardi). Bergoglio, alla presenza di esponenti di tutte le chiese cristiane di Turchia, ha esortato i fedeli a superare «le incomprensioni, le divisioni e le controversie» per essere «segno credibile di unità e di pace».

In serata, infine, il primo appuntamento con Bartolomeo alla sede del patriarcato di Costantinopoli, dove stamani, festa di Sant’Andrea, è tornato per una divina liturgia, la firma di una dichiarazione congiunta (leggi testo) e un pranzo insieme (nel pomeriggio l’incontro con un gruppo di profughi e il ritorno a Roma).

Bergoglio e Bartolomeo leggono i loro discorsi. Bartolomeo cita l’espressione, cara agli ortodossi, usata dal Papa la sera stessa dell’elezione al pontificato, quando, citando sant’Ignazio di Antiochia, ha definito la Chiesa di Roma «quella che presiede nella carità», formulazione che sottende un’idea meno verticistica e più collegiale dei rapporti tra Chiese cristiane. Sottolinea che – sebbene con Bergoglio sia la quinta volta che si incontrino, tra Roma e Gerusalemme – la visita a Costantinopoli, seconda Roma,  è il «primo atto» del Pontefice argentino in un cammino ecumenico «ricco di buoni auspici per il futuro». Quando il Papa finisce il suo discorso («Siamo fratelli nella speranza»), aggiunge a braccio una frase: «Le chiedo un favore: benedire me e la Chiesa di Roma». Si avvicina al centro della scena e china il busto davanti a Bartolomeo, che, anch’egli in piedi, un po’ spiazzato, lo abbraccia quasi tirandolo su.

Bergoglio restituisce l’abbraccio, poi sussurra qualche parola all’orecchio di Bartolomeo e torna a chinare il capo. Il «primus inter pares» della Chiesa ortodossa, a questo punto, gli bacia lo zucchetto bianco. Poi bacia la mano al Pontefice. Gesto «forte» (è la definizione di padre Lombardi) mai fatto da un Papa (sebbene non sia la prima volta, ha precisato lo stesso portavoce vaticano, non  è la prima volta che un Papa chiede una benedizione di un patriarca). Segno di rapporto paritario tra la Chiesa cattolica e quella ortodossa. Reinterpretazione del papato.

Messaggio al mondo di un leader religioso che parla il linguaggio del rispetto nei confronti delle altre fedi.