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FONDIARIA SAI: PROCURA FIRENZE CHIEDE RINVIO A GIUDIZIO PER LIGRESTI

(ASCA) – La Procura di Firenze ha chiesto il rinvio a giudizio per il presidente onorario di Fondiaria Sai Salvatore Ligresti e per altre 11 persone (tra cui i due ex assessori comunali del Pd Gianni Biagi e Graziano Cioni) e per 3 società (tra cui la stessa compagnia di assicurazioni) nell’ambito dell’inchiesta sulla trasformazione urbanistica dell’area di Castello a Firenze. è quanto si apprende da fonti giudiziarie. Ligresti è accusato dai pm fiorentini Giuseppina Mione, Giulio Monferini e Gianni Tei di concorso in corruzione. Stessa ipotesi di reato per Biagi e Cioni, assessori (rispettivamente all’urbanistica e alle politiche socio-sanitarie) della precedente giunta comunale di Palazzo Vecchio. La richiesta di rinvio a giudizio, secondo quanto si apprende, riguarderebbe anche, tra gli altri, l’architetto Marco Casamonti e Fausto Rapisarda, considerato il ‘braccio destro’ di Ligresti. Sulla richiesta della Procura fiorentina si dovrà adesso pronunciare il Gip. L’area di Castello, di proprietà di Fondiaria-Sai, si estende su circa 170 ettari alla periferia nord di Firenze ed è sotto sequestro dal 18 novembre 2008. Secondo quanto affermato nel capo di imputazione redatto dalla Procura di Firenze al momento della chiusura delle indagini, lo scorso luglio, l’assessore all’urbanistica Biagi “compiva atti contrari ai propri doveri di ufficio attivandosi per assicurare ingiusti profitti al c.d. Consorzio Castello (facente parte del gruppo Ligresti”, e questo “in cambio della promessa” di “utilità economiche e non economiche” che “facevano i privati corruttori”, tra cui Rapisarda, che avrebbe agito, a detta dei Pm, “in proprio e anche per conto di Ligresti Salvatore”. Dunque, per l’accusa, Biagi avrebbe operato “avvantaggiando il gruppo Ligresti che di fatto si poteva avvalere della collaborazione dell’assessore” per “la risoluzione, sia in via formale che informale, di ogni problematica” che riguardava l’esecuzione dell’intervento privato previsto dalla convenzione di Castello, firmata tra Fondiaria-Sai e Comune nel 2005. L’ex assessore Cioni (conosciuto come ‘lo sceriffo’ per alcune iniziative, come l’ordinanza contro i lavavetri), secondo la Procura, avrebbe ottenuto “utilità economiche e non economiche sia per sé che per terzi” quale “corrispettivo” di una “condotta di ‘messa a disposizioné“. Proprio ascoltando una conversazione telefonica di Casamonti nell’ambito dell’inchiesta di Castello, la Procura di Firenze aveva poi preso lo spunto per avviare l’indagine sugli appalti nei grandi eventi, che però non vede coinvolti gli stessi soggetti.