Vita Chiesa

Francesco, Angelus: nell’Immacolata il nostro destino più vero

Dopo aver invitato tutti a salutare Maria dicendo per tre volte «Piena di grazia!», il Pontefice ha sottolineato: «E così Dio l’ha guardata fin dal primo istante nel suo disegno d’amore. L’ha guardata bella, piena di grazia. È bella la nostra Madre! Maria ci sostiene nel nostro cammino verso il Natale, perché ci insegna come vivere questo tempo di Avvento nell’attesa del Signore». Maria è «una ragazza di Nazareth», un «paesino» di periferia. Eppure su di lei «si è posato lo sguardo del Signore, che l’ha prescelta per essere la madre del suo Figlio». In vista di questa maternità, «Maria è stata preservata dal peccato originale, cioè da quella frattura nella comunione con Dio, con gli altri e con il creato che ferisce in profondità ogni essere umano». Ma questa frattura «è stata sanata in anticipo nella Madre di Colui che è venuto a liberarci dalla schiavitù del peccato. L’Immacolata è inscritta nel disegno di Dio; è frutto dell’amore di Dio che salva il mondo». E la Madonna, ha precisato il Santo Padre, «non si è mai allontanata da quell’amore: tutta la sua vita, tutto il suo essere è un ‘sì’ a quell’amore, è un ‘sì’ a Dio».

Per Maria «non è stato certamente facile per lei!», tanto che «quando l’Angelo la chiama ‘piena di grazia’, lei rimane ‘molto turbata’, perché nella sua umiltà si sente un nulla davanti a Dio». In realtà, ha chiarito Francesco «il mistero di questa ragazza di Nazareth, che è nel cuore di Dio, non ci è estraneo. Non è lei là e noi qui. No, siamo collegati. Infatti Dio posa il suo sguardo d’amore su ogni uomo e ogni donna! Con nome e cognome. Il suo sguardo di amore è su ognuno di noi. L’Apostolo Paolo afferma che Dio ‘ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati’. Anche noi, da sempre, siamo stati scelti da Dio per vivere una vita santa, libera dal peccato». Si tratta di «un progetto d’amore che Dio rinnova ogni volta che noi ci accostiamo a Lui, specialmente nei Sacramenti». In questa festa, allora, «contemplando la nostra Madre Immacolata, bella, riconosciamo anche il nostro destino più vero, la nostra vocazione più profonda: essere amati, essere trasformati dall’amore, essere trasformati dalla bellezza di Dio». di qui l’invito: «Guardiamo lei, nostra Madre, e lasciamoci guardare da lei, perché è la nostra Madre e ci ama tanto; lasciamoci guardare da lei per imparare a essere più umili, e anche più coraggiosi nel seguire la Parola di Dio; per accogliere il tenero abbraccio del suo Figlio Gesù, un abbraccio che ci dà vita, speranza e pace».

«Ci uniamo spiritualmente alla Chiesa che vive nell’America del Nord, che oggi ricorda la fondazione della sua prima parrocchia, 350 anni fa: Notre-Dame de Québec», ha detto Papa Francesco, dopo la recita dell’Angelus. «Rendiamo grazie per il cammino compiuto da allora, specialmente per i santi e i martiri che hanno fecondato quelle terre. Benedico di cuore tutti i fedeli che celebrano questo giubileo», ha aggiunto. Ha, quindi, rivolto «un pensiero speciale» ai soci dell’Azione Cattolica Italiana che ieri rinnovavano l’adesione all’Associazione: «Auguro ogni bene per il loro impegno formativo e apostolico. E avanti, con coraggio!». Poi ha ricordato che ieri pomeriggio, «seguendo un’antica tradizione», mi sarebbe recato in piazza di Spagna, «per pregare ai piedi del monumento all’Immacolata». «Vi chiedo – ha affermato – di unirvi spiritualmente a me in questo pellegrinaggio, che è un atto di devozione filiale a Maria, per affidarle la città di Roma, la Chiesa e l’intera umanità». Infine, il Pontefice ha annunciato che nel rientro si sarebbe fermato «un momento a Santa Maria Maggiore per salutare con la preghiera la Salus Populi Romani e pregare per tutti voi, per tutti i romani».