Vita Chiesa
Francesco ad Assisi: «Solo la pace è santa, non la guerra!»
Irrompe ad Assisi il grido delle vittime delle guerre, di chi vive sotto la minaccia dei bombardamenti ed è costretto a «lasciare la propria terra e a migrare verso l’ignoto, spogliato di ogni cosa». Di chi schiacciato dalla devastazione di una vita, incontra purtroppo troppo spesso «il silenzio assordante dell’indifferenza, l’egoismo di chi è infastidito, la freddezza di chi spegne il loro grido di aiuto con la facilità con cui cambia un canale in televisione».
Sono tornati qui a Assisi Papa Francesco e i leader delle religioni per dire basta a chi usa «il nome di Dio per giustificare il terrorismo e la violenza», per contrapporre la forza debole della preghiera alla prepotenza delle armi, per scuotere le coscienze di chi in nome di un nuovo e tristissimo «paganesimo della indifferenza», si gira dall’altra parte di fronte alla umanità ferita.
Soffia ancora forte lo Spirito di Assisi. Soffia forte perché sono passati 30 anni, i tempi sono cambiati ma il mondo si trova ad affrontare una terza guerra mondiale a pezzi che pervade dappertutto come un cancro le società di tutto il mondo con violenza e terrore, troppo spesso invocato con il nome di Dio. «Sete di pace» il titolo dell’incontro dei leader religiosi per la pace, promosso quest’anno dalla Comunità di Sant’Egidio, la diocesi di Assisi e le famiglie francescane. Oltre 500 capi religiosi e rappresentanti del mondo della politica e della cultura per due giorni si sono confrontati sui grandi temi della povertà, delle migrazioni, dei conflitti.
Papa Francesco si unisce a loro, mettendosi in preghiera nella città del poverello. Viene accolto dall’abbraccio del Patriarca ecumenico di Costantinopoli, dall’arcivescovo di Canterbury, dal patriarca siro-ortodosso di Antiochia Efrem II. Li saluta uno ad uno, stringendo mani e fermandosi a parlare con loro. Ci sono anche imam ed ulema, rabbini e rappresentanti delle religioni orientali. Ad accoglierlo, nello spirito di San Francesco, sono arrivati anche un gruppo di rifugiati. Hanno percorso le vie dei Balcani e le acque del Mediterraneo.
Nella Basilica inferiore del sacro Convento di Assisi, i cristiani pregano per tutti i Paesi colpiti dalle guerre e dal terrorismo. Per la pace nel Medio Oriente, per la fine delle tensioni nel Caucaso, per la pace in America Latina, per l’armonia tra i popoli in Asia, per la riconciliazione tra le due Coree. In altri luoghi, rabbini, imam, ulema, rappresentanti del buddismo, del taoismo, zoroastriani e taoisti rivolgono a Dio la stessa invocazione di pace, ciascuno secondo la propria tradizione religiosa. «Non ci stanchiamo di ripetere che mai il nome di Dio può giustificare la violenza. Solo la pace è santa, solo la pace è santa, non la guerra!».
Le parole di Papa Francesco nella piazza antistante la Basilica di San Francesco sono accolte da un fragoroso applauso. Anche il Patriarca ecumenico Bartolomeo chiede ai leader religiosi presenti un esame di coscienza per capire, dice, «dove forse abbiamo sbagliato, o dove non siamo stati sufficientemente attenti, perché sono sorti i fondamentalismi che minacciano non solo il dialogo con gli altri, ma anche il dialogo all’interno di ognuno di noi, la nostra stessa coesistenza. Dobbiamo essere capaci di isolarli, di purificarli, alla luce delle nostre fedi, di trasformarli in ricchezza per tutti».
La piazza di Assisi si alza tutta in piedi e in un minuto di silenzio vengono ricordate tutte le vittime delle guerre. Poi la lettura dell’Appello per la pace. La condanna è chiara ed inequivocabile: «Chi invoca il nome di Dio per giustificare il terrorismo, la violenza e la guerra – scrivono i leader religiosi -, non cammina nella Sua strada: la guerra in nome della religione diventa una guerra alla religione stessa. Con ferma convinzione, ribadiamo dunque che la violenza e il terrorismo si oppongono al vero spirito religioso».
La guerra non si fermerà e da domani ricominceranno la conta dei morti e la costruzione di nuovi muri. Ma Assisi ha mostrato al mondo un’altra pagina di questa storia. Il vero volto delle religioni che dicono no al terrore. Il vero volto di un’umanità che non si volta dall’altra parte ma è capace di porsi all’ascolto di chi è in difficoltà.