Italia

Firenze, vince Renzi. Al liceo era già «il sindaco»

di Riccardo Bigi

Il primo giorno di Matteo Renzi sindaco di Firenze è iniziato con la preghiera sulla tomba di Giorgio La Pira: è arrivato alle 7,30 insieme alla moglie Agnese nella basilica di San Marco e, dopo la Messa, ha chiesto ai padri Domenicani di poter raggiungere la tomba del «sindaco santo» (attualmente inaccessibile per i lavori in corso nella chiesa).

Sull’identità di cattolico del nuovo sindaco non sono mancate in questi giorni le ironie: «Don Matteo ha preso i voti» titolava, dopo il ballottaggio, un quotidiano fiorentino. Lui difende la scelta: «Alla figura di La Pira ho dedicato la tesi di laurea, e in questi giorni sono andato a rileggermi alcuni passaggi dei suoi discorsi». A proposito dei trascorsi scolastici di Renzi, emergono anche altri aneddoti: qualcuno ad esempio ricorda che al liceo «Dante» si faceva eleggere rappresentante di tutto, dalla classe all’istituto, e i compagni lo chiamavamo già, profetici, «il sindaco»… I numeri parlano di una vittoria abbastanza netta: 60 a 40, più o meno. Un risultato che premia la decisione di non aver fatto «accordicchi» e che gli consegna una maggioranza coesa: 22 consiglieri vengono dalla lista del Pd, altri 4 dalle sue liste civiche, a cui si aggiungono uno dell’Italia dei Valori e uno della Sinistra per Firenze. È, almeno dal Dopoguerra, il più giovane sindaco di Firenze: batte di pochi mesi Mario Fabiani, che come lui aveva 34 anni quando fu eletto nel 1946.

Tra le sue promesse c’è proprio quella di una giunta giovane: «Facce nuove in Palazzo Vecchio» è lo slogan su cui ha puntato tutta la campagna elettorale. Prima di tutto, dice, si dedicherà ai «cento punti» da affrontare nei primi cento giorni: dalla pulizia delle strade agli asili nido, dalla decisione sul nuovo Stadio all’apertura serale delle biblioteche. «Vi stupirò – dice sorridendo ai giornalisti – e li realizzerò tutti». Di sicuro ci mette l’entusiasmo di chi ha la percezione del ruolo che gli spetta: «Fare il Sindaco di Firenze è il mestiere più bello del mondo. Significa occuparsi delle buche nelle strade ma anche delle grandi questioni internazionali perché Firenze ha un ruolo a livello mondiale».

Sullo sfondo restano i problemi urbanistici che dividono la città: la tramvia, il tunnel ferroviario dell’alta velocità, la nuova pista dell’aeroporto. «Le cose vanno fatte – afferma – ma fatte bene: voglio vedere i progetti, studiare, fare i calcoli, e poi decidere. I cantieri fermi non mi sono mai piaciuti». A chi gli chiede quale ruolo vuole giocare nel Partito Democratico dice: «Il miglior apporto che posso dare è fare bene il sindaco. Calcisticamente direi che nel Pd in questo momento non posso fare nè il fantasista nè il centravanti, cercherò solo di essere un buon terzino».

Dall’altra parte, l’ex portiere Giovanni Galli prenota la sua sedia in Consiglio comunale dove assicura di voler fare opposizione seria e costruttiva. «Alla fine – dice – i fiorentini hanno scelto la continuità con l’amministrazione Domenici, hanno preferito il partito a un progetto vero. Ma continuerò a lavorare per il bene della città, portando in Consiglio le mie idee e le mie proposte».

Anche Mario Razzanelli, che con la sua lista civica ha appoggiato Galli al ballottaggio, assicura battaglia dura sui temi urbanistici, cercando punti di contatto con le altre liste civiche (da quella di Valdo Spini a quella di Ornella De Zordo). Per l’Udc fiorentina invece (rimasta fuori da Palazzo Vecchio) si apre un momento di riflessione.