Lettere in redazione

Follini, Casini e il disagio dell’elettore

Sono un sacerdote, figlio fedele della Chiesa. So per certo che la politica, come il resto, è ben meschina cosa nella classifica dei valori. Il Signore dice: «cercate, con tutte le forze, il regno di Dio; il resto, ne verrà di conseguenza». Guardo pertanto alla politica solo come strumento che, con leggi, idealità e testimonianze, può aiutare gli uomini nel loro cercare. E sono consapevole che la bontà della politica è direttamente proporzionale (non c’entra il maggioritario…) allo spessore della Fede sulla quale ha voluto poggiare. L’angoscia di cui dicevo dipende dal pensiero di andare, fra poco, a votare: prendere la scheda elettorale, breve sosta in cabina e riconsegna della medesima scheda, intonsa. Perché? Sono simpatizzante di un partito di ispirazione cristiana, anzi, dell’unico partito che, anche nel nome, si fregia di tale identità.

Mi dicono, per la verità, esserci altri partiti cristiani ai loro primi vagiti. Però, è successo che lo stimato e coerente leader di quel partito è stato invitato a farsi da parte. Perché? È in arrivo ben altro calibro. Fervono i preparativi, è cominciata l’attesa. E, come nella parabola, con la schiera delle vergini sagge ancor più assottigliata, nella notte si leverà un grido: «Ecco lo sposo!». Però, però… senza la sposa. Con quel che segue. Mi creda, per me e per tant’altri, questo è inaccettabile. Senza la mannaia del giudizio ma con il garbo della non opportunità. Quando un confratello sacerdote scivola in una fragilità di vita, con umiltà chiede scusa, domanda che continui l’amicizia e la preghiera e si tira da parte. A proposito del nostro caso, non chiedo che si gridi al «non licet». Lo gridò Giovanni Battista con Erode ed Erodiade e si ritrovò con la testa mozzata. Ma ci sarà certamente qualche amico che, magari mentre gli offre il caffè, gli dice; guarda, «non exspedit», «non è il caso».don Romano Faldi/b> Parlare di «angoscia» mi sembra, caro don Romano, eccessivo, eppure un certo disagio c’è ed emerge chiaramente da una ricerca dell’Istituto Cattaneo di Bologna su «Cittadini e comunicazione politica», realizzata nel settembre 2005.Il 34% dichiara che «votare non serve a cambiare nulla»; il 74,6% pensa che la troppa conflittualità allontani i cittadini dalla partecipazione; il 41% ritiene gli attuali governanti «meno capaci di quelli degli anni ’80». Il 48,2% però dichiara che «prova soddisfazione quando si reca alle urne» e che quindi ad aprile 2006 si recherà a votare, data l’importanza che queste elezioni politiche assumono.Ma un cristiano come deve orientarsi nell’attuale situazione? È questo, mi sembra, il fulcro della sua lettera. Credo che dobbiamo prendere atto che oggi in quasi tutti i partiti i cristiani sono presenti, anche se l’abolizione del voto di preferenza impedisce di fatto un convergere esplicito su di essi. Vi sono poi all’interno delle due coalizioni dei raggruppamenti che si richiamano per la loro storia alla visione cristiana dell’uomo e della società.L’Udc è certamente uno di questi e con la segreteria di Marco Follini ha saputo assumere posizioni che lo hanno fatto apprezzare da quegli elettori cattolici che non si riconoscono in molte posizioni della Casa della Libertà. È stato un tentativo coraggioso di smarcarsi dalla ferrea legge delle appartenenze e di acquisire quell’autonomia di valutazione e di comportamento che sarebbe auspicabile nei cattolici, ovunque collocati.Nell’Udc è però prevalso la volontà di non rompere con la colazione di appartenenza: di qui le dimissioni di Follini e il ritorno – per ora non con responsabilità diretta – di Pierferdinando Casini.Tutto finito quindi? È difficile dirlo, infatti molti commentatori parlano di un quadro politico in movimento che, dopo le elezioni, potrebbe determinare lo scomporsi di tutte le attuali alleanze, che sono del resto, per aspetti anche importanti, disomogenee.Riguardo alla posizione familiare del Presidente della Camera convengo che è auspicabile che chi ricopre incarichi pubblici, soprattutto se dichiaratamente cattolico, sia esemplare anche in questo campo, come lo fu, ad esempio, Alcide De Gasperi. Credo però sia difficile giudicare i singoli casi che spesso hanno motivazioni complesse e anche dolorose.