Già da molti decenni è stata ripresa a Cortona la suggestiva tradizione che vede sfilare nelle strade cittadine gli antichi simulacri della Passione, sintesi della fede e dell’arte delle Compagnie laicali dei tempi passati. La processione, che si svolge ogni anno la sera del Venerdì Santo, parte dalla chiesa dello Spirito Santo, dove è custodito il «Cristo morto», e, snodandosi per tutta la città, fa incontrare gli altri simulacri, ricomponendo così per immagini il racconto della Passione.Insieme ai simulacri, e come punto convergente della devozione e della venerazione, viene portata in processione la reliquia della Croce santa, reliquiario bizantino proveniente da Santa Sofia in Costantinopoli. È una placca di avorio finemente lavorata, portata in battaglia dagli imperatori di Costantinopoli e recata in dono a Cortona da Frate Elia, il successore di San Francesco alla guida dell’Ordine. Gli altri simulacri, tutte statue a grandezza naturale e di notevole pregio artistico, sono: il «Cristo orante», raffigurante Gesù in preghiera nell’orto degli Olivi, che si conserva nella chiesa di San Marco; il «Cristo alla colonna», forse il simulacro di maggiore interesse artistico, che si trova nella chiesa di San Benedetto; il «Cristo con la croce», che proviene dalla chiesa di San Niccolò; il «Cristo morto», opera del cortonese Francesco Fabbrucci (1687-1767), presente nella chiesa dello Spirito Santo.Suggestiva tradizione popolare della Val di Chiana, ma antica consuetudine anche in Cortona, è il «volo» della notte del Sabato Santo. Durante il canto del «Gloria», si spalanca la porta della Cattedrale ed entra, portata di corsa da robusti confratelli delle antiche Compagnie laicali, la statua del «Cristo risorto», anch’essa opera dello scultore cortonese Francesco Fabbrucci che la realizzò nel 1750. Il tutto avviene con il suono delle campane a festa, finalmente «slegate», e lo scoppio dei mortaretti.Il martedì di Pasqua poi, a conclusione della solennità pasquale, la stessa immagine del «Cristo risorto» ripercorre, tra una festa di popolo che accorre anche dalla campagna e dai paesi vicini, le medesime strade cittadine che lo avevano visto sofferente e morto.Fra le tradizioni provenienti dal mondo agricolo del passato e abbinate alle celebrazioni liturgiche della Pasqua, le nostre persone anziane ricordano la consuetudine di «legare le piante»: il Sabato Santo, a mezzogiorno, quando prima della riforma liturgica si celebrava la Risurrezione del Signore, nelle campagne ci si teneva pronti per rinnovare un’antica credenza. Si preparavano lunghi vinchi e si aspettava che si «sciogliessero» le campane che annunciavano la Risurrezione. Non appena le campane cominciavano a suonare, i più giovani con questi vinchi correvano a più non posso da una pianta da frutto all’altra per legarne il fusto. La corsa terminava con il cessare del suono delle campane. Si riteneva che le piante «legate» avrebbero portato frutti in maggior abbondanza.