Vita Chiesa
Francesco ai fidanzati: «Vivere insieme è un’arte»
Sulle note di «Jesus Christ you are my life» Papa Francesco ha fatto il suo ingresso con mezz’ora di ritardo sulla tabella di marcia – alle 12.30, invece che alle 12 come era previsto – in una piazza San Pietro confortata dal sole e da un tepore quasi primaverile. È la prima volta che un papa «festeggia» il giorno di san Valentino con i fidanzati, e la risposta è arrivata da coppie provenienti da ogni parte del mondo. Ad accoglierlo, il saluto di monsignor Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, organizzatore dell’evento.
«Il cuscinetto per le vostre fedi è la carezza del Papa per il vostro matrimonio». Monsignor Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia, ha concluso con queste parole il suo saluto al Papa, che ha voluto donare ad ognuno degli oltre 25 mila fidanzati presenti, e provenienti da 30 Paesi, un apposito «cuscinetto» dove poggiare le proprie fedi nel giorno delle nozze. «Oggi voi dite al mondo intero: non è bene vivere da soli, non c’è felicità nel pensare solo a se stessi. La Chiesa gioisce nel vedervi, vi abbraccia come questo colonnato, che non è liquido ma è solido, e anche la società vi guarda con stupore». «Preghiamo per la fidanzata che qui a Roma è stata picchiata e per tute le ragazze che sono vittima di uomini che scambiano per amore la propria violenza egocentrica». «Basta con la violenza sulle donne e i bambini!», ha esclamato il vescovo, secondo il quale «i responsabili della cosa pubblica dovrebbero essere più attenti a sostenere i fidanzati», provvedano «con più sollecitudine alle politiche familiari e del lavoro». «Troppi giovani sono disoccupati!», ha denunciato mons. Paglia.
«Non dobbiamo lasciarci vincere dalla cultura del provvisorio». È l’invito rivolto oggi dal Papa ai fidanzati. Rispondendo all’argomento della prima domanda rivoltagli da una coppia proveniente da Gibilterra – la «paura del per sempre» – il Papa ha detto che tale paura «si cura giorno per giorno affidandosi al Signore Gesù in una vita che diventa un cammino spirituale quotidiano, fatto di passi, di crescita comune, di impegno a diventare donne e uomini maturi nella fede». Il «per sempre», ha spiegato il Papa ai fidanzati, «non è solo una questione di durata! Un matrimonio non è riuscito solo se dura, ma è importante la sua qualità. Stare insieme e sapersi amare per sempre è la sfida degli sposi cristiani». Oggi, invece, «tante persone hanno paura di fare scelte definitive, per tutta la vita, sembra impossibile. Oggi tutto cambia rapidamente, niente dura a lungo… E questa mentalità porta tanti che si preparano al matrimonio a dire: stiamo insieme finché dura l’amore». «Ma cosa intendiamo per amore?», ha chiesto il Papa: «Solo un sentimento, uno stato psicofisico? Se è questo, non si può costruirci sopra qualcosa di solido. Ma se invece l’amore è una relazione, allora è una realtà che cresce, e possiamo anche dire a modo di esempio che si costruisce come una casa. E la casa si costruisce assieme, non da soli! Costruire qui significa favorire e aiutare la crescita».
«Gli sposi possono imparare a pregare anche così: Signore, dacci oggi il nostro amore quotidiano, insegnaci ad amarci, a volerci bene! Più vi affiderete a Lui, più il vostro amore sarà per sempre, capace di rinnovarsi, e vincerà ogni difficoltà». Lo ha detto il Papa, secondo il quale «l’amore quotidiano degli sposi è il vero pane dell’anima», ha detto a braccio. «Chiedete a Gesù di moltiplicare il vostro amore», l’invito del Papa, che ha esortato i fidanzati a non fondare la loro casa sulla sabbia dei sentimenti che vanno e vengono, ma sulla roccia dell’amore vero, l’amore che viene da Dio». «La famiglia nasce da questo progetto d’amore che vuole crescere come si costruisce una casa che sia luogo di affetto, di aiuto, di speranza, di sostegno», ha ricordato il Papa: «Come l’amore di Dio è stabile e per sempre, così anche l’amore che fonda la famiglia vogliamo che sia stabile e per sempre». «Anche per voi, il Signore può moltiplicare il vostro amore e donarvelo fresco e buono ogni giorno», ha assicurato Papa Francesco citando il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci: «Ne ha una riserva infinita! Lui vi dona l’amore che sta a fondamento della vostra unione e ogni giorno lo rinnova, lo rafforza. E lo rende ancora più grande quando la famiglia cresce con i figli».
Le tre parole per vivere bene insieme. «Vivere insieme è un’arte, un cammino paziente, bello e affascinante. Non finisce quando vi siete conquistati l’un l’altro… Anzi, è proprio allora che inizia!». Con queste parole il Papa ha risposto alla seconda domanda, rivoltagli da una coppia toscana. Ai fidanzati, il Papa ha dato le stesse «regole» per il «cammino di ogni giorno» che aveva già assegnato alle famiglie, e che «si possono riassumere in tre parole: permesso, grazie e scusa». «Permesso», ha spiegato il Papa, «è la richiesta gentile di poter entrare nella vita di qualcun altro con rispetto e attenzione», cioè «saper entrare con cortesia nella vita degli altri». Sono concreti, gli esempi fatti dal Santo Padre: «Bisogna imparare a chiedere: posso fare questo? Ti piace che facciamo così? Che prendiamo questa iniziativa, che educhiamo così i figli? Vuoi che questa sera usciamo?». A volte invece, «si usano maniere un po’ pesanti, come certi scarponi da montagna». Ma «l’amore vero non si impone con durezza e aggressività», ha detto il Papa citando i Fioretti di San Francesco: «Sappi che la cortesia è una delle proprietà di Dio, e la cortesia è sorella della carità, la quale spegne l’odio e conserva l’amore». «La cortesia conserva l’amore», ha assicurato il Papa: «E oggi nelle nostre famiglie, nel nostro mondo, spesso violento e arrogante, c’è bisogno di molta più cortesia».
«Grazie». «Sembra facile pronunciare questa parola, ma sappiamo che non è così, però è importante!», ha ammonito il Papa: «La insegniamo ai bambini, ma poi la dimentichiamo!». La gratitudine, invece, «è un sentimento importante», ha detto il Papa, che ai fidanzati ha chiesto: «Sapete ringraziare?», perché «l’altra persona è un dono di Dio, e ai doni di Dio si dice ‘grazie’». «Grazie», per il Papa, «non è una parola gentile da usare con gli estranei, per essere educati. Bisogna sapersi dire grazie, per andare avanti bene insieme nella vita matrimoniale». Infine, «scusa»: «Nella vita facciamo tanti errori, tanti sbagli. Li facciamo tutti. Forse non c’è giorno in cui non facciamo qualche sbaglio. La Bibbia dice che il più giusto pecca sette volte al giorno». «In genere ciascuno di noi è pronto ad accusare l’altro e a giustificare se stesso, ma questo è cominciato dal nostro padre Adamo», la denuncia del Papa: «è una storia vecchia, è un istinto che sta all’origine di tanti disastri. Impariamo a riconoscere i nostri errori e a chiedere scusa»: «Scusa se oggi ho alzato la voce, se sono passato senza salutare, se ho fatto tardi, se questa settimana sono stato così silenzioso, se ho parlato troppo senza ascoltare mai… Tante scuse al giorno possiamo dire».
Non esiste la suocera perfetta! «Sappiamo tutti che non esiste la famiglia perfetta, e neppure il marito perfetto, o la moglie perfetta. Non parliamo della suocera perfetta!». Lo ha detto il Papa, che con i fidanzati ha usato toni realistici e anche scherzosi per spiegare che «esistiamo noi, peccatori». «Gesù, che ci conosce bene, ci insegna un segreto: non finire mai una giornata senza chiedersi perdono, senza che la pace torni nella nostra casa, nella nostra famiglia», ha poi detto tornando su un tema che gli è caro». «È abituale litigare tra gli sposi», ha poi proseguito a braccio: «Forse vi siete arrabbiati, forse è volato un piatto, ma ricordatevi questo: mai finire la giornata senza fare la pace, questo è un segreto per conservare l’amore». «E per fare la pace – il consiglio di Papa Francesco – non è necessario un bel discorso, a volte basta un gesto. Perché se tu non finisci la giornata senza fare la pace, quello che hai detto il giorno dopo è duro, il giorno dopo è più difficile fare la pace». «Ricordate bene: mai finire la giornata senza fare la pace», ha ripetuto il Papa: «Se impariamo a chiederci scusa e a perdonarci a vicenda, il matrimonio durerà, andrà avanti». «Quando vengono nelle udienze o a messa gli sposi che fanno il cinquantesimo – ha infine rivelato il Papa quasi confidenzialmente – io gli faccio la domanda: chi sopporta di più? Tutt’e due, mi rispondono, e quella è una bella testimonianza».
Il matrimonio sia una festa cristiana. «Fate in modo che sia una vera festa, una festa cristiana, non una festa mondana!». E’ l’invito finale del Papa ai fidanzati, a proposito dello «stile» della celebrazione del matrimonio, oggetto della terza e ultima domanda rivoltagli da una coppia romana. Per spiegare il «motivo più profondo della gioia» del giorno del matrimonio, Papa Francesco ha citato il Vangelo delle nozze di Cana. «Quanto accaduto a Cana duemila anni fa, capita in realtà in ogni festa nuziale», ha ricordato il Papa: «ciò che renderà pieno e profondamente vero il vostro matrimonio sarà la presenza del Signore che si rivela e dona la sua grazia. È la sua presenza che offre il vino buono, è Lui il segreto della gioia piena, quella che scalda il cuore veramente». «E’ bene che il vostro matrimonio sia sobrio e faccia risaltare ciò che è veramente importante», ha raccomandato il Papa. «Alcuni – ha osservato – sono più preoccupati dei segni esteriori, del banchetto, delle fotografie, dei vestiti e dei fiori… Sono cose importanti in una festa, ma solo se sono capaci di indicare il vero motivo della vostra gioia: la benedizione del Signore sul vostro amore». «Fate in modo che, come il vino di Cana, i segni esteriori della vostra festa rivelino la presenza del Signore e ricordino a voi e a tutti i presenti l’origine e il motivo della vostra gioia», ha concluso Papa Francesco.
Aiutarsi a vicenda a crescere. Il segreto di un buon matrimonio? A rivelarlo, a braccio, a conclusione dell’udienza ai fidanzati, è stato il Papa: «Il marito ha il compito di fare più donna la moglie, la moglie ha il compito di fare più uomo il marito. Questo si chiama crescere assieme». Un atteggiamento, questo, che per Papa Francesco «viene dalle nostre mani, dai nostri atteggiamenti, dal nostro modo di amare». Così, può accadere che, «passeggiando per la strada, qualcuno dica: ‘Guarda quella!’. ‘Col marito che ha, si capisce’. ‘Guarda quello!’. ‘Con la moglie che ha si capisce’». «Sempre procurare che l’altro cresca!», l’invito finale del Papa, secondo il quale «è bello, per i figli, vedere un papà e una mamma che sono cresciuti insieme, facendo diventare l’uno e l’altro più uomo e più donna».