Arezzo - Cortona - Sansepolcro

Frammenti di storia di lingua «italiana».

La lingua locale (e non solo) si evolve liberandosi di parole ed espressioni ormai desuete, accogliendo neologismi di varia provenienza. A questo processo distruttivo non si sottraggono quei francesismi che nel passato hanno avuto una loro valenza e che le nuove generazioni rischiano di ignorare per sempre, inseguendo le rotte linguistiche di internet. Alcuni esempi: il nostro «Alò» (dal verbo aller) è una interiezione esortativa molto diffusa ancora tra la gente monterchiese; il vocabolo «buatta» nel linguaggio popolare indica ancora oggi un pacchetto contenente prevalentemente tabacco o altri oggetti (per estensione); associato al sigaro toscano il termine «spuntature» (rimasugli). Risalendo ai secoli passati soprattutto in campo gastronomico troviamo il vocabolo «fricassea» indicante una vivanda fatta di carne sminuzzata e cotta in stufato: l’espressione «pollo e fegatini in fricassea» è ancora di uso corrente, come le parole «bigné», «ragù» e «vin brulé» potrebbe considerarsi un francesismo il termine «caffé», «caffetteria» e «caffettiere». Nell’arredamento casalingo troviamo vocaboli come «comò», «armuà» (mobile che in certi ambienti borghesi serviva alle donne per rimirarsi) «buffet», «tolette», «bagiù» (da abat-jour). Nel settore moda troviamo «bigiù», «godé» (una sottana scampanata), «pense» (piega), «scignion» (si ottiene arrotolando i capelli dietro la nuca). Nel linguaggio quotidiano ricorre spesso la parola «sanfasò» fare una cosa alla meglio come viene viene.Mario Massi