Cultura & Società

Fondo ambiente italiano: tornano le Giornate Fai d’autunno

Domani e domenica tornano, per la dodicesima edizione, le Giornate FAI d’Autunno, l’evento di piazza dedicato ogni anno al patrimonio culturale e paesaggistico del nostro Paese.

Torrita di Siena ©Comune di Torrita

Domani e domenica tornano, per la dodicesima edizione, le Giornate FAI d’Autunno, l’evento di piazza che il FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano ETS dedica ogni anno al patrimonio culturale e paesaggistico del nostro Paese. Durante il fine settimana – animato e promosso dai Gruppi FAI Giovani, assieme a tutti i volontari della Rete Territoriale della Fondazione – saranno proposte speciali visite a contributo libero in 700 luoghi straordinari in oltre 350 città d’Italia, spesso inaccessibili o semplicemente insoliti, originali, curiosi, poco conosciuti e valorizzati (elenco dei luoghi aperti e modalità di partecipazione su www.giornatefai.it).

Per due giorni 700 luoghi in Italia saranno come “classi” a cielo aperto, in cui tornare ad imparare, e in cui ad insegnare saranno gli studenti, nella consueta veste di Apprendisti Ciceroni.

Settecento proposte in oltre 350 città d’Italia, in tutte le regioni. Settecento meraviglie da scoprire che raccontano, ognuna a suo modo, l’Italia. Oltre ai luoghi del sapere, sarà possibile visitare palazzi storici, ville, chiese, castelli, ma anche esempi di archeologia industriale, laboratori artigiani e siti produttivi, ricchi di storia e curiosità. E ancora musei, collezioni d’arte, aree archeologiche, biblioteche. Saranno in programma, inoltre, itinerari nei borghi e percorsi in aree naturalistiche, parchi urbani, orti botanici e giardini storici. Insomma: archeologia e architettura, arte e artigianato, tradizione e memoria, antico e moderno, città e campagna. Tutto questo è il patrimonio culturale dell’Italia, il “nostro patrimonio”, che il FAI svela al pubblico in due giorni di festa, di divertimento, ma anche di apprendimento. A chi desideri partecipare verrà suggerito un contributo libero, che andrà a sostegno della missione e dell’attività del FAI.

Le Giornate FAI d’Autunno sono l’evento principale della grande campagna nazionale di sensibilizzazione e raccolta fondi “Ottobre del FAI”, promossa dalla Fondazione a sostegno del patrimonio culturale e ambientale del nostro Paese. A partire dal 2023, infatti, ottobre sarà per il FAI e i suoi iscritti “il mese del patrimonio”. Che è di tutti, e verso cui tutti hanno una responsabilità. Non a caso, lo slogan di Ottobre del FAI è “FAI la tua parte”: perché il destino dell’Italia è nelle nostre mani, e tutti possiamo esserne protagonisti.

Durante le Giornate FAI d’Autunno tutti gli iscritti al FAI potranno beneficiare degli accessi prioritari in ogni luogo aperto, di aperture e visite straordinarie in molte città e altre opportunità e iniziative speciali.

In occasione di Ottobre del FAI, a chi si iscriverà per la prima volta al FAI – sia online che presso i luoghi aperti – sarà dedicata una agevolazione di 10€ in meno su ogni tipologia di quota.

Ecco alcune delle aperture più interessanti in TOSCANA:

FIRENZE

Palazzo Capponi, Comitato C.R.I. Firenze

Da oltre un secolo la C.R.I. fiorentina ha sede Oltrarno, nel quattrocentesco Palazzo Capponi, in Borgo San Frediano. Il primo nucleo fu eretto per volontà di Bartolomeo Capponi (1408 – 1487), mentre seguirono nei secoli successivi ristrutturazioni e ampliamenti. I Capponi acquisirono anche l’edificio adiacente, oggi sede del Comando Interregionale dell’Italia Centro Settentrionale della Guardia di Finanza (anch’esso aperto per le Giornate FAI d’Autunno), e il palazzo rimase di proprietà della famiglia fino all’Ottocento, quando fu acquistato da Giovanni Pucci, camerlengo del Comune di Firenze, e passò, dopo la morte del di lui figlio Luigi, al genero Winckler. Nel 1919 fu venduto al principe Raffaello Torrigiani di Scilla in qualità di presidente del Comitato Regionale della Croce Rossa Italiana. Il cortile interno presenta su tre lati un elegante porticato, sostenuto da snelle colonne terminanti in capitelli compositi, su cui affaccia un aereo loggiato sovrastato da una trabeazione lignea. Gli ambienti del piano nobile rivelano un soffitto popolato da figure leggere e grottesche, tra cui il piccolo “Tesoretto”, stanza ovale degli armadi, decorato da zoccolo a soffitto e mai visto, con armadi a scomparsa, che sarà possibile visitare in occasione delle Giornate FAI. Si conserva qui anche la Raccolta Museale della C.R.I. al femminile, di stampo prevalentemente didattico e conservativo: espone materiali in uso nel secolo scorso, utili per capire il contesto e i mezzi con cui si operava nelle emergenze sanitarie, insieme gli attuali strumenti di intervento e a materiali riguardanti importanti figure femminili della storia della C.R.I.

L’apertura avviene in collaborazione con la Croce Rossa Italiana, nell’ambito di un accordo quadro con il FAI.

Villa Kraft, Comitato Regionale C.R.I.

Attuale sede del Comitato Regionale Toscana e del Centro di Mobilitazione Tosco Emiliano della Croce Rossa Italiana, Villa Kraft è un mirabile esempio di architettura residenziale ottocentesca in stile neo cinquecentesco, costruita sulla collina di Careggicon un suggestivo affaccio panoramico. Luogo di soggiorno estivo di nobili famiglie e, dagli anni ’30 del Novecento, sede ideale per edificare dispensari per la cura della tubercolosi grazie alla salubrità dell’area, alla ricchezza dei boschi e alla lontananza dalla città, la residenza dopo numerosi passaggi di proprietà fu venduta nel 1920 a Gerardo Kraft, noto imprenditore alberghiero di origine svizzera, che ne fece l’abitazione di campagna. La Croce Rossa Italiana acquistò l’immobile nel 1946 per destinarlo a centro di prevenzione e recupero per le malattie polmonari, in particolare dei bambini affetti da tubercolosi ossea, e nel 1996 vi istituì la sede del Comitato Regionale della Toscana. Il pubblico delle Giornate FAI avrà accesso, tra i vari ambienti, anche alla sala operativa, una stanza a disposizione delle infermiere con alcune locandine e bozzetti storici, oltre ad alcune sale di rappresentanza al primo piano. La visita proseguirà con una passeggiata esterna che offre un’insolita visione panoramica di Firenze e si concluderà nella sezione del complesso ospedaliero riservata al Centro di Mobilitazione Tosco Emiliano, corpo militare volontario, che conserva una raccolta di uniformi, fotografie, quadri, teche con copricapi, stoviglie ospedaliere, set da viaggio (anche porcellane Ginori), uniformi, materiali relativi alla Prima guerra mondiale e manifesti divulgativi sulle pratiche mediche del quotidiano. Un focusè dedicato all’arruolamento di donne come dottoresse e farmaciste oltre che come infermiere, tra le quali figura Maria Montessori.

L’apertura avviene in collaborazione con la Croce Rossa Italiana, nell’ambito di un accordo quadro con il FAI.

PRATO

ITS “Tullio Buzzi”

Nato nel 1886 come Regia Scuola per le Industrie Tessili e Tintorie, l’ITS “Tullio Buzzi” di Prato conserva ancora oggi nei laboratori macchine dell’epoca come un telaio o la carda per stracciare le stoffe, vecchie bilance e alambicchi per i colori delle tintorie. Intitolata nel 1927 al primo direttore nonché docente della scuola Tullio Buzzi, divenne una sede all’avanguardia per quantità e qualità di spazi e impianti, tali da permettere persino l’istallazione al proprio interno di un “Museo della Filatura Cardata”. L’edificio, in cemento armato e laterizi, si sviluppa per 12.000 mq in quattro corpi principali, ripartiti in vari nuclei, razionalmente organizzati secondo le diverse destinazioni: direzione e amministrazione, biblioteca, insegnamenti teorici e pratici, educazione fisica, centro analisi, settore igienico sanitario, area espositiva museale. Gli studenti qui imparano le moderne tecniche di tessitura, meccanica, chimica, automazione, energia e informatica con lo sguardo rivolto anche ai loro aspetti storici (accanto al banco nelle aule si può trovare anche il telaio ottocentesco). L’apertura straordinaria durante le Giornate FAI permetterà non solo di visitare spazi solitamente non accessibili, ma condurrà i visitatori in un percorso atto a mettere in luce gli aspetti storici e sociali dell’Istituto, così ben calato nel contesto cittadino e le ragioni del suo forte legame con il mondo dell’industria: la scuola è infatti nota per aver formato la gran parte dei tecnici e imprenditori di Prato che hanno determinato il boom del distretto tessile e che continuano tuttora, in periodi assai meno facili, a tenere il timone di tante aziende.

Palazzo Vaj – Monash University Prato Center

Tra i palazzi più prestigiosi della città, centro della vita commerciale, culturale e professionale, Palazzo Vaj sede dal 2001 è sede dell’unica sede europea dell’università australiana conosciuta come Monash University. Dimora gentilizia della famiglia Vaj dal XVIII secolo con giardino all’inglese (divenuto in tempi recenti un parcheggio e ora ripristinato ad area verde), è circondato da muri adornati da statue in pietra, tra le quali spiccano due leoni e una riproduzione del David di Michelangelo, tuttora conservate all’interno del Palazzo. L’edificio fu poi allargato con acquisizioni successive, tra cui l’Oratorio di San Giorgio (con pitture di Luigi Catani). Il piano nobile fu locato per decenni all’antica Società dei Misoduli – il più illustre circolo di Prato – e completamente rivisitato dall’architetto Gamberini nel 1953 con arredi di design. Il riordino funzionale del secondo piano ha permesso la nascita nel 2010 del “Palazzo delle Professioni”, aggregazione di otto ordini professionali operanti nel territorio pratese. Solitamente chiuso al pubblico, in occasione delle giornate del FAI si potrà visitare il piano nobile con il salone Grollo, la Sala Veneziana, la Sala Giochi, la Sala degli Specchi, oltre alla terrazza panoramica prospiciente via Garibaldi e via Pugliesi. Sarà inoltre aperto al pubblico il giardino rinascimentale, riportato al suo antico splendore dall’architetto paesaggista Paul Bangay grazie al contributo di Monash University e della stilista italo-australiana Carla Zampatti. Degno di nota fu il ritrovamento, nel 1967, di una serie di graffiti del 1400 raffiguranti favole e scene di vita cortese tipiche del periodo giocoso rinascimentale, ora custoditi all’interno del museo di pittura murale nel complesso del Convento di San Domenico.

BORGO SAN LORENZO

Villa Pecori Giraldi – Chini Museo

Sin dal Settecento di proprietà della famiglia Giraldi, la villa fu donata nel 1978 al Comune, e dal 1999 a oggi è sede del Chini Museo, dedicato alla celebre famiglia di ceramisti e decoratori di Borgo San Lorenzo, che ai primi dell’Ottocento diedero avvio a un’importante manifattura distintasi fino al secolo successivo nell’artigianato artistico a livello internazionale. Circondata da un ampio parco di alberi secolari, la villa si sviluppa su due piani e presenta una sobria facciata di gusto rinascimentale sormontata da una robusta torre merlata, restaurata nel 1902. La decorazione interna ebbe inizio nella seconda metà dell’Ottocento e si contraddistingue per un forte recupero della cultura medievale, caratterizzato dalla presenza di importanti inserti pittorici costituiti da stemmi e imprese araldiche di uomini, ma soprattutto donne, imparentate nel corso dei secoli con le famiglie Giraldi e Pecori. Furono qui attivi diversi membri della famiglia Chini, da Leto a Galileo (1873-1956), tra i principali esponenti del Liberty italiano. Al nonno di Galileo e allo zio Pio sono da attribuire i decori vegetali e le grottesche degli ambienti al piano terra risalenti al 1854, a Leto Chini molti stemmi di ispirazione medievale, a Galileo il bellissimo San Giorgio che uccide il drago, a Tito Chini, figlio del cugino di Galileo, i dipinti eseguiti in occasione del restauro che si rese necessario dopo il terremoto del 1919, il caminetto piccolo e la decorazione di alcuni ambienti, quali il vestibolo e il soffitto della scala elicoidale. La villa ospita inoltre al piano terra il Chini Contemporary, una sezione dedicata all’arte contemporanea.

PONTE BUGGIANESE (PT)

Affreschi di Pietro Annigoni

Ponte Buggianese è un borgo sorto in epoca moderna lungo il torrente Pescia. Principale monumento cittadino è la chiesa di San Michele Arcangelo (conosciuta anche come Santuario della Madonna del Buon Consiglio per la presenza di un’immagine miracolosa, ancora oggi venerata), nella piazza centrale del paese. La chiesa, costruita nei primi decenni del Cinquecento, era in origine un piccolo oratorio dedicato a san Giuseppe; nel 1628 l’edificio venne ampliato, cambiandone l’orientamento della facciata da sud a ovest (com’è tuttora) e riordinando l’interno con tre navate. Ulteriori modifiche si ebbero nella seconda metà dell’Ottocento, che hanno attribuito alla chiesa l’aspetto attuale. A seguito della rimozione del vecchio organo nel 1959, si affidò nel 1967 a Pietro Annigoni (1910-1988), affermatosi come ritrattista di fama mondiale, la decorazione della controfacciata. Realizzò qui un ciclo di affreschi, dal forte immaginario espressivo, dedicato alla Passione di Cristo che fu portato a compimento solo nel 1984 con l’aiuto di suoi allievi, tra cui Romano Stefanelli e Silvestro Pistolesi In esclusiva per gli iscritti FAI sarà accessibile anche la sacrestia, generalmente non fruibile, in cui si potranno ammirare le sinopie preparatorie degli affreschi di Annigoni.

CASTIGLION FIORENTINO (AR)           
In occasione delle Giornate FAI di Autunno 2023, la Delegazione FAI di Arezzo e Provincia propone un percorso inedito a Castiglion Fiorentino, uno dei borghi più importanti della Valdichiana, esempio di gestione secolare virtuosa delle valli che lo circondano. Per analizzare la storia del territorio, i visitatori percorreranno un itinerario che comprenderà Piazza del Comune, Piazza della Collegiata, il Museo della Pieve di S. Giuliano, la Chiesa e parte dell’ex monastero di S. Chiara e infine Piazza S. Francesco. Tra le bellezze da ammirare, nell’anno in cui ricorrono i 500 anni dalla morte di Luca Signorelli, merita una menzione l’opera Compianto sul Cristo Morto, situata nella Cappella del Sacramento del Museo della Pieve di San Giuliano, databile ai primi anni del Cinquecento. Inoltre, in Piazza S. Francesco i partecipanti potranno visitare in esclusiva un appartamento di proprietà privata, una stanza dipinta con soggetti risorgimentali, unica nel suo genere a Castiglion Fiorentino. A guidare il pubblico nel percorso saranno delle guide d’eccezione: gli studenti dell’Istituto Superiore “Giovanni da Castiglione”, appositamente formati per il ruolo di “Apprendisti Ciceroni” dei beni storico-artistici e paesaggistici della città e della sua campagna. In aggiunta, domenica 15 ottobre alle ore 11 si svolgerà una camminata lungo il percorso degli antichi mulini e degli Ulivi/Val di Chio, a partire dalla Chiesa dei Cappuccini.

SCARLINO (GR)   
Terra rossa e la sua Pirite   
Lungo il litorale di Scarlino, all’inizio del sentiero panoramico che conduce alle bellissime Cala Martina e Cala Violina, sorge un luogo magico: Terra Rossa, un angolo di paradiso con una vista emozionante che dalle sue colonne di pietra e mattoni si perde fino all’Isola d’Elba. Qui, verso la fine dell’Ottocento fu rinvenuto un giacimento di pirite tra i più grandi in Europa, nelle colline a sud di Gavorrano. Questo minerale, basilare per l’industria chimica, era molto ricercato e quindi la neonata impresa dedita alla sua estrazione crebbe in poco tempo, con un importante afflusso di minatori e operai in Maremma. L’industria metallifera rappresentò una delle più grandi risorse del XX secolo per la popolazione locale di Terra Rossa e del circostante territorio delle Colline Metallifere. Era il 1909 quando fu creata una linea di trasporto per condurre la pirite verso la stazione ferroviaria di Scarlino Scalo. Il primo carico della teleferica partì due anni dopo. Divenendo Scarlino di lì a poco uno dei maggiori capolinea minerari d’Europa, il mezzo ferroviario non fu più sufficiente, fu opportuno ricorrere alle navi. Accadde così che il terminal minerario nella lingua di terra chiamata Terra Rossa svolse un ruolo cruciale, aprendo verso acque sufficientemente profonde che permettevano l’attracco a un pilone di cemento vicino alla riva.

LUCCA
Gipsoteca Passaglia

Conservata dal 1861 nell’ex Istituto d’Arte del centro storico di Lucca, oggi Liceo Artistico Musicale Passaglia, la Gipsoteca Passaglia nacque nel 1806 per volere di Elisa Bonaparte. Ospita più di 500 gessi tra gruppi, statue, bassorilievi, ornati, anatomie e dettagli di vario genere documentati da un archivio storico, parte integrante del bene. Da sempre la storia della gipsoteca si intreccia con quella della scuola d’arte: l’inizio della raccolta risale al 1640, anno di fondazione della Scuola di Disegno e Pittura di Pietro Paolini. Nel Settecento la scuola divenne Accademia Lucchese di pittura e disegno poi Istituto d’Arte dopo l’Unità d’Italia. Dal 1999 è stato avviato un processo di risistemazione, restauro e promozione della Gipsoteca sotto la guida della Soprintendenza e nel 2003 venne allestita la Sala “Matteo Civitali”. La maggior parte dei calchi conservati nella gipsoteca sono tratti da opere classiche e rinascimentali. Poche le riproduzioni di ambito medievale. Per finalità didattiche e di prestigio al primo nucleo seicentesco si sono aggiunti altri gessi nel corso dei secoli, tutti realizzati dai migliori formatori locali e nazionali. Dal 1745 al 1807 la collezione è incrementata dalla raccolta dell’antiquario Cristoforo Martini costituita da 175 pezzi molti dei quali tratti direttamente dagli originali e dal rilevante numero di gessi fatti arrivare da Parigi da Elisa Bonaparte Baciocchi, tra cui il Gruppo del Laocoonte. Verso la metà del XIX secolo la gipsoteca si è arricchita di opere del primo rinascimento lucchese. Tra i calchi esposti si ricorda la copia del sarcofago di Ilaria del Carretto di Jacopo della Quercia e il modello di un battente di una delle porte bronzee della facciata della Cattedrale di Santa Maria del Fiore a Firenze, opera di Augusto Passaglia (1837 – 1918). In occasione delle Giornate FAI, un’esibizione musicale e una dimostrazione tecnica della formatura arricchiranno la visita.

TORRITA DI SIENA (SI)  
Il borgo medievale di Torrita di Siena        
Immerso nelle campagne del sud della provincia di Siena, il borgo è ben riconoscibile per il suo giro medievale di mura, e mantiene al suo interno numerose testimonianze del suo passato nella piazza principale come nelle molte piccole chiese. Attestato per la prima volta nel 1037, dal XIII secolo il Comune passò sotto l’influenza di Siena, come baluardo strategico contro la vicina Montepulciano. Un tentativo di ribellione, guidato da Tacco dei Pecorari e dal figlio Ghino, il famoso brigante Ghino di Tacco di dantesca memoria, fu stroncato nel 1285, portando alla distruzione delle mura e degli edifici della città. Nel 1527 Siena inviò il suo architetto Baldassarre Peruzzi per ispezionare le fortificazioni ed elaborare una ristrutturazione delle difese della città in parte ancora oggi visibile. Racchiusa dalle sue mura, più volte ricostruite nel corso dei secoli, Torrita presenta un tessuto urbano particolarmente conservato. L’atmosfera del paese, in cui si nota la cura e l’attenzione degli abitanti, è senza tempo. Molte sono le emergenze architettoniche e artistiche presenti: dalla chiesa delle SS. Flora e Lucilla, alla Cappella della Madonna delle Nevi, al Teatro comunale degli Oscuri, alle belle porta a Gavina e porta a Pago. Per l’occasione, il Comune invita i visitatori a un inedito percorso all’interno di un rifugio della Seconda Guerra Mondiale, restaurato e destinato a diventare museo, e in un avveniristico orto verticale.

MASSA
Rifugio antiaereo della Martana    

Strutture adibite alla protezione della popolazione civile e del personale militare da bombardamenti aerei nemici, in Italia i rifugi antiaerei si sono sviluppati principalmente durante la seconda guerra mondiale, quando i bombardamenti strategici sulle città avvenivano quotidianamente. Vennero creati maggiormente nei sotterranei dei palazzi ed erano indicati all’esterno da una R. Il Rifugio antiaereo della Martana, situato nel centro storico della città di Massa, è il più grande ricovero antiaereo costruito nella provincia, capace di ospitare migliaia di persone. Venne realizzato in circa un anno di lavoro tra il 1942 e il 1943 da minatori veneti provenienti da Belluno. Dopo l’ordine di sfollamento della città emanato a settembre 1944 dal comando militare tedesco, il rifugio fu occupato dalle truppe naziste che vi installarono cucine da campo, acquartierandovi i propri soldati impegnati nel presidio della Linea Gotica. Dopo la fine della guerra il rifugio rimase chiuso per sessant’anni per essere recuperato solo nel 2006. Ripercorrere le fredde e spettrali gallerie del Rifugio Antiaereo della Martana è un’opportunità unica per comprendere lo stato d’animo in cui viveva la popolazione durante gli allarmi aerei; le fotografie e le video interviste proiettati all’inizio della visita raccontano l’esperienza della guerra da chi veramente l’ha sperimentata sulla propria pelle.

Elenco completo dei luoghi visitabili in TOSCANA e modalità di partecipazione su:

https://fondoambiente.it/il-fai/grandi-campagne/giornate-fai-autunno/i-luoghi-aperti/?regione=TOSCANA