Arezzo - Cortona - Sansepolcro
Francesco a Cortona a 800 anni di distanza.
San Francesco torna a Cortona»: è questa la notizia che prossimamente un nutrito gruppo di laici affiancati da frati e suore porteranno in tutte le case della zona pastorale di Cortona-Castiglion Fiorentino. Ad ogni famiglia sarà consegnato un pieghevole, in cui è Francesco stesso che parla, rievocando la sua prima venuta a Cortona esattamente 800 anni fa: «Andai in piazza, salii sopra un sasso e, davanti a tutti quelli che si erano radunati, cominciai a predicare il Vangelo». E prosegue: «Molti furono toccati dalle parole del Vangelo che annunciai. Oggi, dopo tutto questo tempo, è proprio l’ora che io torni a Cortona per dirle di nuovo». Come? «La sera di Pentecoste, tornerò a predicare attraverso un mio figlio speciale, che cercherà un sasso sul quale salire per predicare di nuovo il Vangelo». Domenica 12 giugno, festa di Pentecoste, infatti, alle 18, in piazza della Repubblica a Cortona, padre Raniero Cantalamessa, predicatore del Papa fin dal lontano 1980, farà rivivere ai cortonesi e a tutte le persone che accoreranno in piazza l’evento straordinario di ottocento anni fa. La predicazione di padre Raniero sarà il cuore delle celebrazioni, che i frati francescani della città cortonese e le Sorelle Clarisse hanno voluto organizzare per ricordare gli ottocento anni dalla venuta del Santo di Assisi a Cortona. Le celebrazioni avranno inizio sabato 21 Maggio alle 17 nella chiesa di San Francesco, con un incontro di preghiera presieduto dai Ministri Provinciali delle tre famiglie francescane. Alle 18 al teatro Signorelli avrà luogo una tavola rotonda sull’evento, a cui parteciperanno padre Pietro Messa, il professore Edoardo Mirri e il sindaco di Cortona Andrea Vignini. La corale «Santa Cecilia» eseguirà canti del Laudario cortonese. L’ingresso è libero e al termine sarò offerto a tutti un aperitivo preparato dagli alunni dell’Istituto Vegni. Le celebrazioni si concluderanno il 3 ottobre, assieme all’arcivescovo Fontana, con un momento di preghiera nel ricordo della morte di San Francesco. «La fama di una persona o di un evento», scrive padre Teobaldo, 86enne «patriarca» della fraternità francescana delle Celle, «è in molti casi una fiammata che si spegne con la celerità con cui ha fatto la sua comparsa. Non è così della santità di alcuni uomini, che sembra piuttosto rafforzarsi col passare del tempo, per cui essi e alcuni dei loro atti rimangono nella memoria popolare senza fine. San Pio da Pietrelcina, ad esempio, uno dei santi illustri della nostra epoca, a chi gli faceva notare l’affluenza delle persone a San Giovanni Rotondo, diceva tra l’umoristico e il profetico: “Vedrete dopo!”. E “dopo” si è vista tanta di quella gente interessata a lui quanta mai se ne era vista quando era ancora in vita. Così Francesco di Assisi, ad un confratello che gli diceva: “Queste tue misere vesti alla tua morte saranno sostituite con drappi di seta”, senza nascondersi dietro schermi di falsa umiltà, rispondeva : “Sarà proprio così!”. Per la città di Cortona – scrive ancora padre Teobaldo – sarebbe impossibile non ricordare la prima visita di Francesco e non celebrare l’ottavo centenario di questo evento. In quel 1211 accadde infatti che, avendo da poco ricevuto dal Papa l’autorizzazione a predicare al popolo, dall’Umbria, con la quale Cortona confina, Francesco entrò forse per la prima volta in Toscana e il più prossimo e popoloso borgo che incontrò fu appunto Cortona. Sembra, come si legge in un racconto dei “Fioretti”, che le città poste su un colle, come del resto erano molti luoghi del tempo, esercitassero una specie di attrazione magnetica sull’animo di Francesco, perché era lì che trovava la gente alla quale si sentiva mandato. In realtà i poli di attrazione per lui erano due, come chiaramente si legge nel capitolo dodicesimo della “Legenda maggiore” di San Bonaventura. Il primo, la solitudine delle caverne e dei boschi dove appassionatamente incontrava indisturbato il suo Signore. Ma proprio in questi luoghi ad un certo momento sembrava che Dio gli dicesse: “Francesco è bello stare qui con me, ma quanta gente là fuori non mi conosce ancora!”. E tanto bastava perché in Francesco nascesse il richiamo del secondo polo, per cui, “quasi correndo”, come si legge nel testo citato, andava nelle frazioni e nei borghi ad annunziare in modo così travolgente il Vangelo che, dice il suo primo biografo, “de toto corpore suo fecerat linguam” (“di tutto il suo corpo aveva fatto una lingua”). Cortona – conclude padre Teobaldo – ha tra l’altro l’invidiabile privilegio di conservare, si può dire intatte, le immagini concrete dei due poli verso i quali Francesco era attratto: la solitudine dell’Eremo della Celle, da lui fondato, e la piazza della Città dove, secondo la “legenda” del Beato Guido, divenuto poi suo discepolo, nella sua prima venuta a Cortona, Francesco predicò al popolo». di Benito Chiarabolli