Vita Chiesa
Francesco ai Gesuiti: «Se Dio non è al centro la Compagnia si disorienta»
Il Papa, secondo quanto riferisce Radio Vaticana, si è soffermato sulla figura di Pietro Favre, proclamato santo due settimane fa, compendio vivente dei caratteri spirituali e apostolici che rendono un gesuita aderente al suo dover essere. A cominciare dal cuore, vuoto e svuotato per amore, come fu quello di Cristo. «Siamo chiamati a questo abbassamento – ha detto Papa Francesco – essere degli svuotati. Essere uomini che non devono vivere centrati su se stessi perché il centro della Compagnia è Cristo e la sua Chiesa. E Dio è il Deus semper maior, il Dio che ci sorprende sempre. E se il Dio delle sorprese non è al centro, la Compagnia si disorienta. Per questo, essere gesuita significa essere una persona dal pensiero incompleto, dal pensiero aperto: perché pensa sempre guardando l’orizzonte che è la gloria di Dio sempre maggiore, che ci sorprende senza sosta. E questa è l’inquietudine della nostra voragine. Quella santa e bella inquietudine».
Per il Pontefice per chi milita nella Compagnia non c’è alternativa: «Bisogna cercare Dio per trovarlo, e trovarlo per cercarlo ancora e sempre. Solo questa inquietudine dà pace al cuore di un gesuita, una inquietudine anche apostolica, non ci deve far stancare di annunciare il kerygma, di evangelizzare con coraggio. È l’inquietudine che ci prepara a ricevere il dono della fecondità apostolica. Senza inquietudine siamo sterili». La figura di Pietro Favre fu tutto questo: «uomo dei grandi desideri», «spirito inquieto, indeciso, mai soddisfatto», animato dal «vero spirito che muove all’azione». «Abbiamo anche noi grandi visioni e slancio? Siamo anche noi audaci? Il nostro sogno vola alto? Lo zelo ci divora? Oppure siamo mediocri e ci accontentiamo delle nostre programmazioni apostoliche da laboratorio? Ricordiamolo sempre – ha concluso il Papa – la forza della Chiesa non abita in se stessa e nella sua capacità organizzativa, ma si nasconde nelle acque profonde di Dio».