Vita Chiesa

Francesco, Angelus: Essere cristiani non è un’etichetta

In realtà, “non è importante sapere quanti si salvano, ma è importante piuttosto sapere qual è il cammino della salvezza”. Ed ecco allora che “alla domanda Gesù risponde dicendo: ‘Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno’”. Ma “cosa vuol dire Gesù? Qual è la porta per la quale dobbiamo entrare? E perché Gesù parla di una porta stretta?”. L’immagine della porta “ritorna varie volte nel Vangelo e richiama quella della casa, del focolare domestico, dove troviamo sicurezza, amore, calore. Gesù ci dice che c’è una porta che ci fa entrare nella famiglia di Dio, nel calore della casa di Dio, della comunione con Lui”. Quella porta è “Gesù stesso. Lui è il passaggio per la salvezza. Lui ci conduce al Padre. E la porta che è Gesù non è mai chiusa, è aperta sempre e a tutti, senza distinzione, senza esclusioni, senza privilegi”. Perché, ha aggiunto a braccio, “sapete Gesù non esclude nessuno”.

“Qualcuno di voi – ha detto sempre a braccio -, forse, potrà dirmi: ‘Ma padre, sicuramente io sarò escluso, perché sono un gran peccatore, ho fatto cose brutte, ne ho fatte tante nella vita’. No, non sei escluso, precisamente per questo sei il preferito. Perché Gesù preferisce il peccatore sempre per perdonarlo, per amarlo. Gesù ti sta aspettando per abbracciarti, per perdonarti. Non avere paura. Lui ti aspetta. Animati, fatti coraggio per entrare nella sua porta”. Tutti “sono invitati a varcare questa porta, a varcare la porta della fede, ad entrare nella sua vita, e a farlo entrare nella nostra vita, perché Lui la trasformi, la rinnovi, le doni gioia piena e duratura”. “Al giorno d’oggi – ha sostenuto il Santo Padre – passiamo davanti a tante porte che invitano a entrare promettendo una felicità che poi noi ci accorgiamo dura un istante soltanto, che si esaurisce in se stessa e non ha futuro. Ma io vi domando: noi per quale porta vogliamo entrare? E chi vogliamo far entrare per la porta della nostra vita?”. Di qui l’invito “con forza”: “Non abbiamo paura di varcare la porta della fede in Gesù, di lasciarlo entrare sempre di più nella nostra vita, di uscire dai nostri egoismi, dalle nostre chiusure, dalle nostre indifferenze verso gli altri”.

“Perché Gesù – ha chiarito a braccio Papa Francesco – illumina la nostra vita con una luce che non si spegne più, non è un fuoco di artificio, non è un flash. No: è una luce tranquilla, che dura sempre e ci dà pace. Così è la luce che incontriamo se entriamo per la porta di Gesù”. Certo “quella di Gesù è una porta stretta, non perché sia una sala di tortura, ma perché ci chiede di aprire il nostro cuore a Lui, di riconoscerci peccatori, bisognosi della sua salvezza, del suo perdono, del suo amore, di avere l’umiltà di accogliere la sua misericordia e farci rinnovare da Lui”. Gesù nel Vangelo “ci dice che l’essere cristiani non è avere un’‘etichetta’”. Ma, ha continuato a braccio il Pontefice, “io vi domando: voi siete cristiani d’etichetta o di verità? Ciascuno si risponde dentro, eh? No, mai cristiani di etichetta”, ma “cristiani di verità, di cuore”. Essere cristiano “è vivere e testimoniare la fede nella preghiera, nelle opere di carità, nel promuovere la giustizia, nel compiere il bene. Per la porta stretta che è Cristo deve passare tutta la nostra vita”. Perciò, ha concluso il Santo Padre, “alla Vergine Maria, Porta del Cielo, chiediamo che ci aiuti a varcare la porta della fede, a lasciare che il suo Figlio trasformi la nostra esistenza come ha trasformato la sua per portare a tutti la gioia del Vangelo”.

“Per molti questi giorni segnano la fine del periodo delle vacanze estive. Auguro per tutti un ritorno sereno e impegnato alla normale vita quotidiana guardando al futuro con speranza”. Lo ha detto, stamattina, Papa Francesco, dopo la recita dell’Angelus da piazza San Pietro e l’appello per la pace in Siria. Il Pontefice ha voluto salutare “con affetto tutti i pellegrini presenti: le famiglie, i numerosi gruppi e l’Associazione Albergoni”. In particolare ha salutato le Suore Maestre di S. Dorotea, i giovani di Verona, Siracusa, Nave, Modica e Trento; i cresimandi delle unità pastorali di Angarano e Val Liona; i seminaristi e i sacerdoti del Pontifical North American College; i lavoratori di Cuneo e i pellegrini di Verrua Po, San Zeno Naviglio, Urago d’Oglio, Varano Borghi e San Paolo del Brasile. “A tutti una buona domenica e una buona settimana. Buon pranzo e arrivederci”, ha concluso.