Cultura & Società
Fra storia e leggenda: le città toscane scomparse
di Carlo Lapucci
Oggi, anche volendo, non sarebbe più possibile andare a Canossa: non solo Matilde si trova a far terra per ceci, ma anche il Papa ha altro da fare che aggirarsi tra le rovine del castello, di cui restano solo poche pietre. Eppure fu una rocca imprendibile e famosa per l’umiliazione, nota in tutto il mondo. Le città prima o poi scompaiono, o rimangono di loro solo piccoli villaggi: Troia, Sparta, Micene, Tebe, Susa, Persepoli, Selinunte, Pompei, Nora. Il fenomeno attualmente con l’espansione straordinaria che ha avuto la popolazione del globo non è avvertito: le città, se non aumentano il numero di abitanti, rimangono stabili, pure l’esperienza dice che quel che è avvenuto avverrà, anche se in maniera lenta, che per i contemporanei è quasi inavvertibile.
Luni, grande colonia romana nel II secolo, fu pressoché una metropoli raggiunse 10.000 abitanti, poi decadde. Ubisaglia, nella provincia di Macerata, conobbe antichi splendori, ma era già in grave decadenza. Chiusi fu una delle più potenti città etrusche e regno di Porsenna; della gloria di Senigallia rimane appena la proverbiale fiera, dove, come si dice, valeva la regola: chi ha avuto ha avuto.
Molte storie mitologiche e leggendarie sorsero durante il Rinascimento. Ogni epoca ha le sue manie e quel tempo ebbe l’idea che non potesse esistere una cosa degna di considerazione se non aveva rapporti con il mondo classico e dove non c’erano s’inventavano. La tendenza andò avanti e si sviluppò nei secoli successivi, finché il Romanticismo gli dette l’ultimo tocco inventando anche le rovine, che venivano costruite ex novo nei parchi all’inglese, come elemento suggestivo. Oggi, qualunque cosa serva a incrementare il turismo, trova subito seguaci devoti e accesi sostenitori, per cui si va avanti così. Spesso qualche base di verità esiste.
Cosa per la storia fu un’antica e fiorente città dell’Etruria, devastata nel V secolo forse dai Visigoti. Nel IX risorse sulle sue rovine Ansedonia, a sua volta distrutta. Testimoniano la sua potenza opere imponenti come la celebre Tagliata etrusca, che corre per cinque chilometri sboccando al mare in una zona rocciosa. Il Bagno della Regina è una serie di cunicoli allagati, sotto cupole rocciose, illuminate da aperture nascoste dalla vegetazione. Forse fu un luogo di culto collegato alle acque; resta un mondo di suggestiva bellezza. Già Fazio degli Uberti scriveva nel Dittamondo (Libro III, cap. 9):«Là è ancora dove fu Ansedonia, / là è la cava dove andar a torme / si crede i tristi, ovvero le demonia». La leggenda vuole che il canale sia stato fatto scavare da una regina, bella quanto perversa, la quale vi fece il luogo dei suoi piaceri nuotandovi nuda con cortigiani e cortigiane e dandosi a ogni sorta di perversità. L’ira divina permise che si precipitasse nello Spacco, proprio mentre vi si svolgeva un’orgia, un’orda di demoni i quali distrussero la città e la reggia. I peccatori furono tutti trascinati all’inferno per le voragini spaventose che ancora si vedono.
Altra città leggendaria è Apua, sugli Appennini della Lunigiana, che fu distrutta probabilmente dai Romani, ma può darsi anche dai Saraceni. Si vuole che prima che la abitassero i Liguri apuani sia stata fondata dalla Regina di Saba, deviando il fiume Magra per trovare lo spazio utile all’insediamento. Ma non si saprebbe neppure dire con precisione dove si sia trovata quella città. La storia si confonde con quella di Pontremoli, che qualcuno vuole sorga sopra le rovine di Apua.
La storia sa essere anche ironica quando vuole. Col curioso toponimo di Poggio Buco, nei pressi di Manciano, pare che sia da identificare il pochissimo che rimane di una città fantasma detta Statonia, che ebbe, secondo la leggenda, i suoi grandi fastigi in tempi imprecisati, ma antichi certamente. Non si sa nemmeno se Poggio Buco fa sul serio, perché alcuni esperti vorrebbero che Statonia sorgesse invece fuori della Toscana, nella zona di Ischia di Castro.
Il seguito e l’esito della vicenda non si immagina: è un capitolo che forse non è stato ancora mai scritto nella storia, ma non pare che preveda un lieto fine.
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